“La moquette affiorava nel torrente”

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    6Valcanale “Tutti sapevano tutto” “C’era un progetto di 30 miliardi di lire per riaprire gli impianti”

    Annalisa Consonni, progettista ambientale. Un nome, cognome e professione che dovrebbe far tremare qualcuno lassù ad Ardesio. Perché proprio lei? “Perché il 29 luglio 1999 si era costituita una cooperativa Natura e Cultura di cui io ero il presidente – racconta Annalisa Consonni – per il recupero ambientale e turistico di Valcanale, nata da un progetto ‘Tutela ambientale come risorsa sociale ed economica’ secondo classificato dal comitato scientifico del Premio BergamoImpresa ‘99 promosso da Bergamo Formazione in collaborazione con la Banca Popolare di Bergamo- Credito Varesino e la Società per l’Imprenditorialità Giovanile di Roma allo scopo di favorire e stimolare lo sviluppo dell’imprenditorialità locale”. Un progetto che riguardava anche la discarica di moquette e che non avrebbe comportato costi da parte del Comune: “Perché era finanziabile dal fondo sociale europeo e da privati”. E il progetto fnì sul tavolo di Ivan Caccia e di Gian Piero Calegari, il primo sindaco di Ardesio e il secondo presidente della Comunità Montana, che assieme al progetto ricevettero anche la tanto discussa foto della discarica di moquette: “Questo progetto lo presentammo al presidente della Comunità Montana Calegari e al sindaco di Ardesio Ivan Caccia. Nella prima fase il sindaco Yvan Caccia lo ha sostenuto ed ha accettato la presa in carico a titolo gratuito del laghetto (ceduto, su richiesta della cooperativa Natura e Cultura, dalla Provincia con il vincolo che deve rimanere a disposizione del turismo). La provincia di Bergamo nella figura dell’assessore Guido Fornoni e il vice presidente Grumelli Pedrocchi ha fatto un sopraluogo in Valcanale per vedere il progetto ‘Tutela ambientale come risorsa sociale ed economica’”. E qui succede l’inghippo: “Dopo questo incontro Yvan Caccia non ha voluto frmare la convenzione con la cooperativa Natura e Cultura perchè la sua intenzione era quella di aprire nuovi impianti e fare nuovi alberghi con un finanziamento di 30 miliardi di vecchie lire. La cooperativa Natura e Cultura è stata costretta a chiudere e a rinunciare ai finanziamenti pianifcati”. Insomma tutto va a monte perché l’allora sindaco Caccia voleva riaprire gli impianti di sci ma c’è dell’altro: “Durante la sua presenza sul territorio – continua Annalisa Consonni – alla cooperativa Natura e Cultura erano giunte segnalazioni e una fotografa che dimostrava che gli impianti erano stati fatti per realizzare sotto gli stessi una discarica di materiale per la produzione di moquette. Pezzi di moquette si pote-vano vedere nel piazzale e si possono trovare ancora adesso all’interno delle acque del torrente Acquilina. La cooperativa presentando pubblicamente il progetto ‘Tutela ambientale come risorsa sociale ed economica’ ha invitato i residenti di Valcanale presenti alla massima attenzione verso il patrimonio del loro habitat. In quel periodo la Regione Lombardia aveva inviato a tutti i Comuni un questionario dove gli stessi dovevano segnalare eventuali danni ambientali nel loro territorio. Questo avrebbe permesso il finanziamento per la bonifica con l’assunzione di personale. Non sappiamo se il comune di Ardesio abbia ricevuto e compilato lo stesso questionario. La cooperativa inoltre ha inviato e-mail con la fotografa ricevuta alla attenzione del Presidente Calegari, all’assessore all’ambiente sig. Zanni della Comunità Montana e all’assessore all’agricoltura della provincia di Bergamo”. Insomma, tutti sapevano e tutti avevano in mano la fotografa della discarica di moquette che abbiamo pubblicato il numero scorso e che ripubblichiamo anche in questo.

     

    Mario Zamboni: “Con le belle parole non si va da nessuna parte”

    .) La prima impressione a volte può depistare. Mario Zamboni, responsabile bergamasco di WWF dopo anni, ben 15, di denunce, forse è in grado ora di scorgere la luce in fondo al tunnel buio di questa brutta storia che è piombata su Valcanale. Tonnellate di scarti di moquette sotto il piazzale dell’albergo “Sempreneve”, una discarica abusiva forita tra l’omertà degli amministratori. L’attuale Giunta del Sindaco Alberto Bigoni ha battuto un colpo, organizzando una conferenza stampa in cui ha spiegato la vicenda e l’iter imboccato per cercare di guadare questo scandalo. Ma anni e anni di attesa hanno reso Zamboni prudente. Come giudica la reazione dell’amministrazione? “L’impressione è positiva, ci sono le belle intenzioni del Sindaco ma ora deve passare ai fatti perché con le belle parole non si va da nessuna parte”. Giudizio sospeso su Bigoni ma categorico e pessimista sulla società proprietaria dell’area in questione, la Società Valcanale srl: “Non manterranno le promesse, lo dimostra il fatto che fno ad ora non hanno mai fatto niente. È in liquidazione, dubito che farà le indagini necessarie”. A detta del Sindaco il privato, almeno a voce, ha dato tutta la sua disponibilità per venire a capo di questa vicenda… “Penso sia una mossa per allontanare tutto questo clamore mediatico… Il Sindaco dovrebbe emettere un’ordinanza, e lo può fare, per obbligare la società a fare il ripristino ambientale”. E se le cose non si muovessero in questo senso? “Il Comune deve requisire i terreni della Valcanale srl e usare i soldi messi da parte e risparmiati per l’acquisto dell’area per la bonifca. Ripeto, l’amministrazione a parole si sta muovendo bene ma ora ci vogliono i fatti. Entro un mese Bigoni ha promesso che ci saranno i risultati delle indagini dei tecnici, lo aspetto al varco”. Ma le parole più dure Zamboni le riserva alla sfilata di Sindaci che hanno fatto suonare il ritornello “solo voci nulla di concreto”, come riportate dal nostro giornale: “Hanno fatto una bruttissima fgura, tutta gente che non ha fatto l’interesse della sua comunità. Anche nella sede del WWF arrivano un sacco di voci e segnalazioni ma la prima cosa che faccio, a differenza di loro, è veriifcarne la fondatezza recandomi sul posto”. Giudizio che però cambia quando si parla di Giorgio Fornoni, unico ex Sindaco presente alla conferenza stampa organizzata da Bigoni: “Lui almeno è stato onesto”. Ma qui purtroppo si parla di un’altra storia, Fornoni ha sì più volte denunciato a suon di inchieste il dissesto idrogeologico di Valcanale ma è rimasto inevaso il problema della discarica abusiva di scarti di moquette.

    Alberto Bigoni: “Sopralluogo subito, entro un mese i risultati della perizia e se c’è la discarica, immediata bonifica”

    “Se tutto quello scritto da Araberara dovesse essere confermato dalle perizie chiederemo la bonifica dell’area subito”. Alberto Bigoni, sindaco di Ardesio da un anno, ha preso il toro per le corna la “storia da dimenticare” e dimenticata per anni di Valcanale, una discarica abusiva con tonnellate di scarti di moquette sotto il piazzale dell’albergo “Sempreneve”, Bigoni ha subito reagito: “Ho ricevuto numerosissime telefonate all’uscita del vostro giornale, giornalisti che mi hanno chiesto delucidazioni, cittadini di Ardesio preoccupati. Ho convocato questa conferenza stampa per fare chiarezza”. Presenti tutti i giornali, gli assessori Matteo Zanoletti e Bonaventura Fornoni e ovviamente Giorgio Fornoni. Bigoni nonostante il “fattaccio” è rilassato, l’aria è informale, non sembra che si parli di un disastro ecologico di tale portata: “Fino a quando la società ha operato nella zona ha sempre fatto manutenzione, l’area era controllata a differenza di adesso che è esposta al più totale degrado”. Una situazione che è sotto gli occhi di tutti, impianti sciistici abbandonati ormai da 15 anni, immobili spogliati degli arredi e un silenzio amministrativo coperto da tonnellate di moquette. Ma ora è suonata la sveglia, Bigoni lo sa e redige in fretta e furia un ordine di servizio per fare chiarezza, sabato 24 marzo, il giorno dopo la pubblicazione dell’inchiesta del nostro giornale. “Vogliamo essere il più precisi possibile nell’indagine – spiega Bigoni – ci sono 40 anni di documenti da vagliare, due armadi interi, scandaglieremo il protocollo”. Il tutto per trovare qualcosa di scritto che certifchi il silenzio “consapevole” dei suoi predecessori. “Ammesso e concesso che qualcosa si trovi”. Le foto non lasciano molto spazio ai dubbi, ma non si sa mai. L’amministrazione ha preso accordi con la Società Valcanale srl per iniziare le indagini sull’area privata, questa la novità emersa e una comunicazione che sancisce: “L’avvio del procedimento avente per oggetto l’accertamento della possibile presenza di una discarica abusiva di moquette sotto il piazzale situato in località Pià Spis, nella zona in prossimità dell’albergo Sempreneve” e si avvisa la società che entro 10 giorni ci sarà un sopralluogo da parte dei responsabili dell’uffcio tecnico comunale. Poi partirà la perizia geologica per accertare la presenza di una discarica abusiva di scarti di moquette, analisi che pagherà il privato, ma su questo anche Bigoni è titubante: “A parole il privato si è reso molto disponibile, a parole…”. Bisognerà vedere i fatti e fare cantare la carta, la situazione è grave e Bigoni lo sa. Valcanale piagata dal dissesto idrogeologico, un’importante attività di erosione che interessa la popolazione sottostante e lo scempio paesaggistico, ambientale con ruderi che gridano un fallimento inascoltato. E ora la discarica: “L’obiettivo dell’amministrazione è andare a fondo della questione con indagini geofsiche, stenderanno dei cavi elettrici sull’area e con l’ausilio dei campi magnetici si vedrà se sotto c’è qualche cosa. Appurato questo bisognerà vedere se il materiale è inquinante o no, poi comunicheremo gli esiti”. Tempistiche? “Entro un mese si sapranno i risultati”. Il Sindaco ha le idee chiare anche per quanto riguarda la futura destinazione dell’area: “Per prima cosa il sito è da bonifcare, poi vaglieremo le proposte per un rilancio turistico di Valcanale. Nessun intervento impattante, un piccolo chalet per piccole attività turistiche”. Ma il più grosso interrogativo che pende sulla questione è il silenzio degli amministratori precedenti ed anche su questo aspetto Bigoni mette le mani avanti: “Non voglio difendere nessuno ma ad oggi sulla discarica non c’è nulla di scritto, stiamo consultando i documenti per capire cosa è stato fatto in passato. L’unico Sindaco che si è mosso in tal senso è stato Giorgio Fornoni che ha messo in mora la società. Noi da quando ci siamo insediati abbiamo avuto quattro incontri con il privato, l’ultimo lunedì mattina subito dopo che è scoppiato il caso”. È vero, Fornoni ha messo in mora la società ma per il dissesto idrogeologico non per la discarica abusiva. La moquette ha coperto per troppi anni il silenzio, consapevole o no ma sempre silenzio. I tecnici delle perizie chi li nomina, voi o la società? “Li nominerò io personalmente”.

    Ardesio L’intervento Quelli che non sapevano

    Dopo aver letto minuziosamente le pagine di Araberara sulla «Discarica a Valcanale», qualcuno potrebbe pensare che molta acqua sia passata sotto i ponti, indirizzando ai trascorsi amministratori di Ardesio, una simpatica tiratina di orecchi, dopo la birbaccionata appena compiuta. Non è così, il contagio impera inarrestabile, dopo i Ministri specialisti in immobili a basso costo «A loro insaputa», ecco i Sindaci con la discarica «A loro insaputa!» è una vera infazione, se non un’epidemia! Non scherziamo! Stiamo parlando non di una burla di cattivo gusto, bensì di un reato penale, in altre parole la devastazione del nostro patrimonio e delle generazioni a venire, i pubblici amministratori nel nostro Paese, a differenza di altre Nazioni, forse si considerano proprietari terrieri d’epoca feudale, una visione atavica della politica, anziché considerarsi amministratori “pro tempore”. Pare che ormai tra le varie specialità made in Italy, balzando al primo posto nella classifica europea, possiamo annoverare anche l’asfaltatura con materiali di risulta e tossici. Le scusanti di chi ha ricoperto, nei lunghi anni trascorsi, cariche politiche a livello locale se non fosse per un fatto così devastante, dovrebbero provocare ilarità sino al malore, c’è da chiedersi in quale Paese stiamo vivendo, se dopo certi fatti anziché «Andare a Canossa», per non “aver vigilato” com’era loro precipuo dovere, si trincerano dietro scusanti a dir poco «banali e sconcertanti», per usare termini riduttivi, poiché tali atteggiamenti meriterebbero ben altri epiteti. Da un’attenta lettura del Testo Unico degli Enti Locali si può facilmente evincere, infatti, quali siano le funzioni spettanti al Sindaco. Vediamo di fare, se possibile, un po’ di chiarezza. L’art. cinquantaquattro del Testo Unico, Enti Locali, (Attribuzioni del Sindaco nei servizi di competenza statale), precisa che il Sindaco quale ufficiale del Governo, oltre a sovraintendere ad alcune materie che il Comune tratta per conto dello Stato, «al comma cinque sancisce che in particolare, in caso di emergenze sanitarie o d’igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal Sindaco, quale rappresentante della comunità locale». Per venire alle dichiarazioni degli ex Sindaci di Ardesio, ben sei, se si esclude Giorgio Fornoni, silurato “casualmente”, nel momento in cui iniziava con i proprietari dei terreni le trattative per risolvere il problema del dissesto della famigerata area e Alberto Bigoni al quale passava la patata bollente, suo malgrado capro espiatorio, rilasciano tali dichiarazioni, da far pensare che siano abitanti di un altro pianeta. Guido Fornoni afferma che «Si parlava in paese che sotto il piazzale fossero finiti alcuni camion di moquette», al termine di questa sconsolante dichiarazione, qualunque amministratore degno di tale nome, avrebbe dovuto obbligatoriamente accertarsi che tali affermazioni non corrispondessero a verità, come? Semplicemente mediante un’operazione per estrarre un campione cilindrico di roccia, comunemente denominata «trivellazione». Dalle dichiarazioni sconsolanti a quelle agghiaccianti, non rilasciate dal passante di turno, ennesima vittima dell’intervistatore irriducibile e colto alla sprovvista, bensì chi ora ricopre l’incarico di Presidente del Parco Orobie Bergamasche, ovvero Yvan Caccia, che con una dichiarazione angelica afferma «Ho sentito anch’io delle voci, si favoleggiava anni fa, poi a impianti aperti non potevo certo andare a fare dei buchi». A prescindere che alla luce dei fatti, «non erano favole», il medesimo suggerimento dato a Guido Fornoni, sarebbe dovuto valere anche per l’ultimo dichiarante, è opportuno forse informare lo stesso, in materia di carotaggi, che Valcanale non è situata in Valtournenche nemmeno in Val Senales o ai piedi del Cervino, ove gli impianti sciistici funzionano anche nella stagione estiva, lo sfortunato intervistato, sia certo, l’arrampicamento sui vetri quale pratica sportiva è destinato inevitabilmente a fallire, non perché non è contemplata dal Coni, ma perché inattuabile e in aggiunta piuttosto ridicola. In merito poi al fatto che «Queste inchieste giornalistiche, non fanno bene al territorio», è d’obbligo chiedersi di cosa si debba occupare la stampa, se non produrre inchieste giornalistiche che portino all’attenzione della collettività le storture e i guasti del sistema amministrativo e politico, mi auguro che Yvan Caccia non abbracci la tesi di Gustave Flaubert, il quale affermava che «Sentiva un profondo disgusto per i giornali, ossia per l’effimero, per il transitorio, per quanto oggi è importante, ma domani non lo sarà più», ma che abbracci piuttosto quella del Mahatma Gandhi, per il quale «Il solo scopo del giornalismo dovrebbe essere quello di servire la collettività.», proprio come ha fatto questo periodico, che ha saputo indagare sulla malefatta in questione. Alla luce di tali avvenimenti, dovrebbe essere sancito l’obbligo, dopo la dismissione di aree predefnite, anche il carotaggio, per verificare se le norme previste siano state rispettate, il territorio della «Cava della Valzella», potrebbe inaugurare questa sperimentazione. In questa fantasmagorica «Sagra dell’ignavia», come dimenticare i protagonisti più prossimi al problema, i Consiglieri eletti con i voti di Valcanale, dov’erano? «Forse troppo occupati a controllare la tenuta dei massi in bilico, dopo la frana di Bani!», ahinoi, vedevano la pagliuzza nell’occhio del loro vicino, ma non la trave nel loro occhio! In un Paese “normale” certi personaggi sarebbero additati al pubblico ludibrio, se avessero l’ardire di ripresentarsi alle successive consultazioni elettorali, purtroppo li rivedremo, magari comodamente seduti, indifferenti, sul medesimo scranno, ma per favore, un minimo senso del pudore, non dite poi «Noi non lo sapevamo!».