LA LEFFE DI UN TEMPO – Lana. borfadèl e fregadèi ne “La luce dei ricordi”

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di Bruna Gelmi

Il racconto di una Leffe antica è nell’interessante documentario “La luce dei ricordi” del regista leffese Luca Capponi. Questo documentario è stato presentato nella serata di venerdì 12 aprile 2024 presso l’auditorium dell’Oratorio San Martino in Leffe. È una raccolta di fotografie della Leffe di tanti anni fa (archivio Arnaldo Gelmi), voce narrante del Prof. Pietro Gelmi e colonna sonora a base di antiche suonate eseguite su campanine di vetro.

La serata, che si è svolta alla presenza di un pubblico numeroso e caloroso, è stata poi rallegrata dalla Mandolinistica Leffese, orchestra a plettro molto apprezzata anche all’estero, diretta da Paola Gallizioli.

Il campaninaro Pietro Pezzoli ha inoltre suonato le campanine (xilofono), tipico strumento bergamasco formato da una cassa in legno e da tasti in vetro o metallo che vengono suonati con martelletti.

E’ stata una serata molto interessante, che ha portato gli spettatori indietro nel tempo, facendo loro conoscere l’inventiva e il duro lavoro dei propri antenati.

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Fino al 1300 circa l’economia del paese di Leffe era principalmente agricola. Essendo un territorio collinare vi si potevano coltivare solo le poche verdure tipiche dell’orto (bietole, cavoli, fave, timo, rosmarino, basilico) con le quali si facevano zuppe e minestre. Il sale costava troppo per cui, per insaporire queste minestre, si metteva un pezzetto di lardo. In autunno venivano raccolte le castagne nella zona delle Ceride, cibo fondamentale per l’autunno e per l’inverno.

Dalle castagne, fatte essiccare, si otteneva  l’omonima farina con la quale si faceva la polenta bianca, dal sapore dolciastro.

Il mais sarebbe arrivato qualche secolo dopo, grazie alla scoperta dell’America (1492), così come le patate, i fagioli e  i pomodori.

Vicino alle  case razzolavano le galline che davano carne e uova, si allevavano oche e conigli, ma tutto era troppo poco per sfamare le famiglie, allora numerose, la fame si faceva sentire.

I pochi alberi da frutto davano  mele, pere, ciliegie e prugne. Frutti spesso troppo acerbi a causa del clima collinare piuttosto freddo.

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