«Il 27 maggio chiude l’ultimo e unico negozio di Azzone. E quando chiude l’ultimo negozio non dico che un paese muore, ma si spegne molto. È questo che ci rattrista». Irene Ferrandi è rammaricata. «Siamo a pochi giorni dalla chiusura e non abbiamo ancora ricevuto delle richieste soddisfacenti, nonostante il prezzo molto proposto sia al di sotto del valore effettivo della nostra attività». Lei e il marito Roberto De Biasio, infatti, hanno deciso di cedere la Bottega di Azzone, ma per ora non hanno ricevuto nessuna offerta concreta per rilevare questa attività economica importante per la val di Scalve.
Irene allora evidenzia l’occasione dal punto di vista economico e mette in mostra le quattro facce della sua bottega: «Praticamente il minimarket è regalato, solo con l’intento di riuscire ad attirare l’interesse di qualcuno. Poi c’è l’edicola e la tabaccheria che è l’unica rimasta in zona. Inoltre dall’anno scorso abbiamo iniziato a fare anche i caffè, perché ha chiuso l’ultimo bar di Azzone. Da allora abbiamo svuotato una sala del locale per metterci qualche tavolino e così siamo diventati un punto di aggregazione per la gente del paese. Sicuramente è una parte in più che può essere ampliata ed è molto gradita».
«Il nostro negozio viaggia molto bene. Lo dimostra lo storico di questi 13 anni di attività». Continua Irene che prova a spronare i potenziali acquirenti presentando le qualità e le caratteristiche della sua Bottega. «Come standard siamo aperti solo la mattina. È ovvio che l’estate e quando ci sono le feste si lavora di più, quindi stiamo aperti per un orario più ampio. Va detto che ci lavoravamo in due. Il turismo è solo un extra. La gente del paese è molto fidelizzata. Per tutto l’anno c’è uno zoccolo duro che garantisce di stare comodamente in piedi. È una clientela che ha sempre apprezzato il fatto che il negozio fosse curato e ben rifornito. In tempo covid abbiamo proseguito a lavorare. Da quel momento i clienti sono ancora più affezionati al negozio».
Il negozio in via Santi ad Azzone è minimarket, tabaccheria, edicola e ormai bar. Ha un suo giro di traffici e clientela più che sufficiente. Irene e Roberto non avrebbero nessun motivo di cederla, se non la stanchezza, l’eccessivo carico di lavoro e altre esigenze di vita. Infatti questa non è la loro unica attività: sono anche i proprietari della Bottega Scalvina al Dezzo, almeno fino all’anno prossimo. «Io, mio marito e i figli ci siamo trasferiti da otto anni in val Camonica. Io sono originaria di Treviglio, lui di Bergamo. Per scelta di vita abbiamo lasciato i nostri lavori e siamo venuti a vivere in val di Scalve. Io ero impegnata in banca, lui lavorava come tecnico informatico. Abbiamo piantato tutto 16 anni fa. Quando tre anni dopo hanno messo in vendita la Bottega di Azzone l’abbiamo ritirata noi. Adesso che abbiamo orami 50 anni non ce la facciamo più ad alzarci la mattina presto per andare ad Azzone. Inoltre vogliamo stare più vicini ai nostri figli vogliamo dedicarci di più al negozio di alimentari che abbiamo aperto qui a Pianborno dove facciamo gastronomia e cucina con ristoro. È solo per questo che abbiamo deciso di cedere la nostra attività».
Irene è loquace e venditrice. Sa quali sono gli argomenti giusti. Così spiega anche il motivo delle tempistiche della cessione della loro attività: «Secondo noi questo è il momento ideale per cedere la nostra attività a qualcuno della valle di Scalve così che possa valorizzare il negozio. Infatti quest’anno in valle hanno aperto la via Decia, che passa proprio da Azzone. In più c’è tutto il discorso che riguarda gli impianti nuovi di Colere. Questi due eventi hanno dato alla valle grande visibilità e porteranno molta gente, già da quest’estate. Secondo noi chi lo acquista ha la possibilità di fare subito una buona stagione».
Prima di tornare dietro il bacone della sua Bottega, Irene lancia un ultimo messaggio di gratitudine, che profuma di ultima spiaggia: «Vogliamo ringraziare la nostra clientela che da 13 anni ci ha seguito, compreso nel periodo del covid. Chissà se al fotofinish qualche scalvino prende la forza di alzare la cornetta e contattarci per ritirare la nostra attività. Io ci spero!».