L’aria è frizzante, come le bollicine che escono dalle bottiglie aperte sparse dappertutto, come la neve che è caduta in cima ai colli, bianca sul verde, ma che il verde se l’è mangiato tutto quel bianco candido, il verde dell’erba di aprile che ingoia tutto, voti e primavera. La Valle Seriana si sveglia martedì 15 aprile coperta di verde, di Lega. Nella sede della Lega di Bergamo cominciano ad arrivare in fretta e furia il popolo della Lega, un sacco di giovani, lo schermo grande e la partita che sembra stia per cominciare, il tifo si alza quando appare il numero 10, il Beckenbauer del pallone verde, Umberto Bossi e partono i cori: “Meno male che Bossi c’è..”. Passano le immagini e appare Veltroni, coperto dai fi schi. Il popolo della Lega ride, canta, scherza, il popolo della Lega ha i giovani, che gli altri partiti non sono riusciti a catalizzarli, a catturarli. Quei giovani che oggi non sono andati a scuola e nemmeno al lavoro per arrivare qui, centro del mondo, Bergamo e le sue valli, del mondo verde, con striscioni, trombette, l’unica cosa rossa che c’è è il vino, bene accetto purché buono. Carletto leghista lo è da sempre, lui che gli amici lo chiamano Calimero perché quando stacca dalla fabbrica si cimenta nell’officina sotto casa ed è sempre sporco di grasso di auto, lui che fa il metalmeccanico e che le valli bergamasche le conosce da sempre, lui che ha la licenza di caccia e i boschi sono la seconda casa, lui che si è letto un sacco di libri di storia che la storia gli è sempre piaciuta, lui che ai comizi ci va, lui che a Pontida ci porta moglie e fi gli, lui che sapeva che sarebbero tornati: “Noi siamo gente che va conosciuta, non guardata”. Carletto si versa un bicchiere di vino, oggi fa dalle 2 alle 10, che sarebbe dalle 14 alle 22 e meno male perché ha fatto notte fonda davanti a Porta a Porta e ai risultati elettorali: “Perché per anni qualcuno ci ha descritto come se fossimo ignoranti e magari violenti, in tv facevano vedere solo le nostre feste e i nostri costumi quando c’era da far festa, ma tutti hanno le loro tradizioni, noi siamo gente invece vera. Quando poi ci conoscono si ricredono. Essere leghisti è come essere stati democristiani 30 anni fa, è la normalità di gente che si alza al mattino, va al lavoro, cresce i figli, ama la propria terra e perché no? Va in chiesa. Poi ci si ritrova a fare qualche cena e si alzano i calici di vino, come nella migliore tradizione italiana. Noi violenti? “Töce stupidade”, noi non avremmo mai tirato uova a quello là della televisione, il Ferrara, noi facciamo le nostre cose”. La Lega nella Valle Seriana ci è nata e adesso torna a casa, Calimero ieri sera fuori dalla sua finestra ha ritirato la bandiera dell’Atalanta e ci ha messo quella del sole padano: “Che per noi il sole è arrivato davvero, chi se ne frega se piove tutto aprile”. Calimero la sua valutazione ce l’aveva già ben stretta da almeno un paio di settimane, ma a lui i sondaggisti non avevano mai chiesto niente: “Non ci voleva molto a capire che qui sarebbero tornati a votare la Lega. Quando a Clusone organizzavano le manifestazioni gli altri partiti non c’era mai nessuno, o c’erano solo gli addetti ai lavori, quelli che tanto si sapeva che li votavano, a loro mancava la gente, la gente come noi che al mattino va al lavoro, va a scuola, mancavano i giovani. Avete mai visto i giovani alle riunioni dei partiti? No. E allora perché quelli delle televisioni continuavano a dargli credito? Quando faceva “ol Bossi” le manifestazioni c’era pieno. Mio figlio fa il primo anno di economia e commercio e al sabato lavora in un bar. Ieri sera era con i suoi amici alla sede della Lega a saltare e far festa. Non è vero che ai giovani non interessa la politica, solo che non interessa la politica che dicono loro. E allora? Dov’erano i sondaggisti quando noi ci riunivamo?”. Calimero si fa portare un pane col salame: “Non ho fatto colazione, sono andato a letto alle 3, con tutti quei risultati”. In Valle soffi a un vento freddo, il bianco si assesta in cima alle montagne, le strade sono trafficate di auto e camion, nei bar di martedì mattina non c’è molta gente, il giorno dopo, the day after del leghista è silenzioso: “L’esatto contrario di quello che dicono le televisioni, rumorosi noi? Macchè. Noi abbiamo vinto in silenzio, abbiamo fatto festa ieri sera e oggi c’è da lavorare, l’Italia deve andare avanti, io sono a casa questa mattina. Ma oggi attacco col turno dalle due alle dieci. Ol me fi öl è arrivato a casa alle 2 ma stamattina alle 7 era sul pullman per andare a Bergamo all’università”. Calimero apre il giornale e guarda le percentuali nei paesi che scendono giù dalla Valle Seriana, che cominciano lassù in cima, a Castione e arrivano fi no alle porte di Bergamo, una striscia di terra e di gente: “Guarda qui, a Castione la Lega ha preso il 50% che ha un sindaco che è di centro sinistra, a Clusone più del 38% dove c’è l’UDC, a Villa d’Ogna il 37% qui ci sono i Bosatelli, fratelli leghisti”. E poi si scende a metà Valle, dove cambia la gente, il lavoro, la vita ma non i risultati: “A Leffe, cuore della Valle abbiamo preso il 43% e c’è una giunta di centro, a Gazzaniga abbiamo sfiorato il 40%, qui c’è il sindaco leghista, a Vertova abbiamo superato il 40% con sindaco di centro destra, a Gandino il 40% con un sindaco di centro sinistra”. E poi si arriva alla bassa valle, alle porte di Bergamo: “Ad Albino la Lega ha preso il 34%, lì c’è un sindaco leghista ma a Nembro dove c’è un sindaco di centro sinistra ha preso comunque il 32%. La sai qual è la differenza fra noi e gli altri partiti? È il contrario di quello che le televisioni dicono. Parlano del leghista come se votasse senza guardare, voto Lega duro e puro, mica è così, è il contrario, rivendico la tradizione democristiana, fuori di qui siamo uniti perché siamo come la famiglia, nel grande bisogna aiutarsi e rimanere uniti, poi all’interno, nei paesi si votano le persone anche se non sono della Lega, si deve fare così per diventare grandi, si deve fare così per fare andare avanti le cose”. Cosa vuol dire ‘come la famiglia’? “Vuol dire che all’interno ci si conosce e si decide secondo i bisogni dei paesi piccoli, magari si litiga ma i panni sporchi si lavano in casa, al di fuori si va uniti, come faceva la DC. Mio padre era democristiano, mio nonno comunista, noi siamo leghisti. Cambiano i nomi ma perché cambiano i tempi ma in fondo il comunismo di 100 anni fa poteva essere simile al nostro modo di essere leghista. Lavoro per tutti e unione sul territorio, adesso è diventato troppo estremo”. Bossi però ha fatto i complimenti a Bertinotti: “Certo, Bertinotti ha più legame con noi lavoratori che Veltroni, troppo chic, sembra che la cultura sia roba sua, Bertinotti è più popolare ma poi si è lasciato infincchiare dall’estrema sinistra, non si può mica protestare sempre con quelli che vogliono lavorare e far crescere l’Italia, non si può mica prendersela sempre con la chiesa e la famiglia”. E perché allora non l’UDC che parla di chiesa e famiglia: “Perché chi lé i sa gnac come ‘s fa a laurà, bla bla bla. Noi siamo diversi, lavoriamo, studiamo, ci divertiamo. Porta qui ancora un pane e salame e un bicchiere di vino che poi vado a lavorare perché la Lega è questa, si fa festa quando si deve far festa e si mette giù il muso quando c’è da lavorare”. Mezzogiorno del 15 aprile. Calimero esce dal bar e va a casa, il vento continua a pungere e le nuvole non si spostano, piove e basta, Calimero alza lo sguardo e scoppia a ridere: “Qui di Arcobaleni non se ne vedono più….”.
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