Un ragazzo in lacrime vestito di nero, altri ragazzi della sua età che lo guardano, parolacce che volano, lui che se ne va. Il vestito nero era quello dell’arbitro, ma qui poco importa, perché quell’arbitro è una persona prima di essere arbitro e la partita finisce un quarto d’ora prima perché lui se ne va in lacrime. Campionato Juniores Regionale, girone C. Settantacinquesimo minuto, più che il pallone in campo volano parolacce dai giocatori del Mapello, l’indirizzo è sempre lo stesso, il giovane arbitro, arrivano anche minacce, tante e a un certo punto il ragazzo dice basta, scoppia a piangere e interrompe la partita.. “Per chi ama questo sport è stata una giornata orribile – ha poi spiegato il tecnico del Breno Roberto Berlinghieri –. Al momento dell’interruzione della partita quello di fronte a noi non era più il direttore di gara, ma un ragazzo più o meno coetaneo dei nostri giocatori, in lacrime e letteralmente accerchiato. Vederlo così è stato davvero brutto. Non c’erano più i presupposti per giocare e credo che abbia fatto bene a sospendere la partita. Era sotto shock per le continue aggressioni verbali e perfino fisiche dei giocatori del Mapello, protagonisti di un accanimento totale nei suoi confronti. Sono andati ben oltre il limite consentito. Con un altro arbitro avrebbero finito la gara in cinque giocatori, non in nove. Ora vedremo cosa deciderà il giudice sportivo. A noi interessa poco se verrà omologato un risultato che ci vedeva in vantaggio per 4-2 o se verrà ripetuta la gara. A perdere è stato lo sport, e quando accade in ambito giovanile è ancora più triste”. E il direttore sportivo del Mapello Luca Alessio è d’accordo con lui: “L’atteggiamento dei nostri ragazzi è stato inaccettabile. Purtroppo la categoria Juniores è fatta da giocatori che non sono né uomini né ragazzini, che spesso dimostrano di non aver ancora capito come ci si deve comportare all’interno di un campo di calcio e nella vita. Eventuali errori arbitrali vanno accettati. La direzione di gara può averci penalizzati, ma certe reazioni verbali e non solo non portano nulla di buono, anzi, peggiorano ulteriormente la situazione. Come educare questi ragazzi? Temo sia un problema generazionale. Presi da soli sono tranquilli e sembrano consapevoli dei loro sbagli, poi quando si trovano in determinate situazioni le cose cambiano. Devono capire che nel mondo del lavoro e nella vita da adulti certi errori, se ripetuti, porteranno a conseguenze ben più gravi. Certamente spostare lo sguardo dal campo alle tribune e vedere i genitori delle due squadre litigare non aiuta. Sono temi cruciali per il nostro Paese. Ci vorrebbe un esame di coscienza collettivo”. Altrimenti il calcio finisce…in anticipo, anche al settantacinquesimo.