LA STORIA – Andrea che si è gettato dal ponte: “Quel volo di 30 metri, il Brembo in secca, l’unica buca d’acqua, la notte prima, l’attesa, il buio, sono sopravvissuto e ora dico ‘fatevi aiutare’

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Andrea. Il buio. La paura. La stanchezza. Un ponte alto trenta metri. Il vuoto sotto. Il Brembo in secca. Il mese di aprile che bussa prepotente alle porte di primavere dove ci si aspetta sempre di risorgere. E poi il salto. Nel vuoto. Fuori di sé. Dentro di sé. Andrea Cefis racconta ora, a distanza di qualche anno, il suo tentativo di suicidio, Che a raccontarlo sembra incredibile di sentirlo dalla voce di Andrea. Perché da un salto nel vuoto di 30 metri difficilmente si torna indietro. Ma Andrea ci è tornato. E ora racconta come il buio si può allontanare, come la luce può tornare. Andrea, 50 anni, vive in Val Brembana, originario di Bergamo città: “Scuole elementari e Medie in città, sono cresciuto in Borgo Santa Caterina, a 14 anni però i miei genitori si sono trasferiti a Valtesse, sempre Bergamo ma abbastanza lontano per perdere tutti gli amici più stretti, per cominciare a sentirmi solo”. Andrea racconta: “Dopo le scuole Medie volevo andare a lavorare, non volevo studiare, non ho mai avuto la passione per lo studio, volevo fare il meccanico, da ragazzo passavo ore a sistemare la mia moto, mia madre però dopo le scuole Medie aveva insistito perché andassi a scuola, mi diceva ‘prova almeno a prendere un diploma’, e così mi sono iscritto alla Ragioneria programmatore. Era l’anno in cui c’erano tantissimi scioperi, ricordo che non avevo voglia di fare nulla, sono stato bocciato subito al primo anno. Ero convinto cosi di poter andare a lavorare ma niente da fare, mia madre mi ha convinto a iscrivermi ancora, e mi ha mandato in un collegio di suore a Bergamo, Angela Merici. I professori erano bravi ma i ragazzi erano divisi dalle ragazze, era tutto molto chiuso e freddo e mi sentivo solo, mi sono adeguato e ho trovato riparo nelle mie passioni, la moto era la mia compagnia, a 16 anni ho fatto il patentino del 125, e ho fatto amicizia con altri ragazzi non della mia scuola, giravo con loro ed è stato un buon periodo. Stavo meglio. Avevo anche imparato a studiare, in quinta finalmente avevo trovato il mio metodo e la scuola cominciava a piacermi, tanto che pensavo di iscrivermi all’università, mi piaceva il marketing, ma c’era di mezzo il servizio militare e così pensai di fare prima il militare e poi andare all’università. Ma non è stata una buona idea, quando ho finito il militare la voglia di studiare non c’era più”. E così Andrea comincia a lavorare dal padre: “Ingrosso di fiori, mi alzavo alle 4 del mattino, caricavo il camion e tutti giorni la stessa vita, 10,12 ore al giorno. Quella routine e solitudine un po’ alla volta ha cominciato a spegnermi”. Andrea ricorda quei momenti: “Accumulavo bruttezza, mi accorgevo di essere sempre insoddisfatto ma non riuscivo a cambiare nulla, accumulavo e accumulavo”.

In Italia un suicidio ogni 10 ore. Quarta causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni

Un suicidio ogni 10 ore in Italia. Più di due ogni giorno che passa. Questa è la tragica fotografia scattata dall’Osservatorio Suicidi della Fondazione Brf – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze. E inoltre, spiegano gli esperti, i dati non sono nemmeno correntemente aggiornati, la situazione sembra addirittura peggiore, proprio per queto la Fondazione Brf ha istituito durante la prima ondata della pandemia un Osservatorio Suicidi, monitorando gli atti suicidari in base a un’attenta analisi delle notizie di cronaca, locali e nazionali. Dal lavoro dei ricercatori emerge che da gennaio 2023 ad agosto 2023 si contano 608 suicidi e 541 casi di tentati suicidi, in aumento vertiginoso rispetto ai dati raccolti nello stesso periodo dell’anno scorso quando i suicidi, sempre ovviamente considerando solo le notizie di cronaca uscite sui giornali, erano stati 351 suicidi e i tentati suicidi 391. Il dato spiegano è al ribasso perché non tutti i suicidi o tentati suicidi sono coperti dai media. Dal report emergono anche ulteriori spunti di riflessione: si evidenzia, ad esempio, un picco di gesti suicidari nel mese di marzo (87 episodi) e giugno (79). Inoltre, il maggior numero di tragici eventi si è registrato nel Nord Italia (240 episodi), seguito dal Sud (230) e dal Centro (138). Stesso trend per i tentati suicidi dove spicca ancora il Nord (206), seguito dal Sud (177) e dal Centro (158). Suicidi in espansione tra giovani e giovanissimi, secondo i dati raccolti da Telefono amico, che opera su tutto il territorio nazionale, nei primi sei mesi del 2023 le chiamate per gestire pensieri suicidi sono state oltre 3700, con un più 37% rispetto al primo semestre del 2022. E il dato più allarmante, è che il 29% delle richieste di aiuto è arrivato da giovani sotto ai 26 anni. Isolamento, difficoltà relazionale (fra pari o in famiglia), problemi esistenziali e incertezza sul proprio futuro: questi i disagi più evidenti.

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