L’INTERVISTA DI ARABERARA A VALENTINO ROSSI – L’Ottava meraviglia di Valentino: “La moto la si sente viva perché… è viva!”

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    (dal 16 gennaio 2009)

    Valentino Rossi sta ricaricando le batterie per ripartire da dove aveva finito, primo posto, ottavo mondiale. Comincia un anno difficile per i motori, Formula 1, rally e motomondiale dopo anni di spendi e spandi devono fare i conti con la crisi, ritiri e tagli sono previsti dappertutto, anche in Yamaha, anche se il team manager Davide Brivio ha dichiarato che: “Per ora noi tagliamo su trasferte e logistica, per la moto nessun taglio”.
    Ma intanto Valentino preferisce raccontare il suo recente passato, la sua ottava meraviglia, festeggiata nella sua Tavullia, che i grandi eventi si festeggiano in casa, tra famiglia e amici. Un’intervista un po’ faticosa da ottenere, dopo giorni di contatti e rinvii, alla fine ci siamo. L’Ottava Meraviglia, l’ottavo mondiale dopo due anni di digiuno e problemi meritava qualche cosa di speciale, Valentino subito dopo la vittoria l’ha buttata sull’ironia e si era presentato con la maglietta indossata subito dopo la vittoria: “Scusate il ritardo”. Lui tornato spaccone e guascone come un cowboy che si è preso la rivincita in un duello.
    E’ stato detto che la moto è il cavallo dei nuovi cowboys, quelli sanno essere tutt’uno col loro cavallo.
    La moto la si sente sotto “viva”: “La moto la si sente viva perché… è viva! Sì, la moto ha sicuramente un’anima, non è solamente un pezzo di ferro. Bisogna ascoltarla e capirla. Diciamo che il trucco sta nell’essere un suo buon amico”.
    Dell’Ottava Meraviglia ne hanno parlato tutti, Valentino quelle meraviglie le ha costruite in 30 anni, la sua età, e allora proviamo a ripercorrere i suoi anni e non le sue vittorie: “Che in fondo è quello che conta, come una squadra di calcio quando fa la preparazione”.
    Cominciamo. Il primo regalo che ti hanno fatto. “Il primo regalo, onestamente, non me lo ricordo… Vi posso dire qual è il primo regalo che ricordo, ma non so se fosse proprio il primo… Comunque, una piccola bicicletta. ‘Piccola’, lo dico adesso, perché allora mi
    sembrava molto grande!”.
    All’asilo ti annoiavi? “No, assolutamente! Anzi, mi divertivo molto. A differenza di molti, ricordo perfettamente il periodo dell’asilo. Fu molto divertente, me lo ricordo molto bene”. Triciclo o subito kart? “La prima ‘cosa’ con le ruote che ho guidato in vita mia è stato
    un triciclo. Il kart è arrivato dopo…”. Papà Graziano com’era in casa? “Era molto
    divertente, aveva un sacco di idee ‘strane’… Con lui mi divertivo e mi diverto molto
    anche oggi”.
    E’ vera quella storia che papà, per fare uno sberleffo al team manager Roberto Gallina, girava con una gallina al guinzaglio? “Non è esattamente così… Non era per prendere in giro Gallina. Era solo uno scherzo che Graziano aveva pensato con i suoi amici, una bravata… Era andato in giro per Pesaro con una gallina al guinzaglio, ma era solo un gioco…”. Da bambino avevi un mito, cosa sognavi di fare, chi volevi diventare? “Il mio
    mito era Nigel Mansell! Il Leone! Volevo diventare a tutti i costi un pilota di F1. Come Mansell”.
    Il calcio: perché l’Inter? “Mah, me lo chiedo sempre anche io… (Ride) A parte gli scherzi, sono diventato interista quando avevamo Ronaldo. E da allora il mio cuore è sempre stato nerazzurro”.
    Dicono che i tifosi dell’Inter siano speciali. E tu sei speciale… Oltre che in moto in che cosa
    ti senti speciale? “Non saprei… In una cosa, forse, mi sento un po’ speciale: mi sento un ‘amico speciale’, speciale nel non tradire”. A scuola eri un ribelle? C’era il bullismo? “No, bullismo mai. Avevo troppe cose da fare e alle quali pensare per perdere tempo con il bullismo… Non ero neanche un ribelle”.
    Torniamo al kart e alla minimoto: che differenza c’è tra guidare un’auto e una moto? Tu fai anche i rally. E vuoi riprovare con la Ferrari…
    “Io sono sempre stato appassionato di macchine da corsa, anche se ho una certa predilezione per le moto. Guidare la macchina mi dà una grande emozione, mi dà gusto, ma guidare la moto è un’emozione unica…”.
    Per i ragazzi che sognano il motorino tu sei un mito: come te si nasce o si può diventare come te?
    “Io sono uno sportivo e nella mia ‘professione’, così come in ogni altro ambito della vita, il successo dipende da quanta passione si ha per ciò che si vuole fare. Io, di passione ne ho sempre avuta tanta. Con un po’ di allenamento, se uno ha grande passione, può diventare un buon pilota”.

    Le poche volte che perdi sei incazzato, geloso, o hai la filosofia del “ci può stare”? “Non c’è
    dubbio: sono assolutamente incazzato!”. Tu sei riuscito, anche nei due anni scorsi, a non essere antipatico, quando ti hanno lasciato libero di essere te stesso. Fino a che punto ti programmano la vita? “Attualmente, da uno a cento, zero! Da un po’ di tempo a questa parte la mia vita me la programmo e gestisco da solo”.
    Certi giorni non pensi che adesso potresti godertela, la vita, e basta? “Per me ‘godermi la vita’ significa fare uno sport di cui sono innamorato al massimo livello. Impegnarsi per qualcosa, per me, è essenziale. 

    Se stessi a casa mi annoierei subito…”. Valentino interista. Cosa pensi di Mourinho? “Mourinho mi piace perché ha grande personalità. Mi piace il rapporto che instaura con i suoi giocatori. È un allenatore ‘duro’, ma molto intelligente”.
    Nello sport essere giovani è relativo. A febbraio compi 30 anni ma avevano già cominciato, prima del mondiale conquistato in Giappone, a dire che eri uno della vecchia guardia… Ti senti ringiovanito? “Onestamente non mi sento ringiovanito perché non mi sono mai sentito vecchio! Penso che potrò guidare una MotoGP per altri due anni. Chi diceva che ero ‘vecchio’, era arrivato a delle conclusioni un po’ troppo affrettate”.
    Hanno scritto che non avevi più stimoli e le sconfitte te li hanno ridati. Ma non devi battere l’altro record di Agostini e Ubbiali, due bergamaschi, quello dei campionati del mondo e dei gran premi vinti? “Non ho mai corso per i record, però ora che si cominciano a raggiungere numeri così importanti, un occhio lo si dà… Lo stimolo, comunque, è la voglia di vincere. Solo questo. Gli stimoli non li trovi nei record”.
    Comunque ti hanno definito il miglior pilota di tutti i tempi. Tu l’hai sempre saputo, no? Hai vinto su tutte le piste del mondo e hai il record di vittorie (70) tra 500 e Moto GP. “Secondo me è impossibile dire chi sia il pilota più forte di tutti i tempi, perché è impossibile fare un confronto tra ‘ere motociclistiche’ diverse… Diciamo che sono tra i primi tre. Questo mi basta”.
    Sai che la Ferrari dicono non abbia mai amato i piloti italiani per paura che la loro fama oscurasse il marchio. Un po’ quello che temeva la Honda con te. Tu non ti sei accasato con la Ducati per la stessa paura alla rovescia? “Non proprio… Dopo l’esperienza con Honda ho
    cercato una squadra in cui le persone mi dessero fi ducia. E ho scelto Yamaha!”. La Yamaha era una moto “mediocre”. Tu le hai fatto vincere tre campionati del mondo. Ci sono piloti anche in Formula Uno che guidano benissimo ma non capiscono niente di motore. Tu come fai a capire cosa si deve cambiare? “Penso che nel motociclismo il contributo del pilota sia molto più importante che in F1. Sono sempre stato un collaudatore preciso, e con gli anni l’esperienza mi ha portato a migliorare ulteriormente”.
    C’è una tua immagine: sei seduto sul guard rail, abbracci il casco e hai la testa giù. Sembra che pianga e invece hai vinto. La tua immagine è di allegria: ti tieni dentro le malinconie o non ne hai? “Ho momenti di malinconia come tutti gli essere umani. E quando capita, condivido quei momenti con le persone a me più vicine: la famiglia, gli amici, il mio cane… Come tutti…”.
    A vedervi sembra non facciate una gran fatica, sia solo una questione di equilibrio. Anche perché alla fine salti come un grillo. Invece… “…invece il motociclismo è uno sport molto faticoso e l’allenamento fisico è molto importante. Naturalmente non è importante come nell’atletica leggera, ma nella guida di una moto, così come di una F1, la forza e la resistenza dei muscoli hanno un ruolo primario. L’allenamento è essenziale”.

    Chi ti sta sulle scatole in modo particolare? “Quelli che non fanno la fi la al supermercato…” (ride). E i tuoi amori? “La mia moto, la mia famiglia, i miei amici, le mie amiche… il mio cane e… l’Inter! Naturalmente non sono in ordine di importanza!”.
    Torniamo all’Inter: chi è il giocatore che secondo te ti rappresenta meglio? “Marco!” (Materazzi). Perché Materazzi ogni tanto è preso di mira dagli arbitri? Perché a suo modo è un ribelle come te? (Ride) “Perchè ha una brutta ‘nomea’ e alcune volte in campo non riesce a mantenere la calma. E poi perchè ha troppi tatuaggi!”. All’Inter hai molti amici… “Materazzi e Stankovic. Poi Balotelli: ci sentiamo sempre, vuole il mio casco e lui mi dà la maglia. Gli ho detto: è uno scambio un po’ sfigato per me, almeno devi fare 10 gol prima di avere il mio casco! Per me é fortissimo, è un grandissimo talento ed è giovanissimo”. Tu fai uno sport individuale, il calcio è uno sport di squadra. Che giocatore saresti, in che ruolo ti vedi? “Io sono mancino, quindi giocherei a sinistra. Di sicuro in attacco.
    Sono un ‘offensivo’…”. Come ti vedi fra 10 anni? “Mi vedo su una macchina da rally!”.
    Un altro Rossi, Vasco Rossi, è un appassionato di moto e un tuo tifoso, a suo modo personaggio come te, con la musica come sei messo? “Sono un grande appassionato di musica. Mi piace moltissimo e l’ascolto sempre: prima di andare a letto, mentre sono in macchina, in aereo, mentre mi alleno… La musica è una costante della mia vita. È una necessità”.
    Ti hanno fatto Dottore honoris causa, qualcuno ha fatto dell’ironia e tu ti sei messo il titolo sulla schiena, anzi, sul fondo schiena, sempre inquadrato: “Il soprannome ‘The Doctor’ è
    arrivato molto prima della laurea. È stato un bel momento, una grande onorificenza. E soprattutto, mia mamma è stata contentissima!”.
    Appena vinto il titolo nessun politico ti ha chiamato? L’Italia come è vista nel tuo mondo? “No, nessun politico. Nel mio mondo l’Italia è vista… dagli italiani. Ce ne sono tantissimi nel Motomondiale. Gli italiani hanno una passione smisurata per le moto. E in moto si sono sempre fatti valere, mi basta questo”.