Intervista a Cristina Donà, la cantautrice premiatissima all’estero ‘immigrata’ a Songavazzo: “Baudo mi rivoleva a Sanremo… ma la stagione migliore è stata quella di Fabio Fazio”

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    Cristina Donà la voce la usa come fosse un pastello su cui disegnare emozioni e lasciare andare le note, il suo ultimo album si chiama la ‘Quinta stagione’ che è il periodo indefinito tra estate e autunno, un periodo di transizione ma anche di preparazione, dove tutto può accadere se lo decidi oppure non accadere mai. La ‘Quinta stagione’ è stata accolta dalla critica nazionale e internazionale con recensioni entusiaste e prodotto da una major come La Emi. Cristina che se ne frega del commerciale e pensa a fare le cose che le piacciono. Cristina Donà abita a Songavazzo, con lei Davide Sapienza, suo marito da un sacco di anni, scrittore e giornalista musicale. “Dal 1993 siamo qui, in Val Seriana. Davide veniva da anni in vacanza, ha deciso di trasferirsi qui e mi ha messo l’aut aut, io l’ho seguito”. Cristina arriva da Rho, nel milanese, finire a Songavazzo, 700 anime, come è? “Non è stato facile all’inizio, ho avuto momenti di amore e odio, poi ha prevalso l’amore. Rho non è proprio come i paesotti alla periferia di Milano, c’è un bel centro storico, un santuario abbastanza famoso”. Cristina finite le scuole dell’obbligo si iscrive all’Accademia di Brera a Milano: “Per me passare da Rho a Milano è stato un grosso salto, l’impatto con la grande città è stato particolare”. Cristina conosce Davide per colpa… della musica: “L’ho conosciuto nel 1987, io sono sempre stata una grande appassionata di musica, per me la musica è vita, ascoltavo gli U2, e in quel periodo era uscita una rivista bimestrale che parlava proprio degli U2, un fan club, uno dei primi al mondo, un bimestrale che si riceveva solo in abbonamento, a fare la rivista era Davide. Un amico in comune li conosceva, ci siamo incontrati, me li ha presentati, ho cominciato a frequentarli. In quel periodo io studiavo scenografi a all’Accademia di Brera”. Mica solo la musica: “Ho lavorato nei teatri, anche alla Scala di Milano, mi piaceva, poi arrivi a un certo punto che decidi di seguire la tua passione e il resto si fa da parte” e Cristina comincia così a suonare il suo primo strumento, la voce: “Già, mi piaceva cantare, all’inizio mi accompagnavo con la chitarra, strimpellavo qualcosa e cantavo, poi ho cominciato a prendere lezioni, ho approfondito il discorso vocale”. E qui arriva Davide: “E’ stato fondamentale e lo è sempre. E’ il mio stimolo, mi ha spinto a non mollare, a provarci, a seguire le mie voglie e a farle diventare il mio lavoro che poi è la cosa più bella della vita, fare quello che piace, qualsiasi cosa sia”. La prima musica che Cristina comincia a mettere addosso alla sua voce è quella del ‘boss’, Bruce Springsteen: “La prima canzone in assoluto che ho proposto è stata una delle sue, mi è sempre piaciuto tantissimo, come tutta la musica internazionale, non per questo disdegno quella italiana, Lucio Battisti sopra ogni cosa”. E infatti nel suo ultimo album c’è una canzone ‘Migrazioni’ che è un omaggio a Battisti: “Lucio Battisti è sempre stato un innovatore, un precursore della musica, è stato uno dei primi a capire e proporre certe sonorità internazionali in Italia. Ha avuto Walsh come fonico nella canzone ‘Una donna per amico’, negli album ha molti riferimenti ai Pink Floyd. Battisti era un grande ascoltatore, sapeva captare le novità e rielaborarle”. Donà che in casa cresce però con Fabrizio De Andrè: “Mia sorella maggiore lo ascoltava e così sono cresciuta con La canzone di Marinella, la Guerra di Piero, Pescatore. Io quando scrivo sono legata alle immagini, poi da quelle parto a costruire i testi. Sono influenzata dai vari autori che col tempo ho ascoltato, per esempio Tom Waits e Bruce Springsteen”. La sua prima canzone Cristina se la scrive nella sua stanza e poi il grande salto: “Chitarra e voce, da qualche tempo suonavo cover nei locali ma non avevo mai proposto pezzi miei”. Davide sente cantare Cristina e il suo fiuto da talent scout gli dice che sì, bisogna provare a liberare quella voce: “Ho cominciato a scrivere cose mie, ma non le proponevo, suonavo nei locali, poi spontaneamente dopo anni di cover è nata l’esigenza di scrivere qualcosa di mio”. Nel 1991 Davide la presenta a Manuel Agnelli, mente degli Afterhours, Cristina ormai si ciba di musica e arriva la sa prima canzone inedita: “Si chiamava ‘l’aridità dell’aria’ ed è poi finita nel mio primo album. Quando l’ho suonata la prima volta ero emozionata, me lo ricordo, un conto è suonarla da soli nella propria stanzetta, un altro è suonare una tua canzone davanti alla gente però mi ricordo che l’impatto fu buono, piacque” che gli artisti sono così, la fiducia la trovi addosso ai consensi, cibo per crescere nella creatività, per nutrirla. E lì Cristina comincia a essere una cantautrice e non smette più. L’impressione è che ci sia un mondo sotterraneo musicale che vive una realtà tutta sua, di cui si conosce poco o nulla, tu per tanto tempo hai fatto parte di questo mondo: “L’impressione nasce dal fatto che c’è un giro sotterraneo di musica anche d’elite, suo malgrado, purtroppo in Italia diffondere la musica è limitato e limitante, si è abbassata notevolmente la qualità perché ci sono parametri di controllo che molte volte con la musica c’entrano poco”. Cristina racconta il dietro le quinte: “C’è una società che controlla i passaggi radiofonici, la Radio Music Control, l’idea era quella di far controllare i passaggi radiofonici delle canzoni pochissime radio, io le cifre esatte non le so, ma faccio un esempio, 20-25 radio quando in Germania sono magari 100-150, c’è un’incredibile sproporzione sul monitoraggio e sono quelle radio che decretano i successi”. Facciamo un esempio: “Succede che una radio come RTL 102.5 trasmette solo grandi successi, se tu non entri al 25esimo posto di Radio Music Control non sei un grosso successo, non ti passano, e poi dipende troppo dalla trasmissione, dal coautore, è cambiato tutto. Prima la radio andava in ginocchio dalla casa discografica per poter avere l’anteprima del disco, adesso succede l’esatto contrario”. Cristina che adesso è in una major come La Emi ma fi no a poco tempo fa pubblicava per la Mescal: “Una casa discografica piccola, con pochi investimenti, difficile da poter lanciare un brano dove dietro occorrono capitali ingenti, lo può fare una casa discografica grossa, dove il suo potere d’acquisto è alto. Le radio preferiscono accontentare gli sponsor piuttosto che le case discografiche. Mi spiego, se una ditta di telefoni cellulari acquista degli spazi pubblicitari in una radio, la radio cercherà di passare musica che possa soddisfare ed attrarre il pubblico che appartiene a quel prodotto, sempre presumendone le preferenze. C’è la presunzione che la musica la facciano gli sponsor, in realtà la gente va educata alla musica”. Tu sei molto più famosa all’estero che in Italia: “E invece è una bufala, è vero che ho avuto grossi riconoscimenti fuori dall’Italia ma ho una buona visibilità anche qui, ho saputo costruirmi un seguito importante in questi anni. Baudo mi voleva al festival”. E invece? “Per motivi a me sconosciuti la canzone è piaciuta ma non è passata, ma il festival è così, deve rispondere a certe logiche, lo scorso anno ho cantato all’Ariston con Nada e siamo piaciute molto. Ma ogni anno si cerca anche giustamente di cambiare prodotti. Il problema della musica italiana non è sicuramente il festival ma i programmi musicali in televisione che non esistono. Che programmi ci sono che promuovono la musica? La crisi è sotto gli occhi di tutti e non è sicuramente solo colpa di Internet”. Il problema è la diffusione: “E’ difficilissimo far passare i pezzi in tv e in radio, poi capita che incontri il personaggio giusto al momento giusto, quando a Sanremo c’era Fabio Fazio qualcosa era cambiato, aveva voluto i Subsonica, i Quintorigo, impensabili per alcuni a Sanremo e invece fu una scelta coraggiosa e importante per la musica italiana, due anni di oasi poi tutto è tornato come prima”. Quest’anno qualcosa di nuovo c’è: “Sì, ma Frankie NRG è già comunque famoso anche se è una scelta in un certo senso innovativa per il festival, penso poi alle nuove proposte, ho ascoltato quelle dello scorso anno ma a parte due o tre carine, è sempre la stessa roba, manca coraggio e senza quello non si va da nessuna parte, si galleggia ma non si nuota”. E Internet non diventa più un ‘ammazzamusica’ ma un ‘salvamusica’: “Sì, perché è un’oasi per chi non avrebbe altro modo per far conoscere la propria musica, penso a Myspace, lì i giovani fanno sentire i loro prodotti, un mondo sommerso immenso dove ci sono sicuramente proposte interessanti ma le grandi radio.

    SHEDA

    Cristina Donà, una delle voci più importanti e originali del panorama musicale, dopo il debutto internazionale con l’album Cristina Donà del 2004, torna a quattro anni da Dove sei tu il 7 settembre 2007 con La quinta stagione, album che segna anche il debutto su etichetta Capitol-EMI. Un album che festeggia il decennale di attività discografica con un grande produttore: Peter Walsh. All’inizio di tutto fu l’Accademia di Brera e la passione per le discipline artistiche. Poi, nei primi anni novanta, l’incontro che deciderà la prima parte della sua carriera, quello con Manuel Agnelli che la invita ad aprire alcune date per gli Afterhours: il suggerimento di Manuel è quello di scrivere brani in italiano e quando Cristina, alcuni anni dopo, raccoglie una manciata di canzoni da lei composte nasce subito la collaborazione che porterà all’album di debutto Tregua che vedrà la luce nel febbraio del 1997. I riconoscimenti piovono da ogni parte, dal pubblico, dalla critica: è Targa Tenco come miglior album di debutto, vince i referendum annuali di tutti i mensili musicali italiani (compreso quello di Musica & Dischi). Al concerto che la consacra vincitrice di Max Generation 1997 conosce il grande artista inglese Robert Wyatt e pochi mesi dopo Wyatt vota Tregua tra i suoi cinque album preferiti dell’anno appena trascorso per l’influente mensile britannico Mojo. Sin dai primi tour si capisce che Cristina Donà è venuta per riproporre un’antica ricetta, con ingredienti nuovi: mai ripetersi, sempre cercare, costantemente tenere viva l’intensità della propria arte senza concedersi divagazioni autocelebrative: anche quando si trova a dividere il palco con Ben Harper e David Byrne. Inghilterra: il famoso critico, radio-giornalista e produttore Charlie Gillett ascolta Tregua e presenta la sua musica alla BBC. Intanto Cristina sta già scrivendo il materiale che andrà a comporre l’album Nido, pubblicato nel novembre 1999. Nido vede collaborazioni importanti (Mauro Pagani, Morgan, Marco Parente e la produzione di nuovo affidata a Manuel Agnelli) suggellate dal “grande uomo magico” Robert Wyatt che “interviene” in una delle canzoni più amate dal pubblico, Goccia. Nel 2000 la Targa SIAE del Club Tenco, come miglior artista emergente, chiude l’annata in bellezza. L’anno nuovo si inaugura con un breve tour assieme ad Ani di Franco ma è l’invito al prestigioso Meltdown Festival alla Royal Festival Hall di Londra, prima artista italiana nella storia della manifestazione che vede come direttore artistico un grande del rock mondiale ogni anno diverso (nel 2001 è Robert Wyatt), che permette a Davey Ray Moor di vederla sul palco per la prima volta. Mentre è impegnata nella stesura delle canzoni per il terzo album, nel gennaio 2002 suona a Groningen (Olanda) all’interno dell’Eurosonic Festival e decide che per la sua prima produzione internazionale, con la quale desidera “esportare” il terzo album di studio, Davey Ray Moor potrebbe essere l’uomo giusto: Dove Sei Tu viene inciso tra Italia, Inghilterra e le montagne di casa. Il nuovo album entra in classifica e i tre singoli sono accolti molto bene. Triathlon, registrato assieme a Samuel e mixato da Max Casacci dei Subsonica, vola in alta rotazione su MTV per tutto il periodo estivo. Nel settembre 2004, esce anche in Italia Cristina Donà, il primo album in inglese dell’artista che Rykodisc International pubblica in tutto il mondo, lanciandolo con uno showcase elettrizzante al Betsey Trotowood di Londra. Mojo la premia con 4 stelle, Uncut come una rivelazione, Billboard Europe come un prodotto finalmente originale dall’Italia, Downbeat, bibbia mondiale del jazz e del blues, come album import di vocalist non di genere, il prestigioso quotidiano Sunday Times, nel mensile di cultura e spettacolo allegato al giornale, inserisce la musica di Cristina Donà nel cd-rom arricchendo l’omaggio con una bellissima recensione; ma ci sono radio e riviste di tutta Europa pronte a decretare la forza e l’originalità della proposta di Cristina. L’uscita dell’album è seguita da due tour europei (Germania, Francia, Inghilterra, Olanda, Svezia, Belgio), importanti apparizioni radiofoniche internazionali come l’invito a “BBC London Live” da Robert Elms e il concerto registrato per “Women in emotion” di Radio Bremen. Peculiare l’invito al festival Polar Spectacle, a Vadso, in Norvegia. Ad applaudirla i concerti londinesi Phil Manzanera dei Roxy Music e altri personaggi di spicco. A fine 2004 ritira il Premio Chatwin 2004 come artista nel mondo e nella stessa sera riceve la targa Siae. Scritto tra il 2006 e l’inizio del 2007 La quinta Stagione viene registrato all’Esagono di Rubiera nella primavera del 2007. Il produttore Peter Walsh (Scott Walker, Simple Minds, the Church, Peter Gabriel, etc) sintetizza i diversi stili musicali della Donà. L’idea fondante dell’album viene dalla medicina tradizionale cinese per la quale “quinta stagione” segna un passaggio: il periodo intermedio tra le stagioni, durante il quale corpo e spirito si preparano al cambiamento. Intorno al concetto di “preparazione all’eventualità di dover verificare la forza del tuo essere persona” che gli appunti musicali e gli scritti di Cristina Donà hanno dato forma a La quinta stagione. La quinta stagione viene premiato come miglior album italiano del 2007 da Musica e Dischi, il prestigioso mensile di settore, con un referendum su 100 giornalisti. Cristina, che ha appena concluso la prima parte di tour nei club e alcuni teatri italiani, ritornerà presto sui palchi assieme alla sua band.

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