Parafrasando un vecchio detto si potrebbe dire: “Al cittadino non far sapere cosa vogliono fare gli australiani nelle miniere”. Infatti tutto tace. Per la verità l’azienda, Energia Minerals, fa frequenti comunicati in inglese per tenere informati i suoi azionisti ed ha tenuto anche delle assemblee pubbliche, ma da parte delle autorità locali e regionali tutto tace o quasi. Anche su l’ultimo numero trimestrale del trimestrale “In Val del Riso” (luglio 2017), nella parte riservata alle notizie e comunicati delle amministrazioni comunali, non appare una riga sull’argomento, mentre si dà notizia della revisione del piano provinciale cave, precisando che si sta predisponendo la “documentazione per la richiesta di inserimento di un’area comunale, in località Costa Jels, quale ambito territoriale di estrazione del marmo nero di Gorno”. Un’idea velleitaria fuori tempo e fuori luogo. Invece di Gorno Zinc Project neppure una parola, seppure si tratti di un’iniziativa concreta già in atto che prevede l’occupazione di duecento e più dipendenti. Tranne qualche sparata nei bar, spacconate da bulli che servono solo a complicare le cose, non è stata fatto nulla per informare e coinvolgere gli abitanti.
Non solo, non è stata neppure concordata alcuna strategia comune. Oltre il Colle auspica la laveria più in alto possibile; Oneta pare curi solo la salvaguardia della centrale sotterranea, sorta in barba alle leggi ed impiccio per la miniera; Gorno sembra non abbia ancora deciso cosa farne della vecchia laveria, zona dove dovrebbe sorgere quella nuova. Intanto l’azienda australiana ha concluso i lavori di ampliamento della discenderia Forcella e dei carotaggi delle colonne Zorzone e Fontanone sotto il Menna (comunicato del 26 giugno scorso dell’Energia Minerals…
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