La “truffa” dei “PASCOLI D’ORO”: 500 mila euro di contributi europei per alpeggi senza… animali al pascolo

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Conclusa l’indagine dei Carabinieri Forestali di Breno sulla  conduzione  degli  alpeggi  di Cimbergo e Paspardo da parte di una famiglia di Premolo

Il sindaco di Cimbergo Gianbettino Polonioli:  “Nessuna truffa da parte nostra,  siamo parte lesa”

La famiglia Bana: “Non abbiamo niente da dire”

 

Si è conclusa il 6 aprile scorso l’indagine dei Carabinieri Forestali di Brescia avviata nel 2017 sui cosiddetti “Pascoli d’oro”. Il relativo comunicato stampa del Gruppo Carabinieri Forestali di Brescia informa che sette tra amministratori comunali, pseudo-imprenditori e liberi professionisti devono rispondere di varie ipotesi di reato legate alle truffe sui pascoli della Valcamonica. Intanto, su ordine del Gip del Tribunale di Bergamo sono stati sequestrati beni (case e auto di lusso) e conti correnti per 500 mila euro.

Secondo il comunicato  “l’attività investigativa, abilmente condotta dai Carabinieri Forestali di Breno, trae origine da sospette concessioni di alpeggi e malghe ad imprenditori della bergamasca da parte di alcune amministrazioni locali a canoni di locazione esorbitanti che di fatto escludevano la tradizionale piccola imprenditoria locale che per anni aveva avuto in concessione tali terreni per il pascolo estivo degli animali, creando un vero e proprio cartello del malaffare”.

“In particolare  – prosegue la comunicazione – gli alpeggi interessati dall’indagine sono stati quelli di Malga Zumella del Comune di Paspardo e Malga Frisozzo del Comune di Cimbergo. Gli inquirenti attraverso numerosi sopralluoghi in loco, acquisizioni documentali, analisi dei conti correnti ed attività di intercettazione telefonica sono riusciti a scoprire un complesso sistema finalizzato alla frode dei contributi europei. L’indagine, coordinata in principio dal P.M. Ambrogio Cassiani della Procura di Brescia e successivamente, a seguito del passaggio del fascicolo alla Procura della Repubblica di Bergamo dal P.M. Fabrizio Gaverini, ha portato a scoprire una serie di giovani prestanome, che avevano accesso ai rilevanti vantaggi e alle agevolazioni previste dalla normativa agricola settoriale. La frode è consistita nella fittizia conduzione degli alpeggi, infatti quei terreni non hanno mai visto animali al pascolo, ma nonostante ciò sono piovuti dall’U.E. più di 500 mila euro di contributi per i soli anni 2016 e 2017. Il sistema inoltre prevedeva, attraverso apposite perizie giurate dal contenuto sostanzialmente falso, l’aumento esponenziale delle superfici dichiarate a pascolo, ad esempio alcuni terreni oltre i 2800 m.s.l.m. dichiarati pascolati avevano pendenze superiori al 50%, impraticabili anche a provetti alpinisti”.

Truffa aggravata ai danni dello Stato è dunque il reato contestato, in quanto i sette indagati – tra amministratori comunali, un imprenditore bergamasco di Premolo (già implicato in fallimenti di aziende speculative di biogas), e liberi professionisti devono rispondere di varie ipotesi di reato legate alle truffe sui pascoli della Valcamonica, consistenti nell’appropriazione indebita di contributi europei destinati all’agricoltura.

I retroscena

Di questa vicenda il nostro giornale era stato il primo ad occuparsi: il 4 maggio 2018 con un’intervista ai sindaci dei paesi interessati e il 18 dello stesso mese con una lunga intervista al ruralista prof. Michele Corti dell’Università di Milano, che stava conducendo un’accurata inchiesta parallela sull’argomento sul sito ruralpini.it, dopo una pausa di qualche giorno richiestagli dalla Procura stessa. “Si tratta di un meccanismo perverso – ci aveva detto – fatto di distorsioni e complicazioni burocratiche, compiacenza nei confronti di soggetti e pratiche spregiudicate, controlli solo formali, irresponsabilità amministrativa, che ha trasformato le misure di politica agraria a favore della montagna nel loro esatto contrario. Quelli che sulla carta, con le ultime riforme della politica agricola europea, apparivano dei forti sostegni all’attività agrozootecnica e pastorale in montagna, si stanno troppo spesso rivelando degli strumenti di incentivo alla speculazione. Come conseguenza molti allevatori e pastori restano esclusi dall’accesso ai contributi, i pagamenti diretti sui titoli pac e misure dei piani di sviluppo rurale”….

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