(p.b.) Questa è una storia che comincia nel giugno del 2009 quando viene firmato un accordo di programma tra i Comuni di Valbondione e Vilminore di Scalve, il Parco delle Orobie Bergamasche e la Cooperativa Ski Mine. Prevedeva, nell’ambito di un ambizioso progetto denominato “Via del Ferro” di recuperare l’area dell’ex Forno Fusorio di Gavazzo. Che era stata acquistata dalla Cooperativa di Schilpario Ski Mine proprio per farne il punto di partenza di un percorso minerario che passando per Lizzola e le miniere della Manina (con la riapretura del “Ribasso Venezia”), doveva arrivare fino a Schilpario e alle miniere del Gaffione, già fruibili per i turisti con 1 km di percorso in “trenino” in galleria e poi un percorso a piedi all’interno per circa un’ora, con il supporto di guide specializzate.
Progetto ambizioso e costoso. Ma la Ski Mine era già stata messa alla prova nel recupero delle miniere di Schilpario (dove ogni anno arrivano in media 10 mila visitatori) e anche di recente ha avuto in gestione il parco minierario di Collio e Pezzaze in Val Trompia.
Quindi un progetto affidabile. Restiamo a Gavazzo, frazioncina del Comune di Valbondione, E saltiamo al 2012. Quando il Consiglio comunale, all’unanimità (e si sa che da quelle parti essere unanimi non è cosa da poco) delibera di acquistare tutto il comparto minerario di Gavazzo dalla Ski Mine per una cifra stimata da un tecnico per un importo di 450 mila euro. Nella delibera si stanziavano 30 mila euro da versare alla Ski Mine come “caparra”, in pratica un acconto. In effetti furono versati. Si prevedeva poi di intervenire su quell’area con un progetto di lavori per 2 milioni di euro. Dove li avrebbe presi il Comune? 1 milione secco sarebbe arrivato dal Parco delle Orobie, 800 mila euro dalla Regione e 200 mila a metà tra i due Comuni (Valbondione e Vilminore) come da accordo di programma del 2009….
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