UNA FOLLA PER IL “PROFETA” DON ANDREA GALLO

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    “Ho visto nascere la democrazia quand’ero ragazzo, a 17 anni. Adesso che sono vecchio e sto per morire, assisto alla sua morte, all’eutanasia della democrazia. A me non interessa chiedervi se siete o non siete credenti, vi chiedo però se siete credibili. E’ questo che un giorno Dio chiederà a ciascuno di noi”

    “Quando tornate a casa troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite che questa è la carezza di un … Pappagallo”. Con questa frase don Andrea Gallo ha salutato i numerosissimi uomini e donne, ragazzi e anziani che sono andati ad ascoltarlo a Luzzana, in Valle Cavallina, mercoledì 14 novembre. La battuta si rifà ad un episodio avvenuto una sessantina di anni fa, quando il giovane Andrea si trovava a Torino, tra i Salesiani di San Giovanni Bosco. “Eravamo tutti giovani chierici, io ero il più grande perché sono entrato tra i Salesiani nel 1948, a 20 anni. C’era un sacerdote molto anziano, pensate che aveva conosciuto don Bosco, che è morto nel 1888. Il vecchio prete era seduto su una poltrona di fronte a noi con in testa il tricorno, quel cappello che portano ancora i cardinali e i vescovi. Noi eravamo in fla per salutarlo, dirgli il nostro nome e baciargli la mano. Io ero l’ultimo. Quando è il mio turno mi avvicino, mi piego verso di lui e mi chiede: ‘come ti chiami’? Rispondo: ‘chierico Gallo’. E lui: ‘Come? Parla più forte’. Io alzo la voce: ‘chierico Gallo’. E lui: ‘chierico Gallo, tu non diventerai mai Papa, perché ti dovrebbero chiamare Papa Gallo”. Nasce da qui l’ultima di una lunga serie di battute che hanno scandito il lungo intervento, oltre due ore, del vecchio leone genovese, il prete di strada, santo per alcuni ed eretico per gli altri, il sacerdote amico di gay, prostitute, tossicodipendenti, anarchici, comunisti e via dicendo, il severo censore dei benpensanti, degli ipocriti, dei poteri forti, della stessa gerarchia ecclesiastica. Del resto, don Gallo ricorda le parole di Gesù dette ai discepoli: “I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli”. Può piacere o non piacere don Gallo, si può essere d’accordo con ciò che dice o si può essere in totale disaccordo. Ma non si può restare indifferenti, non si può non fermarsi e pensare: “chissà, forse ha ragione lui”. Se è vero, come dice il prete genovese, che nessuno ha in tasca la verità, neanche il Papa e i vescovi, è altresì vero che lo stesso discorso dovrebbe valere anche per lui.

    E’ però così essenziale che uno abbia in tasca tutta la verità? O è forse più importante che una persona, con le sue parole e la sua testimonianza di vita, ci aiuti a ragionare, a pensare, per poi camminare andando incontro alla verità con le nostre gambe? Vescovi: pastorale e… grembiule Ad ascoltare don Gallo c’erano varie centinaia di persone, la chiesa di Luzzana era stracolma. Non ho mai visto una chiesa così piena di gente. Perché l’incontro è avvenuto in una chiesa? Don Gallo parte da lontano, dall’antica lingua greca. “Chiesa deriva dal greco ‘ecclesia’, che signifca assemblea. Aveva lo stesso signifcato anche presso i latini. Noi invece chiamiamo chiesa un insieme di muri, un edifcio, ma c’è chiesa anche in mezzo a un prato, non ha importanza trovarsi in una grande cattedrale o in una chiesetta di campagna, l’importante è che sia presente un’assemblea di persone. La Chiesa è un’assemblea e in ogni assemblea c’è libertà di parola, tutti devono essere liberi di dire la propria opinione. Nessuno è più grande degli altri nella Chiesa, così dovrebbe essere. Poi naturalmente deve esserci una gerarchia, un magistero, ma questo magistero non deve essere opprimente. Ricordate che Gesù ha detto ai suoi discepoli di andare a servire gli altri e non a farsi servire”. E qui parte una serie di battute e considerazioni sulla Chiesa. Il Papa. “Tempo fa mi è stato chiesto da alcuni preti se potevo andare con loro dal Papa a Castel Gandolfo. E’ la villa più bella del mondo, non parliamo poi del Vaticano. Ma io dico ‘caro Papa, io ti riconosco come mio pastore, come Pietro, ma come può il successore di Pietro vivere circondato da camerieri e guardie svizzere, vivere in palazzi così lussuosi? E qui vi chiedo di pregare per il maggiordomo del Papa, pregare affnchè il Papa gli conceda la grazia. Possibile che lui sia l’unico colpevole? Non è possibile”. I vescovi. “Quando uno viene ordinato vescovo viene rivestito con tutti i paramenti sacri, gli si dà il pastorale, sulla testa gli viene messa la mitria, c’è però un indumento che non gli viene dato, quello più importante. Nell’Ultima Cena, quella che io preferisco chiamare la prima Messa, Gesù si mette il grembiule per lavare i piedi agli apostoli. Ecco cosa manca! Ecco cosa manca ai vescovi, il grembiule per servire gli altri”. Eminenza, la sessualità è dono di Dio o del Diavolo’? Il rapporto tra don Gallo ed i vescovi non è dei migliori. “Possibile che non ci sia mai stato un vescovo che mi abbia dato ragione? Neanche uno”. E qui parte una serie di aneddoti sui rapporti con i 5 arcivescovi che si sono succeduti sulla cattedra genovese dal dopoguerra ad oggi, i cardinali Giuseppe Siri (1946-1987), Giovanni Canestri (1987-1995), Dionigi Tettamanzi (1995- 2002), Tarcisio Bertone (2002- 2006), Angelo Bagnasco (dal 2006). Per Tettamanzi traspare una certa simpatia. “Un giorno gli ho chiesto: ‘Eminenza, la sessualità è dono di Dio o del Diavolo’? Lo chiedo anche a voi, è ovvio, la sessualità è dono di Dio, anche il piacere. Ho quindi detto a Tettamanzi: ‘pensi che scopata che si sono fatti i suoi genitori quella notte in cui è stato concepito’. Lui è imbarazzato, gli dico: ‘va be’, diciamo che hanno fatto l’amore’. No, non va bene neanche quello. Allora diciamo che si sono uniti santamente sotto le lenzuola per mettere al mondo un bambino”. Il referendum “abortito” Tocca al vecchio cardinal Canestri, oggi ultranovantenne. “Vengo chiamato in Curia per la storia dei preservativi. Un prete mi dice: ‘non usare quella parola perché sua eminenza è un sant’uomo semplice, se dici preservativi lo fai svenire’. ‘Va bene’, dico io, ‘dirò proflattico’, ma non andava bene neanche quello, l’unica parole accettabile è anticoncezionali. Vado dal cardinale e mi fa tutta una serie di osservazioni. Io gli dico: ‘Eminenza, lei lo saprà meglio di me, ma il Concilio ha parlato del primato della coscienza individuale, io agisco seguendo la mia coscienza’. A lui però la cosa non andava bene. Qualche giorno dopo mi arriva una sua lettera nella quale mi chiama ‘fgliolo’ e scrive che è vero ciò che gli avevo detto sulla coscienza, aggiungendo però che questa deve essere soggetta alla verità”. Dall’attuale arcivescovo Bagnasco don Gallo è stato richiamato per la questione dei transessuali. “Mi dice: ‘questa storia dei trans non va bene’ e io a chiedergli: ‘Eminenza, ma i trans non sono anche loro fgli di Dio’? Come può la Chiesa non essere vicina a tutte queste persone?”. L’attuale segretario di Stato Bertone viene tirato in ballo a proposito della mobilitazione voluta dal cardinal Camillo Ruini per far fallire il referendum sulla fecondazione artifciale. “E’ stata una cosa assurda invitare i cittadini a non andare a votare. Solo il 24% è andato a votare, il referendum è fallito e Bertone tutto contento che mi dice ‘vedi come sono maturi gli italiani, così abbiamo protetto la vita’. E io a dirgli ‘Tarcisio, proprio tu che sei un esperto di diritto canonico dovresti sapere che avete sbagliato’. Adesso c’è preoccupazione perché più della metà non vuole andare a votare. Questo è il risultato, è così che muore la democrazia”. L’Italia prosciugata da Tremonti Don Gallo teme veramente per la tenuta del nostro sistema democratico. “Ho visto nascere la democrazia quand’ero ragazzo, a 17 anni. Adesso che sono vecchio e sto per morire assisto alla sua morte, all’eutanasia della democrazia”. E qui torna utile il greco antico. “Democrazia deriva dal greco ‘demos’, che signifca ‘popolo’ e ‘cratos’, cioè ‘potere’, quindi ‘potere del popolo’. Ma oggi, in Italia, il potere è veramente nelle mani del popolo? No, non è così”. Don Gallo ce l’ha con chi ha governato l’Italia in questi decenni, da Silvio Berlusconi a Mario Monti, passando per il ‘Celeste’ Roberto Formigoni. E qui entra in campo la dirompente ironia del prete ribelle. “L’Italia è un bellissimo paese, una stupenda penisola bagnata da tre mari e prosciugata da Tremonti”. E poi un sogno fatto da don Gallo. “Ho sognato di essere il consigliere spirituale di Papa Ratzinger. Nel mio sogno un giorno si ferma davanti a casa mia una grande macchina targata SCV, che signifca Stato della Città del Vaticano, ma io aggiungo ‘Se Cristo Vedesse’. Sono invitato ad un’udienza dal Papa, vado a Roma e il Papa mi dice: ‘don Gallo, io e il mio predecessore abbiamo sostenuto Berlusconi ma adesso ho qualche dubbio. Secondo lei, Berlusconi è uomo di fede’? E io gli rispondo: ‘No Santità, è Fede che è uomo di Berlusconi’”. Il Vangelo secondo De Andrè I presenti ridono e applaudono. L’anziano prete riprende e continua ad annunciare la sua buona novella, che ha come punti di riferimento il Vangelo e la Costituzione. “Il messaggio cristiano è un messaggio di amore, di fratellanza. Come si può defnirsi cristiani e alzare i muri contro il diverso, allontanare gli immigrati, gli ultimi? Non è un atteggiamento cristiano. Non è obbligatorio essere cristiani, se uno non condivide il messaggio d’amore evangelico può scegliere un’altra religione. Trovo il Cristianesimo in tanti atei, tossicodipendenti, prostitute ma non lo vedo in tanti cosiddetti credenti”. E qui cita Norberto Bobbio. “Non bisogna distinguere tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti”. Si rivolge quindi ai presenti. “A me non interessa chiedervi se siete o non siete credenti, vi chiedo però se siete credibili. E’ questo che un giorno Dio chiederà a ciascuno di noi”. E poi, “un giorno ho detto ad un cardinale che secondo me i Vangeli canonici sono cinque. Oltre ai 4 che conosciamo ce n’è un altro, quello secondo Fabrizio de André, un Vangelo fatto di poesia, di musica, di nonviolenza”. Secondo don Gallo anche i 10 Comandamenti dovevano essere 11. “Manca l’undicesimo: ‘ama la Terra’. Per capire quando è nato il movimento ambientalista basta leggere alcuni passi del Cantico delle Creature di San Francesco”. Troppi No dei Vescovi Si parla poi di Costituzione. “La nostra Italia è una repubblica, è democratica, è laica. Sì, laica. Mi arrabbio quando sento i vescovi intromettersi nella vita politica. No al divorzio, no all’aborto, no alla fecondazione artifciale, no all’eutanasia, no al sesso prima del matrimonio, no a questo e no a quello. Ma che amore è questo? Che buona novella è? Più che portare amore portate sfga”. Don Gallo dice quindi la sua su tutti i temi etici, dall’aborto all’omosessualità e su questo campo dice l’esatto contrario di ciò che affermano il Papa, i vescovi, la Chiesa. Sbaglia lui o gli altri? O ha ragione la gerarchia o ha ragione lui. O forse c’è una via di mezzo, su alcuni argomenti ha ragione don Gallo e su altri ha ragione il magistero cattolico. Don Gallo ama la Chiesa, lo ha nuovamente ribadito. “La Chiesa Cattolica è la mia casa”. Parla poi di libertà religiosa, del primato della coscienza, dei palestinesi e degli israeliani, dei poveri e dei ricchi, degli ultimi e dei potenti. Parla del suo Cristianesimo da strada, quello che guarda agli ultimi, ai derelitti lasciati ai margini della società. Parla di speranza. “Il male è forte, ma la speranza è ancora più forte”. Guarda poi ai giovani, al futuro. “Siate accoglienti e non indifferenti. L’indifferenza è un male. Amate e lottate per la democrazia, per la libertà, perché ci sia una società più giusta”. Siri, Papa mancato Alla fne, tra scroscianti applausi, saluta tutti sollevando la bandiera arcobaleno. Don Gallo rimane sull’altare, si siede e accoglie il suo popolo. Una processione di fans va a chiedere un autografo. C’è la mamma che gli parla del fglio undicenne che ha qualche problema e qui scompare il grande polemista e compare il padre. Accarezza la donna. Qualcuno gli chiede dei cardinali Carlo Maria Martini e Angelo Scola. Le sue preferenze vanno ovviamente per il primo, anzi, critica la nomina di Scola fatta dal Papa. Non gli piace nemmeno il nuovo patriarca di Venezia, il genovese Francesco Moraglia. Troppo conservatore per i suoi gusti. Gli chiedo del cardinale Giuseppe Siri, suo arcivescovo per molti anni e punto di riferimento dei cattolici conservatori e tradizionalisti. Don Gallo ne parla bene. “Era un grande vescovo, molto colto. Era molto conservatore, ancora legato all’idea della Chiesa come società perfetta, ma a me voleva bene. Capiva che quello che facevo aveva senso ed era a fn di bene. Pensa che voleva che gli raccontassi le barzellette e lui si faceva delle grasse risate. Voleva sapere ciò che succedeva per le strade di Genova. Io ero spesso chiamato da preti e tribunali per ciò che facevo e dicevo. Venivo ripreso perché magari parlavo con Pannella. E’ un peccato grave? Io poi andavo dal cardinale Siri. Lui mi chiedeva: ‘cosa fai qui don Gallo’? Io gli dicevo che dovevo andare in tribunale, il tribunale ecclesiastico. Lui diceva: ‘dovrebbero pensare ad altro, non a te’. E così, a un certo punto, quando venivo convocato in tribunale non rispondevo più, non ci andavo e dicevo: ‘io rispondo solo all’arcivescovo’. E Siri non mi ha mai punito e neanche ammonito. Lui era un aristocratico, era presidente della CEI e andava in giro con una grande macchina, ma non lo faceva per sé stesso ma per la gloria di Dio. Il suo motto era ‘non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam’. Lui voleva il bene della Chiesa. Io non escludo che abbia rinunciato all’elezione papale”. C’è infatti una teoria secondo cui il cardinale Siri nel 1958 sarebbe stato eletto al soglio di Pietro ma, di fronte al pericolo che una così netta decisione del Conclave avrebbe diviso ulteriormente il mondo cattolico, alla fne avrebbe rinunciato all’elezione. “Un giorno gli ho raccontato una barzelletta che lo prendeva in giro parlando della sua sconftta in Conclave. Lui mi ha detto: ‘un giorno, quando si apriranno gli archivi vaticani, si saprà che Siri è tornato perdente ma non sconftto’. Io gli ho chiesto qual era la differenza, ma lui si è messo a ridere. Lui era così”. Don Gallo parla della sua amata Chiesa Cattolica. “La Santa Madre Chiesa è gloriosa, cioè fatta dai santi, non solo quelli presenti sugli altari, ma soprattutto da quelli sconosciuti. E’ penitente. Ed è semper reformanda, è questo che ha capito Angelo Roncalli”. Un Profeta E’ questo don Gallo, un po’ eretico e un po’ santo, come tanti santi del passato. Un uomo di parte, questo sì. Un profeta che su alcune cose magari può sbagliare, ma che sa far rifettere. E non è poco. Mentre mi dirigo verso la porta noto una ragazza, avrà al massimo 22 o 23 anni. Si trova di fronte alla statua della Madonna, accende una candela, fa il segno della croce e manda un bacio verso la Vergine Madre. E qui si vede la grandezza della Chiesa, di questa grande famiglia umana dove nessuno è di troppo, né a destra né a sinistra.