LA STORIA – BOSSICO – Quell’antico testamento riscoperto dai frati, quei cognomi scomparsi in paese, dalla Segorta a Via Giardini alla…salvezza dell’anima

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05 Novembre 1428 –da un antico testamento tante notizie su Bossico nel periodo tardo medioevale. Potremmo sintetizzare in questo modo il ritrovamento del testamento di un Bossichese presso la Biblioteca S. Bernardino di Trento e risalente appunto al 1428. La biblioteca in questione è una fondazione, frutto del passaggio/incorporazione della biblioteca storica dei frati cappuccini di Trento, delle pergamene e tutti gli antichi manoscritti in essa contenuti. Negli anni 90 alcuni frati si sono dedicati alla trascrizione di numerose pergamene antiche e per tale motivo questo  atto è stato recuperato ed è arrivato a noi. Cerchiamo di andare per gradi e vedere di fare una sintesi di tutte le notizie che possiamo estrapolare dall’antico manoscritto e riguardanti appunto il paese di Bossico.

I SOGGETTI INTERESSATI

Il “testatore” è  “Florio Masini ( De Macinis) da Boesicho” e l’atto viene redatto dal Notaio Franceschinus Ioannis de Capitaneis de Suare. Il notaio evidenzia la prudenza e la saggezza del testatore, malato nel corpo ma ancora sano e valido di mente, nel voler disporre dei propri averi e per la “salvezza dell’anima sua”.  Un saggio consiglio anche per i giorni nostri, che eviterebbe tante beghe tra gli eredi nello spartirsi una eredità. In sintesi  Florio Masini lascia i due terzi dei suoi beni a due nipoti che anch’essi vivevano a Trento, Giovannino e Viannino fu Adamo Masini, mentre un terzo ad un altro nipote, Facchino Masini fu Todeschi da Bossico. Sarebbe bello capire come mai questa famiglia si è trasferita da Bossico a Trento, magari dei commercianti?  Oppure dei pastori che nel loro errare si sono stabiliti in altra regione, purtroppo non è dato sapere. Oltre alla parte maggiore di eredità lasciata ai nipoti, lo stesso lascia delle porzioni di terreno anche ad altri soggetti, facilmente dei parenti: Donnino figlio del fu Mayane dei Muzani, Comino (Giacomino) detto Sclavo (Schiavi), Begina vedova del fu Mayane de Boesicho

LE LOCALITA’

E’ diffuso nei paesi avere per ogni località del territorio un nome caratteristico che le contraddistingue. Ai tempi del nostro testamento non esisteva il catasto, che verrà creato dal periodo napoleonico fino alla dominazione Austriaca (da inizio 1800 fino all’unità d’Italia), quindi non si citano i numeri mappale come ai tempi nostri ma si parla di terreno il località……. Ora è curioso constatare che molte località del 1400 sono uguali a quelle dei giorni nostri. Questo permette a grandi linee di capire dove giacevano le proprietà del Florio Masini. Terreno arativo e prativo  il località Segorta (dove c’è il campo di calcio), Località Pozzo (limitrofa alla attuale Via 7 Colli), località Ulivito (forse Onito), località Caneai (nella zona della nuova lottizzazione a cui è stata dedicata anche una via), Località al Dosso (oggi via Giardini) . Si cita anche una località Calsonera che purtroppo non è identificabile; se qualcuno potesse essere di aiuto…..

I COGNOMI

Nel testamento si trovano molti nomi decisamente anacronistici, ma la cosa sorprendente sono i cognomi, molti dei quali oggi scomparsi dal paese di Bossico.  In primis il cognome Masini del Testatore, Mayane de Muzani, Bertello Fregabigolis, Comino (Giacomino) Tadioli, Rogeno de Bazchis… tutti cognomi che nel paese di Bossico non esistono piu’. Si salvano solo Arigoti (arrighetti) e Sclavo (Schiavi) che ancora oggi sono molto diffusi. I documenti storici risalenti a prima del 1500, dimostrano che a Bossico erano largamente diffusi dei cognomi ben diversi dagli attuali; come mai? Apro qui una considerazione tutta mia personale su questo fatto e frutto di una lunga riflessione su vari dati che ho raccolto e risalenti a prima del 1500. Nella tradizione storica di Bossico si ricorda la peste del 1632 (raccontata dal Manzoni) testimoniata anche da una cascinetta “casi de la pest”, ai piedi del Monte Colombina,  e la memoria storica (nonché una lapide all’interno del manufatto) narra di una famiglia che si salvò rifugiandosi in quel luogo mentre tutti gli abitanti di Bossico Morirono. Ricerche di archivio, e una logica dei fatti, hanno smentito tale circostanza. Il registro dei morti, custodito in parrocchia, ha dimostrato che i morti furono “solo”  58  su una popolazione di 500/600 abitanti. Nulla vieta però che nella memoria storica siano rimasto il ricordo di una pestilenza precedente a questa e ben peggiore per numero di morti. Lo storico Loverese GIOVANNI SILINI,  nel suo trattato “E viva a sancto Marcho” (Viva san Marco, riferendosi alla dominazione veneta dei nostri territori) Lovere al tempo delle guerre d’Italia, fa riferimento a numerosi periodi in cui la peste ha falcidiato la popolazione: nel 1484, dal 1502 al 1506, ma peggio ancora: “nel 1528 la peste fece tali danni che «la terra di Lovere restò senza abitanti». Molto più attendibilmente, il Conti (pag. 208) pone il numero degli scampati a «poche centinaia». La mortalità di questo contagio deve essere stata elevatissima, perché il numero di testamenti rogati a Lovere nel 1528 subisce una brusca impennata. Il 31 dicembre,1528 il notaio bergamasco Giovan Francesco Marchesi nel controfirmare un atto di Cristoforo Gaioncelli, figlio di Bartolomeo, ricorda che a Lovere non erano rimasti altri notai, essendo tutti morti di peste” …

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