Berzo Demo è lì nel cuore della Valcamonica. Lì in mezzo. Tra boschi e valli, tra passi di montagna e laghetti. Che in moto o in auto in estate è un via vai di gente che cerca… aria buona.
Vaglielo a spiegare che qui l’aria buona è una chimera, o perlomeno rischia di esserlo presto. Dal lago d’Iseo ci arrivi seguendo la statale 42, strada obbligata per trovarti davanti le bellezze delle montagne, man mano che ti avvicini la strada si fa budello e le montagne sembrano ti soffino addosso vita. Ruscelli dappertutto che vanno nelle grasse braccia del fiume Oglio, che li accoglie tutti e poi corre giù sino al lago d’Iseo per andarsene poi nel Po. Berzo Demo è adagiato su quello che è chiamato Pian della Regina, formato da tre abitati, quello più a valle è Demo, al centro sta Berzo ed in cima Monte. Ma qui di Regina non sembra esserci più nulla, c’è solo gente arrabbiata e se gli chiedi il perché ti indica quel gigantesco capannone che sembra abbracciare tutta la valle: “E’ tutto lì il nostro peccato, tutto lì, siamo stati troppo buoni”, che altro non hanno più voglia di dire, adesso tocca ad altri parlare, o forse toccava ad altri parlare prima, ma non lo hanno fatto.
23 mila tonnellate di rifiuti. 700 tir. Berzo Demo. Il triangolo è tutto qui. Nei giorni scorsi la notizia ha cominciato a circolare, Sky ha dedicato un reportage su questa ‘terra dei fuochi’ ma adesso la questione si alza di livello e finisce dritta nella commissione antimafia. Perché la faccenda si fa seria. Il capannone dove i rifiuti giacciono da ormai 4 anni sta cedendo, lì vicino falde acquifere che arrivando dritte all’Oglio. Insomma per qualcuno il rischio nemmeno poi così troppo remoto è quello di un disastro ambientale, alla faccia dei depuratori e di tutti gli sforzi che si fanno da anni per ripulire le acque del lago e dell’Oglio.
entra in ballo la mafia
Tutto comincia ufficialmente il 18 aprile dello scorso anno quando l’Arpa, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente comunica un rapporto. L’oggetto è: “Verifica straordinaria Ditta Selca S.p.A. In fallimento, sita in località Forno Allione nel Comune di Berzo Demo (Brescia). Attività di vigilanza e controllo: esiti campionamenti su matrice acque profonde. Trasmissione referti analitici e valutazioni dell’agenzia”. I risultati dell’indagine, condotta su campioni di ‘acqua di falda’ prelevati nel gennaio dello stesso anno, sono allarmanti. Nel documento si parla di ‘criticità ambientali in atto meritevoli di attenzione’ e di “conclamato aggravamento” della situazione, giunta a “impattare matrici ambientali sensibili precedentemente non interessate da contaminazione”. Insomma le sostanze avrebbero già contaminato l’acqua dei fiumi e torrenti, come l’Oglio e l’Allione che circondano Berzo Demo e che raggiungono il lago d’Iseo. Lì sotto ci sarebbero qualcosa come 23 mila tonnellate di rifiuti avvelenati, arrivati dall’Australia a bordo di circa 700 tir che sono saliti in valle nell’arco di 4 mesi. E in questi giorni Miriam Cominelli, membro del PD in Commissione d’inchiesta sulle ecomafie, ha presentato una nuova interrogazione parlamentare al Ministro Galletti. Cosa c’entra la mafia? Che coi rifiuti la mafia c’entri non è cosa di oggi ma in ogni caso il risvolto è che giusto proprio prima che fallisse la Selca era arrivata un’offerta di acquisto da parte del gruppo Catapano, ma durante la trattativa alcuni dirigenti sono stati arrestati dalla procura antimafia di Padova e l’affare è sfumato. A dicembre intanto si è chiusa l’inchiesta della procura di Brescia con la richiesta di rinvio a giudizio di cinque persone per reati fallimentari e ambientali, tutti ex dirigenti ed ex titolari della Selca ma le tonnellate di rifiuti tossici contenenti fluoruri e cianuri rimangono lì. (…)
SU ARABERARA IN EDICOLA PAGG. 28-29