Valcanale sottoterra km di galleria e laghi

    0
    427

    Una scoperta di quelle che cambiano la… geografa se non la geologia. E anche la concezione della montagna e della vita. Che sembrava tutto sopra e invece il vero mondo a volte è sotto. Sotto metri di terra e di roccia. Dove non te l’aspetti o forse dove te l’hanno raccontato in faba o in sogno. Un altro mondo. Il vero mondo. O il mondo che non c’è più. Chi lo sa e chi se ne frega. L’importante è che sia mondo. Ma non parliamo di moquette, non questa volta. La zona è quella della Cima di Valmora, nel pressi del Passo del Re a Valcanale di Ardesio, già, Valcanale, la tanto vituperata ma anche amata Valcanale. Quella della discarica di moquette, quella degli impianti di sci chiusi da anni, quella della bonifca per farla rinascere, quella dell’eterno scontro tra l’attuale maggioranza e la Lega. E adesso lì sotto si apre un mondo che non ti aspetti, quasi che Valcanale volesse mostrare i muscoli, i muscoli di una bellezza che teneva dentro, ad aspettare che un principe azzurro travestito da speleologo venisse ad aprirle il cuore. Ad entrare dentro di lei. E così un gruppo di speleologi ha scoperto un mondo sotterraneo, gallerie e cunicoli, chilometri di un mondo sotterraneo pieno di colori e storia. Un altro mondo. “Lo abbiamo scoperto – spiega Stefano Masserini del gruppo speleologico Valseriana Talpe di Ponte Nossa – quasi per caso. Sapevamo che c’erano delle grotte in quella zona, lo pensavamo, perché è una zona impervia dove non era mai stato nessuno e con delle insenature particolari che facevano pensare a qualcosa di interno”. Le Talpe ci credono e trovano quello che nemmeno loro però si aspettavano di trovare: “All’inizio – continua Stefano – siamo saliti su per una parete di 200 metri per raggiungere una fnestra, un buco nero che ci sembrava una possibile entrata di una galleria ma si è rivelato invece solo una nicchia senza nessuna prosecuzione”. Falso allarme. Ma gli speleologi futano che c’è qualcosa, l’istinto di chi cerca la vita sottoterra non sbaglia, non può sbagliare. “Siamo scesi verso il basso e abbiamo notato un’apertura, l’abbiamo raggiunta e siamo entrati, dentro una grotta grande, che si inflava in cunicoli sotto terra, bellissima, da lasciare senza parole”. Un mondo dentro il mondo. Il cielo che diventa terra e la terra che diventa cielo, una concezione che si ribalta e la scoperta che diventa realtà. Il gruppo continua, va avanti e scopre un mondo sotterraneo inesplorato, vergine, che aspettava solo che qualcuno si accorgesse di lui, che lo svegliasse dal torpore di millenni: “Grotte con una morfologia davvero particolare – continua Masserini – con gallerie che si sviluppano per chilometri, sinora siamo arrivati a tre chilometri, quasi tutte percorribili, bellissime, grandi, solo in poche parti ci sono stati dei crolli, grotte molto vecchie geologicamente che nessuno aveva mai scoperto prima. Grotte antichissime, tutte da scoprire, sarà un lavoro lunghissimo, ma il via c’è stato e adesso chi ci ferma più”. Già. Che le scoperte sono come un flo di Arianna, si comincia e si prosegue all’infnito, e magari qualcun altro prosegue al posto tuo. Senza fne. Ed è sempre un inizio, il gruppo delle ‘Talpe’ è di 5, 6 persone: “Ma il mondo della speleologia – commenta Masserini soddisfatto – è trasversale, siamo una grande famiglia e così arrivano speleologi da altri gruppi, ci si scambia sempre, e qui ne arriveranno tanti”. La scoperta risale al novembre 2012, poi mesi e mesi di lavori in silenzio, un lavoro certosino e di pazienza, di coraggio e volontà per riportare alla luce quello che luce è davvero, il cuore della terra: “Abbiamo avanzato piano piano, ci vorranno anni, tanti anni ma un passo per volta andiamo avanti, di ARISTEA CANINI SOTTOTERRA CHILOMETRI di gallerie e laghi ARDESIO – SENSAZIONALE SCOPERTA… gli speleologi scoprono un mondo sotterraneo la speleologia non è fretta, è passione”. L’idea è quella di aprire un mondo sotterraneo a tutti? “Proprio a tutti no, perché bisogna essere preparati per scendere sotto terra, bisogna conoscere le tecniche di progressione, altrimenti si rischia, bisogna essere in sicurezza, però far conoscere questo mondo a più gente possibile è una cosa davvero suggestiva e affascinante”. Una scoperta che è solo all’inizio: “Le gallerie – continua Masserini – si sviluppano in tante direzione, verso il basso e verso l’alto, un labirinto di cunicoli e pozzi molto vari, e poi c’è il vento, il vento forte là sotto e quando si sente una corrente d’aria così importante vuol dire che c’è ancora molto da esplorare. Sono segnali precisi che ci dà la terra e la terra non sbaglia”. Un mondo sotterraneo… in altitudine: “Perché l’ingresso è a 1680 metri ed è esposto a nord, e quest’anno con tutta la neve che è caduta siamo fermi da mesi, riusciremo a riprendere l’attività a maggio”. Intanto però l’attività non si ferma, perché oltre all’esplorazione c’è anche la fase di studio: “Siamo in contatto con un geologo del CNR dell’Università di Milano che ci sta aiutando a capire dal punto di vista geologico come si è formata questa grotta per avere un supporto preciso in campo scientifco”. Insomma, siamo solo all’inizio: “E’ un versante impervio, a nord della catena montuosa che va dalla Corna Piana fno al Monte Secco, un ambiente severo e diffcile da perlustrare tuttavia le numerose aperture che si vedono occhieggiare dalle sue pareti sono sempre state oggetto di sfrenate fantasticherie”. E così dopo il tentativo a vuoto del buco nero che non era altro che un rifugio per licheni il gruppo non si è perso d’animo e a metà novembre del 2012 ci ha riprovato: “La salita non è diffcile ma scomoda, soprattutto per un tratto che ci costringe ad arrampicare tra i mughi su un pendio quasi verticale. Questa volta la grotta c’era: nell’era delle disostruzioni, non sembra vero trovare un ingresso ampio, bello e inesplorato. I primi 500 metri sono costituiti da una antica condotta, pianeggiante e ventosa, che punta dritta a sud, verso la sorgente Nossana, la più importante della bergamasca. Subito si parla di ‘collettore’ ma più avanti le cose cambiano. Arrivati su un ramo attivo, si risalgono camini e si trova un nuovo piano di gallerie fossili da cui alcuni pozzi cadono su altri rami attivi. Con metodo abbiamo esplorato tutte le diramazioni. Molte si ricongiungono con i rami principali mentre quelle che si sviluppano verticalmente, tutte attive, terminano in grandi frane. Fa eccezione un grande pozzo di cui non abbiamo ancora raggiunto il fondo. La galleria principale termina con una frana che sembra superabile, se non direttamente, da almeno un paio di altri punti. Ad ogni modo c’è circolazione d’aria ovunque e risulta diffcile assegnare le priorità ai lavori da fare”. Attualmente la via di accesso è attrezzata con corde fsse e corrimano. La grotta si apre a 1.688 metri di quota e si sviluppa per quasi tre chilometri (rilevato 2.496). Il dislivello complessivo è di 179 m (+ 101 m -78 m). “La cavità – continua Masserini – si sviluppa nel Calcare di Camorelli e segue il sovrascorrimento del Camorelli con il sottostante Calcare di Esino. Il ramo principale punta ad ovest, verso il Pizzo Arera, zona ricca di cavità di grande importanza esplorate nell’ultimo ventennio principalmente dagli amici del G.S. Bergamasco ‘Le Nottole’. La cosa curiosa è che sia le grotte in Arera che 5 in Condotta (gli speleologi hanno chiamato così le grotte che hanno trovato, ndr) si comportano da ingressi bassi nonostante la quota d’ingresso abbastanza elevata. Sarà quindi interessante proseguire con le battute esterne per individuare gli agognati ingressi alti”. E in Comune il sindaco segue da vicino quanto sta succedendo: “Una scoperta sensazionale – spiega Alberto Bigoni – sembra che ci siano anche laghi sotterranei, andiamo avanti e vediamo dove si arriva, certo è che questo mondo sotterraneo ci lascia senza parole”. Viaggio al centro della terra, non più nella versione di Giulio Verne, ma in quella nostrana delle Talpe di Ponte Nossa.