C’è una piccola grande storia nella tragedia epocale dell’Olocausto che ha sfiorato anche Ardesio e le sue valli. Me l’ha raccontata mia zia, oggi ottantasettenne, l’ultima di 21 figli che all’epoca abitavano in località la Maruchina, una stalla sul versante del Monte Secco. Teresa Montanari, moglie di Riccardo Schwamenthal, bambino all’epoca, racconta: “I miei suoceri si sono trovati ad Ardesio a domicilio coatto, avevano già dietro alle spalle l’esperienza di Ferramonti. Ferramonti era un campo di concentramento italiano per stranieri vivevano non certo in una situazione tragica o drammatica come quelle dei lagher tedeschi, però sicuramente erano privati della libertà”. Ferramonti in provincia di Cosenza era il campo di concentramento più importante. Molti ebrei lì rinchiusi, tra il 1940 e il 1941, vennero spediti al nord, tra questi la famiglia Schwamenthal che dopo un lungo tragitto in treno giunse a Clusone, era il 9 ottobre del 1941.
Era proibito uscire di casa prima dell’alba e rientrarvi dopo l’Ave Maria. Il primo giugno del 1942 la famiglia Schwamenthal venne trasferita a Gromo. Non era sempre un luogo sicuro per le incursioni dei nazifascisti e dovevano per questo cambiare frequentemente riparo.
Da Valgoglio a Colarete a Boario, rimanendo comunque in quella zona fino al dicembre del 1943, fino a quando fuggirono ad Ardesio. La Maruchina, questo rustico era stato scelto come estremo rifugio dalla famiglia Schwamenthal, ebrea, in fuga da Vienna e dalle persecuzioni nazifasciste. La zia Angiolina sorella di mia mamma, racconta: “Nel ‘44 è arrivata questa famiglia di ebrei e… SU ARABERARA IN EDICOLA DAL 21 APRILE