CONVENTI: bussate e non vi sarà più aperto

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    La strada verso il convento dei frati di Sovere sembra infilarsi nelle budella del cuore del mondo. La strada si stringe, il centro storico ti si addormenta addosso e poi dopo la curva succede quello che non ti aspetti, si apre la valle e una cascata di butta addosso acqua fresca, che ti lava via l’anima e ti fa sentire il bisogno di ringraziare Dio prima ancora di incontrarlo. Il convento è là in fondo, dopo il bivio che porta al Santuario della Madonna della Torre, che domina la valle. Il convento dei frati, più sotto, è in una posizione defilata e discreta, a ridosso del bosco e sopra la valle del Borlezza, con un parco che si infila giù sino al fiume. E lì c’erano loro, i frati Cappuccini, che fino a qualche anno fa erano davvero tanti, che la gente veniva a ‘messa prima’ alle 6, poi spostata alle 7 e la domenica alle 11 non c’era mai posto in chiesa. Che il 4 ottobre a Sovere sembrava la festa del paese, e la chiesa dei frati per festeggiare San Francesco era strapiena. Poi sempre meno frati e nel 1997 la chiusura. Calo di vocazioni e il vicino convento di Lovere (6 km) che è anche noviziato, che accoglie qualche frate che lascia Sovere. Convento che viene ceduto in comodato gratuito alla Comunità delle Beatitudini che però se n’è andata nel luglio 2011 dopo che qualche mese prima era arrivato un lungo e dettagliato comunicato in cui la Santa Sede prendeva atto con ‘lucidità, umiltà e pentimento’ dei ‘gravi delitti’ che un gruppo ‘ristretto’ di suoi membri, tra cui il fondatore, ha commesso in materia di abusi sessuali al suo interno, che non riguardava la comunità di Sovere ma comunque la Comunità delle Beatitudini. Documento è diffuso dalla Francia ed è firmato dal Commissario pontificio nominato in maniera straordinaria dalla Santa Sede nel 2010, il padre domenicano Henry Donneaud, e dal Consiglio generale della Comunità. Fondata nel 1973 ispirata alla corrente del Rinnovamento Carismatico, la Comunità delle Beatitudini ha conosciuto nei suoi primi tre decenni di vita, una rapida crescita che l’ha portata a fondare più di 66 case nei cinque continenti, uno appunto a Sovere. All’inizio a Sovere c’erano due sacerdoti, due suore e una quindicina di membri del gruppo, membri che si sono succeduti per anni cambiando sempre nazionalità e numero, sino ad essere presenti con una sola famiglia negli ultimi due anni. E così i frati si sono ripresi il convento che è però rimasto chiuso: “Ma non possiamo più tenerlo – spiegano i vertici dei Frati Cappuccini – non ci sono vocazioni, abbiamo cercato di darlo in comodato gratuito a qualche associazione. Noi in ogni caso preferiamo venderlo ma visti i tempi che corrono è difficile trovare qualcuno disposto ad acquistarlo, quindi lo cederemo in comodato gratuito e adesso sembra sia stata trovata la soluzione migliore con una comunità gestita da un frate che dovrebbe prenderlo in mano. Comunità che si occupa del recupero di ragazzi dalla tossicodipendenza ma anche di ragazze madri e di persone con problemi”. Comunità che fa capo a Padre Antonio Zanotti, barba corta bianca, irruenza da vendere, che gestisce un gruppo che si chiama ‘Oasi’ e che ha già diverse comunità dove padre Antonio dà casa, lavoro e una ragione di vita a gente sola, ex tossici, ragazze madri, anziani soli, disagiati psichici, comunità che si trovano ad Antegnate, Campisico di Capralba, Boffalora d’Adda. Non c’è ancora nulla di definitivo ma la soluzione più probabile sembra questa. “Perché a Sovere noi non ci torniamo più – spiegano i Cappuccini – non abbiamo più vocazioni e già stiamo andando verso la chiusura di altri conventi, figurarsi se riusciamo a riprendercene altri”. Convento edificato nella metà del 1500 che all’interno ha un suggestivo chiostro con al centro un pozzo e la chiesa conserva una tela attribuita a Palma il Giovane. Ma qui non è una questione di dipinti ma di persone, che non ci sono più.

     

    LOVERE: chiude il noviziato

    noviziato per quel che riguarda i giovani che vogliono farsi frate. Noviziato che esiste da sempre a Lovere, punto di riferimento dei giovani di tutta la Lombardia che decidono (ma sarebbe meglio dire, decidevano) di diventare frati. Si chiude. Da settembre 2014 non ci saranno più novizi a Lovere, ci sarà una nuova casa per novizi ma a Tortona e che sarà l’unico punto di riferimento del noviziato non per la Lombardia ma per tutto il nord Italia. Perché anche le province cappuccine (da non confondere con quelle amministrative) cambiano, si allargano perché i numeri non ci sono più. “Ci accorpiamo – spiega Padre Angelo Lazzati, del convento dei frati cappuccini di Lovere – in tre macroprovince, quella settentrionale, quella centrale e quella meridionale. Credo che per quella settentrionale si farà capo al nostro convento San Carlo a Milano. Sino ad ora era tutto diverso, c’era la provincia del Piemonte, quella Veneta, quella Trentina, quella Lombarda, adesso basta, purtroppo dobbiamo radunare i cosiddetti reduci, siamo in pochi anche se ho fiducia nelle nuove generazioni, saranno di no meno capaci, anzi. Tocca a loro ricostruire tutto”. I novizi se ne vanno ma c’è preoccupazione anche per il resto del convento: “Perché il rischio è che a questo punto snaturandosi il convento – spiega un frate – ci trasferiscano quasi tutti e rimanga qui solo qualche anziano. Che se penso a qualche anno fa, tra Sovere e Lovere c’erano qualcosa come 40 frati e adesso più niente…”. L’emorragia di novizi era cominciata già da qualche anno: “Erano qui anche in 30-40 – spiega il frate – adesso sono in 7, e da settembre non ci sarà più nessuno”. ALBINO: prepostulato con solo 8 frati Lovere attualmente conta 12 frati, più i 7 novizi e arriviamo quindi a 19. E poi c’è il convento di Albino, che accoglie i Postulanti, che poi si faranno novizi, convento che c’è dai primi decenni del ‘600 ma che conta sempre meno frati, attualmente ce ne sono 8. Ed è definitivo casa di ‘pre-postulato’ in cui vengono accompagnati i giovani nel primo tratto del cammino vocazionale verso l’adesione alla scelta di vita consacrata. Lì ci sono i responsabili del Centro regionale del servizio annuncio della Parola, cioè le missioni popolari, dei Frati Cappuccini di Lombardia. E lì ci va tanta gente a Messa o a pregare. Che i conventi dei Cappuccini sono stati e sono ancora per molti un’oasi di spiritualità e di pace. Ma l’emorragia delle vocazioni è implacabile. “Guarda tu stessa – continua il frate – quanti del tuo paese sono entrati in noviziato negli ultimi anni? nessuno. I giovani sono attirati da altro eppure noi siamo felici e questa felicità vorremmo che trasparisse e inondasse anche chi ci sta attorno. Evidentemente la colpa è anche nostra che non siamo riusciti a trasmettere questo stile di vita gioioso. Perché credimi, è gioioso davvero”. Cappuccini che recentemente hanno appena avuto le… elezioni, perché anche nel loro ordine funziona così. E durante il Capitolo provinciale Elettivo della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia (perché le macroregioni prenderanno forma a breve), che si è tenuto a Bergamo presieduto da frate Stefan Kozuh, Vicario generale, sono stati eletti Frate Sergio Pesenti Ministro Provinciale, Frate Gian Sandro Cornolti, Vicario Provinciale e i consiglieri Frate Angelo Borghino, Frate Giovanni Paolo Beghi e Frate Nunzio Conti. Eletti che a questo punto non si sa quanto dureranno in carica visto che si va verso la nascita di nuove strutture con macroregioni. I frati rimasti non si preoccupano più di tanto: “San Francesco lo aveva detto – conclude sorridendo il frate – il nostro ordine non si estinguerà mai e noi alle parole di San Francesco crediamo”.

     

    FRATI CAPPUCCINI. Chiude il noviziato di Lovere, spariscono le Regioni e nascono tre sole ‘zone’ in tutta Italia. Crollo delle vocazioni. E il convento di Sovere diventa una comunità. Ad Albino solo 8 frati

     

    L’ordine nacque intorno al 1520 circa, quando il frate francescano Matteo da Bascio — ordinato sacerdote nella regione delle Marche — si convinse che lo stile di vita condotto dai francescani del suo tempo non era quello che san Francesco aveva immaginato. Egli desiderava ritornare allo stile di vita originario in solitudine e penitenza come praticato dal fondatore del suo ordine. I suoi superiori cercarono di sopprimere queste innovazioni, e fra’ Matteo e i suoi primi compagni furono costretti a nascondersi dalle autorità della Chiesa, che desiderava arrestarli per aver abbandonato i loro obblighi religiosi. Erano, del resto, gli anni della Riforma Luterana e, pertanto, qualsiasi tentativo di rinnovamento era mal visto dai superiori degli ordini religiosi. Matteo e i suoi amici trovarono rifugio presso i monaci camaldolesi, in segno di gratitudine essi adottarono successivamente il cappuccio indossato da quell’ordine, che era il marchio dell’eremita nelle Marche, e l’uso di portare la barba. Ironicamente, il nome popolare del loro movimento ha origine da questa caratteristica dei loro abiti. Nel 1528, Matteo ottenne, con la mediazione di Caterina Cybo, duchessa di Camerino, l’approvazione di Papa Clemente VII con la Religionis zelus e gli fu dato il permesso di vivere come un eremita e di andare ovunque predicando ai poveri. Questi permessi non furono solo per lui, ma per tutti quelli che si sarebbero uniti a lui nel tentativo di restaurare l’osservanza più letterale possibile della regola di San Francesco. Matteo e il gruppo originario furono presto raggiunti da altri ed inizialmente vennero detti frati minori della vita eremitica ed a causa dell’opposizione degli Osservanti, si trasformarono in una congregazione, i frati minori eremiti ramo dei francescani conventuali, ma dotati di un proprio vicario. Dalla seconda metà del Settecento alla fine del 1800, l’ordine visse un momento di crisi. Basti pensare che tra il 1787 ed il 1847 non si tenne il capitolo generale dell’ordine, l’assemblea generale di tutti i responsabili delle province in cui era diviso l’ordine. Queste difficoltà furono dovute più a motivazioni politico-sociali che religiose. La Rivoluzione Francese e le esperienze simili in altri stati europei portano alla soppressione i conventi ed anche di intere province. Altrettanto si può dire per l’Italia di fine Ottocento, dove la legge delle Guarentigie privò gli ordini religiosi di molti beni ed addirittura dei conventi. A ciò, però, si accompagnò una più consapevole opera missionaria, soprattutto nelle Americhe, dove l’Ordine crebbe con molta facilità. Nonostante le difficoltà agli inizi del Novecento i cappuccini erano circa 9.500 ed alloggiavano in oltre 600 case. Il capitolo generale del 1884 aveva del resto deciso di riacquistare molti dei conventi che erano andati perduti nel corso del secolo precedente e venne approvata una nuova regola. La precedente era del 1643. Il XX è stato, un po’ per tutti gli ordini religiosi, il secolo del ritorno alle origini e dell’apertura alle novità del mondo contemporaneo. Basti pensare al Concilio Vaticano II e l’invito rivolto a tutte le comunità religiose a riscoprire le ragioni originarie del proprio carisma. I cappuccini non sono stati esenti dalla crisi di vocazioni, che ha colpito la Chiesa cattolica in Europa e nel Nord America negli anni ‘60 ed ‘80. Ciò nonostante i cappuccini restano uno degli ordini più grandi e diffusi della Chiesa cattolica.

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