ATALANTA – Nicholas da Parre che ha vissuto in cento paesi in giro per il mondo: “Mi manca l’Antartide” ma è tornato per assistere alle due finali dell’Atalanta

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    (Dal 24 maggio 2024) “Bèrghem everywhere!” Tiziano Incani detto Il Bepi lo cantava già una ventina d’anni fa nel ritornello della sua “Per l’Atalanta”. Ma questi versi del cantautore seriano non sono solo una provocazione poliglottica. Possono anche essere il motto che riassume l’avventura globale di Nicholas Bigoni da Parre: «Ho sempre amato viaggiare e scoprire. Sono uscito dall’Europa nel 2013 con tanta speranza ma senza lontanamente immaginare che dopo undici anni sarei stato ancora a “spasso”. Il motivo principale per cui sono partito era curiosità, non solo per i posti ma soprattutto in me stesso, per come avrei reagito stravolgendo la mia vita.» La voce di Nicholas è schietta e virile. Il ritmo delle sue frasi è determinato e incalzante. Il conto degli stati in cui il suo allegro dinamismo si è fatto riconoscere l’ha perso: «Credo di aver visitato più di cento paesi.» Dall’Australia all’Indonesia. Dall’America Latina all’Africa. Il parrese classe 1990 ha esplorato e vissuto tutti i continenti, ma con un piccolo rammarico: «Mi manca l’Antartide perché quando ero in Argentina all’ultimo mi è saltato il passaggio su una barca che si occupava di ricerche scientifiche dove avrei lavorato come volontario.» Da buon bergamasco Nicholas non si è limitato a vagare e visitare. Ma si è rimboccato le maniche, si è dato da fare con grande capacità di adattamento, con tanta duttilità e coraggio di sperimentarsi: «Ho fatto tantissimi lavori diversi: in sud America ho lavorato nel settore del turismo, mentre in Oceania ero nell’edilizia. Mi sono occupato sia di cartongesso, sia di restauro: nei monumenti, nelle chiese e nei castelli.» In tutto questo suo peregrinare, incrociando tante vite, tessendo nuove amicizie e moltissime storie da ricordare e raccontare, il biondo parrese non ha mai rinnegato la sua originaria fede calcistica: «Tifare l’Atalanta in giro per il mondo è speciale e diventa ancora più forte perché è come portassi un pezzo di Bergamo in qualsiasi posto. Poi vedere le partite della Dea con persone di altri paesi è emozionante e divertente. Negli ultimi anni, da quando c’è Gasperini, è diventato ancora più speciale perché grazie agli ottimi risultati sportivi ora la gente conosce l’Atalanta, anche fuori dall’Italia e addirittura dall’Europa.» Di padre in figlio. I tifosi più romantici spiegherebbero così la passione di Nicholas per i colori nerazzurri. Adesso il ragazzone ha ormai 34 anni, un corpo possente e muscoloso, i capelli lunghi e lisci raccolti in una coda. Però la decisione di tifare Atalanta l’ha presa quando ancora il suo viso non era ancora delimitato dalla barba ed era dominato dai due grandi occhi di mare: «Sono atalantino da sempre, come mio papà Beppe. Con lui ho cominciato ad andare allo stadio, da bambino. Siamo sempre stati abbonati rigorosamente in curva nord. Era il periodo del solito sali-scendi tra serie A e serie B, ma comunque ero felice di seguire la nostra Dea, perché alla fine l’essere felice per qualcosa è una scelta e non solo una conseguenza di risultati o numeri.» E dato che al cuore non si comanda, Nicholas in questo mese di maggio indimenticabile per la sua Atalanta, ha lasciato tutto per riuscire a starle vicino: «Sono tornato in Europa per la semifinale d’andata di Europa League con il Marsiglia al Vélodrome e per la finale di Coppa Italia a Roma. Dentro di me avevo il sogno di poter vedere anche la prima finale europea della storia nerazzurra.» Il desiderio è diventato realtà. Con il suo entusiasmo grintoso Nicholas è stato nella curva nord dell’Olimpico e sugli spalti dell’Aviva stadium di Dublino. «Ora sono in Francia a Montpellier per un lavoro, quindi per andare a Dublino sono sceso martedì a Girona in Spagna con il bus e da lì ho preso un aereo per la capitale irlandese. Al ritorno invece ho volato da Dublino a Carcasonne per poi prendere un treno e far rientro a Montpellier.» Viaggi, chilometri, scali e incroci di mezzi solo per godersi questi momenti che resteranno nella storia dell’Atalanta e nella mente del parrese classe ‘90: «È assolutamente come una festa. Scec siamo in finale di Europa League! Vincere è sempre l’obiettivo, ma credo che poter partecipare a certe partite ti regali già un vortice di emozioni incredibili. Quindi le finali dobbiamo godercele, a prescindere dal risultato. Già nel 2020 ero tornato dalla Colombia per il ritorno degli ottavi di finale di Champions a Valencia, ma causa l’esplosione del covid dovetti accontentarmi di guardare la partite in un bar fuori dallo stadio Mestalla.» Nicholas ha poco tempo. prima di tornare ai suoi cantieri francesi saluta con un carico «Ados!» perché se sei atalantino, lo sei ovunque e il bergamasco resta sempre la lingua con cui riesci a esprimere meglio ciò che hai dentro… everywhere!