la carica dei… vicesindaci

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Ancora una settimana di campagna elettorale e poi il voto del 4 marzo. Mentre i candidati sono impegnati fra comizi, mercati e gazebo, con l’obiettivo di raggiungere chi il Pirellone e chi i palazzi romani (Montecitorio e Palazzo Madama) c’è chi pensa al dopo voto, al 6 marzo (gli scrutini per la Regione si tengono lunedì 5) quando a fronte dei nuovi eletti potrà esserci uno svuotamento dei consigli comunali.

Il caso più eclatante è quello del sindaco di Bergamo, molto strumentalizzato dal centrodestra con tanto di campagna con manifesti 6 x 3 qualche mese fa (per poi candidare i sindaci di Forza Italia e Lega). Giorgio Gori è stato eletto nel 2014 e la scadenza naturale della sua amministrazione è nel 2019 e il ruolo di sindaco è incompatibile sia con quello di Presidente di Regione che con quello di Consigliere regionale. Ovviamente nel secondo caso starà al Sindaco, in base anche al risultato elettorale in città, decidere se restare a Palazzo Frizzoni per tentare un secondo mandato o guidare l’opposizione in Regione. (…)

I sindaci che puntano al grande balzo

Ma se osserviamo la situazione fuori da Palazzo Frizzoni vediamo che l’esempio di Gori è stato seguito da molti suoi colleghi. Tanti i primi cittadini candidati che lasceranno lo scettro del potere ai loro vice.

Ben due nella lista Gori: Enea Bagini, sindaco di Ciserano; Gabriele Gabbiadini, sindaco di Pedrengo eletto in una lista di centrodestra ma da tempo vicino a Giorgio Gori.

E poi il leghista Giovanni Malanchini che, dopo 9 anni come sindaco di Spirano, prova a conquistare il Pirellone.

Cinque i sindaci azzurri in lista per le regionali: Beatrice Bolandrini, Jonathan Lobati, Diego Bertocchi di Selvino, Alessandra Ghilardi e Sara Riva di Gromo.

La pattuglia dei primi cittadini in viaggio verso Milano termina con Danilo Cominelli sindaco di Parre e candidato per !Noi per l’Italia e Carla Rocca, sindaca di Solza e candidata per il PD.

E i sindaci che vogliono volare a Roma? Poche speranze per Gabriele Riva, segretario provinciale del PD e sindaco di Arzago D’Adda, candidato nel collegio uninominale di Treviglio, blindatissimo per il suo avversario, il leghista Cristian Invernizzi.

Praticamente certe invece la sindaca di Azzano San Paolo, Simona Pergreffi e Daisy Pirovano dal 2009 in sella a Misano Gera d’Adda, entrambe leghiste. Più difficile, ma non impossibile, il tentativo della sindaca di Stezzano, Elena Poma, candidata nel listino plurinominale al Senato.

E infine la Provincia con una sorpresa

Matteo Rossi, presidente della Provincia dal 2014, è candidato nel PD per la Regione.

Dovesse farcela lascerebbe l’incarico al suo vice, Pasquale Gandolfi, sindaco di Treviolo e, fino a poco tempo candidato a sostituire Rossi per i successivi quattro anni.

Per effetto della legge di riforma Delrio del 2014, infatti, a essere chiamati al voto saranno solo i sindaci e i consiglieri dei comuni bergamaschi e il loro voto sarà ponderato, in base al numero di abitanti dei comuni rappresentati. Si parla, perciò, di elezioni “di secondo livello”. 

Dicevamo di Gandolfi. Il suo nome girava fra i corridoi di via Tasso come candidato presidente nel voto del prossimo mese di ottobre ma la Legge Del Rio parla chiaro: Possono essere eletti Presidente della Provincia, i Sindaci della provincia il cui mandato scada non prima di 18 mesi dalla data delle elezioni.

E il mandato di Gandolfi scade a metà 2019, prima dei 18 mesi, quindi per lui non c’è alcuna possibilità a meno di correzioni alla Legge.

Restano sul tavolo tre nomi per il dopo Rossi: Gabriele Riva, segretario PD, sindaco di Arzago; Claudio Bolandrini, sindaco di Caravaggio e Mauro Bonomelli, sindaco di Costa Volpino. (…)

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