La “pagliacciata” finita in gloria dell’inaugurazione della Lapide

183

 

VILMINORE

La “pagliacciata” finita in gloria

dell’inaugurazione della Lapide

Ricollocata nello spazio antistante il Cimitero la grande lapide del 1922. Il racconto dell’Arciprete Bettoni che per la festa era stato invitato a lasciare la… valle

 

La lapide riportante i nomi dei nostri caduti in guerra ha finalmente trovato una nuova casa: dopo essere stata rimossa dalla facciata del Palazzo della Comunità Montana e aver vagato per i magazzini comunali per circa 25 anni, abbiamo deciso di tornare a renderle merito ed onore e di posizionarla all’ingresso del Cimitero di Vilminore di fronte al monumento ai caduti in modo tale che chiunque passando, possa leggere i nomi dei nostri eroi.

Ringrazio gli alpini ed in particolar modo Domenico, per la perseveranza e l’aiuto che ci hanno dato per realizzare questa “piccola” opera dal punto di vista economico ma dall’enorme valore sentimentale.

Il sindaco Pietro Orrù

*  *  *

La grande lapide dei Caduti a Vilminore ha una sua storia. E’ il 15 gennaio 1922. Il Consiglio comunale di Vilminore si riunisce presieduto dal sindaco Luigi Albrici (che rientra dopo una bega interna alla maggioranza che proseguirà anche negli anni successivi e dopo le dimissioni dello stesso sindaco) delibera un impegno di spesa di £ 7.000 per il ricordo marmoreo dei Caduti da porsi sulla facciata comunale, dando incarico di realizzare l’opera a Bettino Capitanio. Il contratto prevede che la “lapide ricordo”, disegnata dallo stesso Bettino Capitanio e modificata dall’ingegnere Pandolfi, verrà realizzata in “pietra simona levigata” e parte in “marmo di Carrara”, con bronzi e iscrizioni. Il tutto dovrà essere completato entro il maggio 1922. La spesa, compreso il trasporto e la posa in opera, sarà di 6.000 lire.

Ma quando si riunisce il consiglio il 9 aprile, scoppia una polemica sulla collocazione della lapide stessa. Chi la voleva sulla facciata del Municipio, chi in piazza, chi sulla facciata del Palazzo Pretorio.

Ma qui lasciamo la parola al Cronicon redatto dall’Arciprete Bortolo Bettoni(arciprete dal 1910 al 1939) perché la vicenda è complessa e dà uno spaccato delle beghe dell’epoca. L’arciprete era reduce da una contestazione vivace, accusato di aver “mandato via” il Curato don Gio. Maria Morandi, che in effetti “partì senza però salutare l’Arciprete”per la parrocchia di Pradella. Era il 28 aprile 1922. Saltiamo al 19 novembre 1922. Ecco la… cronaca di quello che successe.

*  *  *

19 novembre. Si vuole dedicare un ricordo ai caduti. “Ma purtroppo, un avvenimento così alto e così sublime doveva essere, diciamo più per malintesi che per cattiveria, e riuscire una pagliacciata che, grazie a Dio, fu però coronata da una discreta festa. Naturalmente costituzione di Comitato: malintesi circa il monumento: Oratorio? Monumento? Lapide?

Malintesi circa il luogo: sul palazzo comunale? Nella piazza principale? Finalmente ci si decide per una lapide che è affidata allo scultore concittadino Sig. Capitanio Bettino: e anche sul luogo sul Palazzo Pretorio, giacché con argomenti persuasivi la stragrande maggioranza fece intendere che il suo luogo era sul Palazzo Pretorio (i pont per issarla sul Palazzo Comunale una notte furono abbattuti). Manco a dirlo costituzione di Comitato per la festa: lamentele di Combattenti esclusi: il Comitato decide un membro, che per la veste che indossava non ha dato buon esempio di se, disfa e fa a suo piacimento, mettendo in un canto Comitato, Arciprete, Sindaco, Maresciallo ecc. capeggia il malcontento dei combattenti ai quali s’erano uniti i fascisti in fieri. Notte completa. Si fa? Non si fa? Quando? Come? Mah!!! Il Comitato non sa nulla, ma intanto la festa si prepara da un altro Comitato che invita Oratore ufficiale, Predicatore e Celebrante senza farne consapevole il Comitato. Ragione ultima: non si vuole che se ne interessi l’Arciprete al quale un giorno capita in casa un sedicente fascista che, malis modis, invita l’Arciprete ad allontanarsi dal paese, la sua presenza potrebbe essere pretesto di disordini!!! Chi l’ha mandato? Così, all’oscuro e trepidando s’arriva alla vigilia. Il Comitato vuol dimettersi.

L’Arciprete minaccia di allontanarsi portando seco le chiavi della Chiesa. La popolazione incomincia a voler sapere, tanto più che si annuncia una calata di circa un migliaio di foresti: il paese mormora. I mestatori corrono ai ripari… ma si è alla vigilia. Arrivano gli invitati i quali restano meravigliati di siffatta babilonia. L’Arciprete resta, il Maresciallo minaccia la camera di sicurezza e la prigione mandamentale. Cosa sarà domani??? Grazie a Dio tutto bene, come nulla fosse stato.

Al mattino consolante frequenza ai Sacramenti: alle 10 Ufficio solenne per i Caduti. Celebra l’ex Tenente concittadino Don Pietro Bonicelli; accompagna la Schola Cantorum locale con musica perosiana.

Discorso dell’ex Tenente Don Giov. Maria Morandi, Parroco di Pradella, che con commossa ed alata parola rievoca gli eroi caduti. Alle 11 scoprimento della lapide con le meste note funebri della banda locale che si intrecciano alle note giulive del Piave e del Grappa: discorso ufficiale dell’on. Comm. Avv. Preda di Bergamo; conferimento delle medaglie alle famiglie e parenti dei Caduti.

Pranzo in una sala del Palazzo Pretorio. E così in bella armonia che onora Vilminore e i suoi eroi termina questa ricorrenza che si era preannunciata sull’orizzonte come si preannunciano con nere nubi i temporali d’estate e che poi con un vento di tramontana si sciolgono e si disperdono per dar luogo ad un bel sole che tutto avvolge e allieta.

Degno di nota che con la somma rimasta dalla questua alla quale generosamente era concorsa tutta la popolazione del Comune, si fondò un lascito perenne per un Ufficio ai Caduti da celebrare ogni anno il 4 novembre.

Il M.R. Arciprete, tanto per riaffermare la sua autorità e il suo diritto interviene in Cappa Magna e pronuncia davanti alla lapide e al popolo un patriottico discorso, da tutti applaudito e che deve essere riuscito una doccia fredda per chi ne aveva segnata la sua assenza”.

*  *  *

Note: Il resoconto è dello stesso Arciprete che parla in terza persona. Don Pietro Bonicelli era allora vice rettore al Collegio Angelo Maj di Clusone, già Tenente nella Grande Guerra. La “Cappa Magna” a Vilminore fu usata per l’ultima volta dall’Arciprete don Giov. Battista Maffioli (Arciprete a Vilminore dal 1954 al 1972): si tratta di un lungo mantello violaceo che però è avvolto e ripiegato sulla schiena dell’Arciprete, di cui è “divisa” nelle Messe solenni in cui non è direttamente celebrante.

Quando negli anni 90 si fecero i grandi lavori di restauro del Palazzo, furono scoperti affreschi e i restauratori ritennero di dover rimuovere la grande lapide dalla facciata. Si aprì già allora una discussione su dove dovesse essere collocata. Siccome era nato un progetto di massima che prevedeva l’ampliamento del cimitero di Vilminore, la discussione fu rimandata a quando si fosse proceduto a tale ampliamento. Che però non avvenne.

pubblicità