John Elkann presidente di Stellantis (controlla quattordici marchi automobilistici: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, FIAT, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks e Vauxhall) assume il ruolo di “tagliatore di teste”. Il gruppo Gedi in mano appunto a Elkann appena scade il 30 giugno il divieto di licenziare, sta per “tagliare” tra i 60 e i 65 giornalisti di “Repubblica” e 35 a “La Stampa”, oltre a voler trasferire la sede del gruppo Gedi da Roma a Torino. Cosa possa restare dei due grandi quotidiani a questo punto ve lo potete immaginare. Eugenio Scalfari, il fondatore di quello che aveva addirittura superato nelle vendite il Corriere della Sera, per poi per anni fare a gare tra chi vendeva di più (e la gara era intorno alle 500 mila copie), adesso fa in tempo a capire come la sua “creatura” sia stata ingoiata da un gruppo con cui non si sarebbe mai messo, quello appunto della famiglia Agnelli. Ma quando Scalfari ha ceduto la maggioranza a De Benedetti non avrebbe mai pensato che i figli dell’imprenditore, ereditando la proprietà di Repubblica, la vendessero agli Agnelli (il padre Carlo per reazione ha fondato il nuovo quotidiano “Domani”). Scalfari con i suoi 97 anni scrive ancora di tanto le sue meditazioni laiche su Repubblica, al direttore Montanari, imposto da Elkann appena acquistato il giornale al posto di Verdelli (ora passato editorialista al Corriere). I suoi articoloni della domenica sono scomparsi, anche perché oggettivamente Scalfari tratta più di poesia e filosofia che di politica. Resta qualche sporadico intervento, ormai il suo glorioso giornale è approdato altrove e con lo spostamento della sede da Roma a Torino il cerchio sta per chiudersi. Ma il ventilato taglio di 60 giornalisti (e i 35 a La Stampa sono ancora in percentuale più devastanti) fa capire la crisi dei quotidiani: adesso Repubblica e Corriere se la giocavano al ribasso, tra le 180 e le 160 mila copie giornaliere ma sono in una crisi che per i quotidiani pare irreversibile. Dovranno rassegnarsi a “nicchie” di mercato. Poi c’è la vicenda Juve con il cugino Andrea Agnelli destinato a essere sostituito, l’addio a Cristiano Ronaldo e il cambio dell’allenatore. Ma questa è già un’altra storia.