Medici di Base: via il numero chiuso. Le Farmacie centri di servizi: “Ma per una decina d’anni saremo in grande emergenza”

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    (Dal 3 maggio 2024) Il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha adottato la settimana scorsa, praticamente all’unanimità, il testo base «per dire basta al numero chiuso a Medicina». Aprendo quindi la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Il numero chiuso resisteva da 25 anni. Contrario l’Ordine dei medici che difende il suo feudo. Ma per vedere gli effetti di questa decisione (il “testo base” dovrà essere approvato in aula e poi alla Camera) ci vorranno comunque una decina d’anni. Nel frattempo, in questo decennio vedremo aumentare la carenza dei medici di base (per i pensionamenti). E allora ecco un Disegno di Legge (anche questo all’inizio del suo percorso parlamentare) che trasformerà le farmacie in “piccoli ambulatori”, definizione semplicistica ma efficace: diventeranno “farmacie dei servizi” con apposita insegna che si aggiungerà a quella classica della “croce verde” che segnala le farmacie. Sono quasi 20 mila in Italia. Potranno fare vaccinazioni, tamponi diagnostici salivari e orofaringei con la raccolta dei campioni e servizi di telemedicina e altri servizi la cui definizione tecnica è di difficile comprensione ma ovviamente ampliano comunque i servizi sanitari. Ne parliamo con un farmacista di lungo corso, il dottor Alberto Re che ha la sua farmacia a Rovetta. “Mi sono laureato nell’87, prima la farmacia l’aveva mio padre”. Come sono cambiate le farmacie da quando hai cominciato 37 anni fa? “Sono cambiate tantissimo, non sono più solo un negozio dove si vendono farmaci ma sono diventate dei fornitori di servizi. Il cambiamento è cominciato una decina di anni fa ma adesso sta aumentando. Intanto si fa consulenza all’utente che magari non ha accessibilità immediata al medico di famiglia e viene a chiedere consigli. Poi servizi come misurazione della pressione e molte fanno tamponi, esami del sangue, vaccini… Adesso verranno ampliati questi servizi”. A proposito di… tamponi, non è che scaricano su di voi servizi sanitari riservati ai medici solo perché mancano i medici? Detto brutalmente, c’è da fidarsi? “La laurea in farmacia è una laurea sanitaria, soprattutto le lauree recenti hanno un’impronta molto più sanitaria, rispetto a quelle di un tempo che erano più… chimiche. Poi noi continuiamo fare corsi di aggiornamento, come per i vaccini abbiamo frequentato corsi universitari, così per fare le analisi, così come lo screening del colon retto… insomma un sacco di corsi e certificazioni”. In pratica dovete fare supplenza alla carenza dei medici. “Non è proprio una supplenza, perché il medico è insostituibile, ma facciamo da filtro. E poi abbiamo fatti corsi di aggiornamento sul pronto soccorso, sull’uso dei defibrillatori, a me è capitato di dover utilizzare il defibrillatore diverse volte, diciamo che siamo un presidio che riesce quantomeno a consigliare e aiutare gli utenti…”. Anche di notte. “Abbiamo una reperibilità notturna a turni, io ne faccio più di un mese all’anno, poi io apro 365 giorni l’anno la farmacia e durante la settimana faccio l’orario continuato”. La gente preferisce venire da voi piuttosto che ricorrere alla guardia medica che magari è lontana, come sta succedendo da qualche tempo. “No, la gente viene da noi per sapere dove rivolgersi, espone le sue necessità e noi li indirizziamo verso la guardia medica, verso il pronto soccorso, verso gli specialisti, verso il medico di base qualora esista e sia reperibile e abbiamo fatto e facciamo il servizio di Cad, indirizzando verso medici gli utenti che non hanno il loro medico di base”. La tua farmacia è un porto di mare. Com’è vissuta in zona la situazione della carenza dei medici? “Purtroppo, il numero chiuso delle Università ha prodotto questa situazione. Guarda che mancano anche i farmacisti, certe farmacie non trovano professionisti per fare l’orario continuato. La mancata programmazione dei bisogni dei territori adesso farà peggiorare la situazione con molti medici che andranno in pensione. Se si provvedesse ad eliminare il numero chiuso a medicina gli effetti li avremo tra una decina d’anni. Ma non basta aprire le università, bisogna anche abbassare i costi delle università, per una laurea in medicina ci vogliono sei sette anni, dare aiuti alle famiglie perché uno che si trova fino a 25-26-27 anni senza un reddito e con costi di studio altissimi magari si scoraggia.

    In tutti i casi abbiamo davanti una decina d’anni molto critici”. In Inghilterra dove hai una figlia all’università, mi dicevi che è un po’ diversa la situazione. “Solo perché la laurea in farmacia è più simile a quella di medicina, possono fare anche le ricette mediche. Quando mia figlia sarà laureata, con i nuovi studi, sarà più medico che farmacista. Questo l’hanno fatto per sopperire alla carenza dei medici che in Inghilterra è ancora più critica che da noi”. Però in prospettiva fare il medico significa anche avere poi un reddito non disprezzabile… “Il problema sono i costi elevatissimi per arrivare alla laurea, tra alloggi (a Milano almeno 600-700 euro), le tasse universitarie, i libri, e poi vivere a Milano costa; quindi, uno comincia a lavorare a trent’anni. E poi in Italia i medici sono sottopagati rispetto all’estero. E poi la specializzazione. Un giovane medico non trova posto, se pensi che il Niguarda ha quattro posti per specializzandi in cardiologia, perché la specializzazione si fa in ospedale, ma se gli ospedali non li prendono perché hanno un costo…”. Insomma, ci aspettano dieci anni di emergenza. “Sì, per almeno dieci anni saremo in emergenza sanitaria. E bisogna investire nelle università e aiutare le famiglie degli studenti, perché avere un figlio che studia in università sei sette anni non è banale”.