Lucio Toninelli
“…ciao… ciao, Oriundo, ci vediamo presto!” – e chiudo la conversazione al cellulare.
“Eh, sì… Ho un caro amico che si chiama Oriundo…” – dico alla barista che mi guarda stranita, mentre mi versa il Montenegro.
“Oriundo? Ma che strano nome è?!” – “Potå… È il nipote di un emigrato in Australia, ritornato in valle dopo cinquant’anni. Si chiamava Gerundio, in verità. Nessuno sa il perché del nome… Ma lo chiamavano tutti Oriundo per via dell’emigrazione. Ora è morto. Quando gli nacque un nipote, suo figlio Obizio pensò bene di chiamarlo come il nonno. Ma non Gerundio, bensì Oriundo. Nonostante le proteste della moglie, del prete e del sindaco. Capito?”.
“Però suona bene, dai: Oriundo. Potrebbe essere anche un santo: Sant’Oriundo da Gandellino, per esempio. Suona davvero… forte, no?” – dice lei, divertita.
“O anche… da Ardesio”. – dico io – “Tanto, chiesa più, chiesa meno, qui… Ne ha così tante Ardesio che neanche Roma con le sue 900, lo batte, in …chiese procapite”.
“Lo vuoi il ghiaccio?” – “Sì, grazie”. Ormai il “tu” è gratuito e quando sei anziano ed è un giovane a dartelo, ti fa piacere.
“Sai quanti abitanti fa Ardesio?” le chiedo – “Circa 3000, credo”. – “Te lo dico io: 3300 con le sue frazioni. E lo sai quante chiese ha?” – “Non saprei… tante”. – “Te lo dico io: sedici. Una ogni 200 abitanti.” – “Ma dai…” – “Vuoi che te le conti? Allora… cominciamo col capoluogo… San Pietro Apostolo…” – “No, no fermati… ‘mur di Dio!”.
Gliele volevo snocciolare tutte, che sembrano le litanie Sanctorum, che non finiscono mai. San Giorgio, San Pietro Apostolo, Santa Caterina, Santa Lucia, Santa Maria Bambina… Ora pro nobis, ora pro nobis. Tutti i Santi: Orate pro nobis.
Ma la barista, forse di Gandellino, in servizio ad Ardesio, non ha voglia di sentire l’elenco delle chiese di Ardesio. Ognuno vuole invocare solo i propri di santi.
Eppure… è curioso, Ardesio: i prodigi sembra si siano dati appuntamento in questa valle rimasta per secoli – o forse millenni – isolata dal mondo e forse anche refrattaria al primo cristianesimo, ancora intrisa com’era delle sue credenze pagane, celtiche, liguri, venete… Vai a sapere. Pagani, insomma. Gente che credeva che i bambini nascano con la luna nuova e che la semina dell’orto debbano tener d’occhio la luna. Inconcepibile!
Entro in Ardesio, scavalcando il Serio a “Ponte Seghe”, e mi viene incontro quella meraviglia di chiesa di San Pietro col suo porticato che ha il ritmo pacifico della santità. Non so perché i porticati religiosi mi facciano questo effetto santificante! Prima o poi mi farò frate.
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