IL PERSONAGGIO – Fabio Paravisi e i suoi “gialli” bergamaschi. “Tutto è cominciato a un semaforo, quando ho visto una lapide…” “L’impronta del male”, “Uno di troppo” e in arrivo “Sotto gli occhi di tutti”

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Giorno di riposo per Fabio Paravisi, giornalista al Corriere della Sera, fresco di consegna alla casa editrice del terzo ‘giallo storico’ ambientato in una Bergamo di un mucchio di anni fa. Fabio da appassionato lettore si è trasformato in un altrettanto appassionato scrittore e nelle pagine si respira storia, umorismo, adrenalina e sembra di respirare anche la polvere delle strade di quegli anni, gli umori e gli amori dei protagonisti, gli odori delle botteghe, del piscio delle pecore, del vento che sbatteva all’alba sul selciato. Tutto comincia qualche anno fa quando Fabio stava tornando da Albano dove era stato ucciso un cinese: “Ero in scooter, mi sono fermato al semaforo di Borgo Palazzo  – racconta Fabio – e mi è caduto l’occhio su una lapide, c’era scritto Monticelli Francesco fu Pietro”.

Comincia tutto lì, da quello sguardo giornalistico su una lapide che era lì da chissà quanto tempo: “Mi sono chiesto ‘ma chi è questo qui?’, la lapide sarà lì da almeno 150 anni, quando lì era tutta campagna, ora tutto intorno c’è il mondo, palazzi, distributori di benzina, negozi ma la lapide è ancora lì. E così ho cominciato, ho fatto una ricerca nei ritagli di tempo negli archivi parrocchiali e su vecchi giornali e ho ricostruito il delitto: era stato ucciso, e ho deciso di raccontare la storia dell’omicidio”. Comincia così a prendere forma “Le impronte del male – 7 febbraio 1869: delitto in Borgo Palazzo”:La storia dell’omicidio – continua Fabio – è vera e mi è sembrata un’occasione per raccontare la Bergamo dell’epoca, una Bergamo che anche chi vive Bergamo ora non conosce, mi sono basato anche su cartine asburgiche, ho scoperto per esempio che c’era un cimitero….

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