ALZANO – Elena e la seconda maturità da ultrasessantenne

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    (Dal numero del 7 giugno 2024) ”Un po’ complice il desiderio di continuare a imparare, un po’ l’idea di ributtarmi nel mondo della scuola, unita alla passione per la cucina e non ultimo il desiderio di staccare dalla realtà quotidiana mi hanno riportata dietro un banco.» È il 23 gennaio 2023. Il campanile della chiesa plebana di san Martino diffonde nel cielo cinque rintocchi uguali e uno più acuto. Il vento gelido punge il buio che ha già avvolto Nembro. Elena Monaci ha più di sessant’anni, da circa un mese ha raggiunto il traguardo della pensione e ha deciso di salire le scale che portano all’istituto alberghiero intitolato ad Alfredo Sonzogni. «Io sono già diplomata. Nonostante ciò lo scorso anno credo di aver avuto inconsciamente la necessità di continuare il “fine perlage” del conoscere e dell’apprendere qualcosa di nuovo.» Elena ha gli occhi scuri come i capelli sempre ordinati e ben pettinati. Dopo il diploma all’istituto magistrale del 1981 è assunta alla scuola media dei Padri Missionari Saveriani di Alzano Lombardo: «Mi occupavo della segreteria scolastica, della gestione delle iscrizioni alle varie feste chi si organizzavano durante l’anno scolastico e insegnavo educazione fisica alle ragazze.» Così passano sei anni «entusiasmanti e stimolanti» per il contatto con gli studenti, con gli insegnanti e soprattutto con la figura di Padre Enrico Di Nicolò: «Un uomo di chiesa ma soprattutto di cultura, che sapeva trasmettere le sue conoscenze e la sua passione per le materie letterarie e per la storia.» E poi i concorsi pubblici. Dopo alcuni tentativi falliti Elena entra nel settore dell’amministrazione nell’ambito della sanità locale: «Dal 1987 al gennaio 2023 ho lavorato qui.» Più di tre decenni in cui il mondo è cambiato e il sistema sanitario pubblico è stato in continua evoluzione. «Ho dovuto imparare ad adattarmi a continui cambiamenti e ruoli diversi. Un lavoro nuovo, anche se sempre accompagnato da un po’ di legittima preoccupazione di non riuscire, era assolutamente preferibile al ripetere tutti i giorni le stesse mansioni. Nel corso di questi anni ho sempre cercato nell’ambiente lavorativo un punto di riferimento dal quale possibilmente imparare e apprendere.» Trent’anni intensi e movimentati, che proprio verso il finale offrono drammaticamente il periodo di massimo sforzo e tensione: «La gestione della medicina territoriale durante la pandemia di covid è stata estremamente impegnativa sotto il punto di vista lavorativo, ma soprattutto emotivo.» Perciò quando arriva il 2023 e la meritata pensione Elena ha solo voglia di riposare, di lasciare scorrere via le scorie di questo tragico momento per godersi la tranquillità della quotidianità. Ma la vivacità intellettuale e la curiosità esuberante della donna nata nell’agosto del 1962 hanno ancora il sopravvento. Così Elena, con le sue borse abbinate, con le sue mani irrequiete sempre pronte a gesticolare e a sistemare gli occhiali tondeggianti, decide di tornare a scuola, al serale dell’alberghiero di Nembro, su consiglio dell’amica Monica Noris. «Mio marito Angelo, persona estremante democratica, mi ha appoggiato nella scelta. È stato importante anche se comunque io avrei intrapreso la mia strada a prescindere da lui. Mia mamma Maria invece vedendosi privare di un po’ delle nostre partite a scala quaranta non era entusiasta. Non vede l’ora che io finisca la scuola.» L’ex amministrativa dell’Ats Bergamo sorride scherzosa: «È un mondo capovolto: una volta i genitori erano contenti se i figli andavano a scuola.» Da quella fredda serata di fine gennaio 2023 è ormai passato un anno e mezzo. Un viaggio di quasi diciotto mesi in cui «ho incontrato molti altri viandanti di realtà diverse. È stato un pellegrinaggio impegnativo, a tratti faticoso, mai preso alla leggera, ma fantastico ed entusiasmante.» Spiega Elena con un sorriso soddisfatto sfumato di dolce nostalgia: «In questo pellegrinaggio del sapere, ho camminato a fianco soprattutto di poeti, scrittori, uomini che hanno lasciato una traccia indelebile, ognuno nei loro rispettivi campi. Spesso ero accompagnata dai miei professori, talvolta in gruppo con i miei compagni di classe, altre volte da sola, ma mai in solitudine. La storia mi accompagnava. Studiare ancora mi ha fatto capire che quello del conoscere e dello scoprire è un viaggio che posso continuare a percorrere ogni volta che voglio e ogni volta che desidero entrare in un’altra realtà senza tempo per staccarmi dalla quotidianità. Ho realizzato che è come possedere un biglietto per viaggiare illimitatamente e infinitamente nello spazio, nel tempo, in questa dimensione irreale ma abitata dai personaggi realmente vissuti e che hanno fatto la storia, l’arte, la pittura e la filosofia.» Così a quasi 62 anni, con il figlio Francesco

    ultra-trentenne, Elena è pronta ad affrontare la sua seconda maturità: «Sono un po’ tesa, ricordo di esserlo stata anche nel lontano 1981. Spero di fare bene, di far vedere tutto ciò che ho imparato in questo percorso scolastico e lavorativo. Vorrei che trasparisse la “liaison” tra le nozioni apprese e me stessa, ciò che ho imparato è diventato parte di me. Ma soprattutto spero di godermi fino in fondo questo momento finale.» Da luglio poi si apre il futuro, con la sua seconda giovinezza: «È difficile dire quali siano i miei sogni. Sicuramente a livello lavorativo ho già dato, perciò è un capitolo chiuso. Forse dopo tanti anni di vita organizzata, passata a timbrare giorno dopo giorno, mi voglio concedere il lusso anche di vivere un po’ alla giornata, sapendo già che non starò a fianco della signora ‘noia’. Mi piacerebbe sicuramente entrare in qualche gruppo di lettura. La sete e la dipendenza di conoscere restano. Vorrei viaggiare ma anche semplicemente nel nostro stivale che detiene un patrimonio storico e artistico da scoprire con calma. Ho un piccolo sogno nel cassetto. Diventare la compagna dei ‘Les trois Mousquetaires’. Sin da quando ero piccola e vedevo gli atleti di scherma al Palazzetto dello sport di Bergamo, ho sempre sognato di impugnare il fioretto. Perciò la mia vita di domani la immagino in un bel duello di fioretto.» Elena è nella sua stanza, adibita a sala studio. È la sua alcova del sapere, tra quaderni, penne, appunti, fogli, matite e tanti libri. Tra questi ne spicca uno: ha la copertina di un azzurrino sbiadito. È un romanzo breve di Hermann Hesse. È “Il pellegrinaggio in Oriente”. «In questo splendido capolavoro, lo scrittore tedesco racconta un’esperienza unica e inaudita, che ha luogo non a caso in quel periodo torbido, disperato e così fertile che seguì la prima guerra mondiale. Il breve scritto racconta di uomini disparati, uniti in una misteriosa Lega, che si mettono in cammino verso una meta che non è un luogo, ma una dimensione ‘altra’ della realtà. È la storia di un singolare viaggio immaginato che non ha certo un inizio, tantomeno una fine. Ma è un continuo ed incessante movimento che percorre il tempo e lo spazio da sempre, in cui tutti i nomi della storia possono comparire quali momentanei compagni di viaggio. In questa favola si scopre un nomadismo radicale dalla realtà che ci è imposta, verso un’altra seppur reale ma appartenente al passato. Per lo scrittore tedesco, la misteriosa Lega de: ‘Il pellegrinaggio in oriente’ ha proprio questo servizio, quello di farci sentire partecipi di un grande viaggio, un viaggio che, pur in solitaria, non è mai in solitudine. Non me ne voglia Hesse, per il parallelismo, ma con la mia decisione di tornare dietro un banco di scuola, mi sono sentita anch’io compagna di questi viandanti descritti dallo scrittore, partecipe di questo viaggio senza inizio e senza fine, in un incessante cammino che percorre il tempo e lo spazio da sempre, nel quale ho trovato tutti i nomi della nostra storia.» Allora buon viaggio Elena. Che la tua seconda maturità sia solo una tappa verso un futuro di eterne scoperte, dove in pensione non andrà mai la tua sorprendente e inesauribile voglia di scoprire, capire e conoscere. Perché come tu insegni: il fioretto della cultura è molto più pungente ed efficace della spada dell’età.