Se ci fosse qualcuno che intende definire “bicicletta elettrica”, quella specie di motorino con i pedali, provi un po’ ad immaginare un “extraterrestre” con le gambe a motore, in bicicletta da corsa, salire verso Lizzola senza far troppa fatica, con il 53*17; tutta un’altra faccenda!
Stefano Tomasini, classe 1963, nacque come tutti gli altri umani suoi compaesani, a Cazzano Sant’Andrea; un po’ disumane erano le sue doti fisiche, che per lui, la “bicicletta assistita” più che mezzo per praticare sport, è strumento da “riabilitazione motoria”.
Se oggi il ciclismo è diventato “matematico” (si pedala in funzione dei watt che si possono sviluppare, evitando di superare i propri limiti), fra gli anni ’70 ed ’80 si conoscevano solo alcuni dati a cui si faceva riferimento. Oltre ai battiti del cuore e al peso, si era soliti misurare la capacità polmonare: nei polmoni di Stefano Tomasini ci stavano ben 7 litri di aria; come lui solo Fausto Coppi.
Racconta Stefano: “Da ragazzo iniziai nel pedale Casnighese, fra gli allievi. I risultati migliori cominciai ad ottenerli da juniores, vinsi una decina di corse. Al secondo anno, nel 1981, vinsi il campionato italiano, battendo Gianni Bugno, così come vinsi su di lui nella cronometro del trofeo Paganessi di Vertova, dove nella gara in linea mi corsero tutti contro ed arrivai terzo; persi la combinata finale, che fu vinta proprio da Gianni…
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