Piero Bonicelli
In famiglia lo chiamano “Luigino”. Luigi Ruffini è sulla soglia degli 80 anni. E ha un sogno che si sta realizzando, ma ne parliamo più avanti. È l’ultimo della nidiata di papà Francesco e Felicina Cadei (Lucio, Giovanni, Annamaria e appunto Luigino).
Ed è lo “storico” della famiglia. È lui che ha frugato negli archivi per scoprire che il primo dei Ruffini, Simone, dalla Val di Non, è arrivato a Lovere a mettere su bottega “perché Lovere era famosa in tutta l’alta Italia per la produzione di panni. Simone ha poi sposato Anna Farisoglio di Bienno e hanno avutoi due figlie, Maria, nata nel 1673 e Margherita nel 1670”. E a corredo Luigi ha l’albero genealogico e gli stemmi di famiglia a del cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo che partecipò al conclave che elesse Giovanni XXIII e la cui figura è stata al centro di opposte valutazioni sulla sua opera di contrasto alla Mafia.
Il piccolo Luigi frequenta le scuole elementari dalle Suore di Maria Bambina a Lovere, le scuole Medie (quelle prima della riforma, con il latino) al Convitto. “Fui bocciato in seconda. Era arrivata una professoressa che su 21 alunni ne bocciò 17. E questa bocciatura mi è rimasta in memoria come una grande ingiustizia”. Poi tutto si appiana e il curriculum scolastico fila via veloce. “A me sarebbe piaciuto andare all’Esperia di Bergamo, la chimica mi ha sempre appassionato, ma la distanza allora pesava nelle scelte, così ho fatto la ragioneria e l’ho passata con la media del nove”. Una vendetta postuma verso quella professoressa delle medie. Poi l’università alla Bocconi. “Mio fratello Giovanni l’aveva già frequentata fin dal ’58, io mi sono iscritto nel ’64. Mi sono laureato in Economia e Commercio con una tesi sulle Società per azioni italiane e francesi… Lo sai che le prime società per azioni sono nate in Olanda ma poi in Francia le ha portate Luigi XIV?”.
Ma mentre Luigi studiava il re Sole, lavorava per la famiglia. “Ho sempre avuto uno spirito commerciale, quando partivo per Milano portavo fritture di carne ai macellai milanesi, andavano a ruba”. Lo spirito commerciale di Luigi si pone al servizio della famiglia.
“Nel ’75 io, Lucio e Giovanni compriamo un terreno a Costa Volpino e facciamo costruire un condominio di cinque piani, seimila mq, zona centrale. Dopo qualche anno, ne vendiamo parte alla Banca popolare, 600 milioni e con questi acquistiamo la villa Gregorini per 470 milioni. Vendo la parte retrostante per 800 milioni, investiti tutti nella ristrutturazione della villa e la serra, altrimenti ce la espropriavano, come è successo con Villa Milesi. Nel frattempo, abbiamo sostenuto Giovanni nella sua vita politica, per quattro volte consigliere regionale e nel 1989 europarlamentare. Proprio per le spese elettorali di Giovanni avevamo venduto la serra alla Banca Comit per 600 milioni”.
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