Laura, Giacomina e Marina, tre donne uccise in 60 giorni a Clusone, Trescore e Ponte San Pietro e nessun colpevole

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Laura Bigoni è stata uccisa nella notte tra il 31 luglio e il 1 agosto del 1993. Giacomina Carminati il 18 settembre del 1993. Marina Loreto il 23 settembre sempre del 1993. Laura Bigoni a Clusone, Giacomina Carminati a Trescore e Marina Loreto a Ponte San Pietro. In nessuno dei tre delitti è stato trovato il colpevole. Sembrerebbe che la Procura nel suo infinito lavoro di questi due anni abbia preso in considerazione anche questi due delitti, ma sono passati 30 anni, forse troppi per permettere ai mezzi di adesso di riuscire a trovare indizi.

Comunque, Giacomina Carminati aveva 59 anni, ed è stata trovata uccisa nella sua abitazione. La trovano con le gambe legate da una cintura, in testa un sacchetto di cellophane chiuso da una corda. E’ il marito a fare la macabra scoperta. L’uomo viene a lungo interrogato. L’esame autoptico rivela che la donna è stata strangolata. Nell’abitazione mancava un milione di lire in contanti, trafugato dal cassetto di un comodino. Rapina finita del sangue? Oppure depistaggio da parte dell’autore dell’omicidio? Gli inquirenti purtroppo non vengono a capo di nulla e il caso viene archiviato. Marina Loreto invece di anni ne aveva 28, lavorava all’Usl locale, la sera di giovedì 23 settembre a Ponte san Pietro pioveva forte. Verso le 22.30 Marina, dopo aver partecipato alla riunione dell’associazione buddista di cui faceva parte ed essersi cambiata gli abiti, esce di casa con l’ombrello per dirigersi alla fermata dell’autobus. E’ d’accordo di raggiungere alcuni amici per andare in discoteca a Bergamo. Un infermiere e la suora di una casa di riposo trovano in un parco un ombrello e il corpo di una donna. Ha i vestiti strappati e bagnati. Ma le scarpe sembrano asciutte. L’infermiere nota anche una Lancia Prisma grigia, con i vetri scuri, che si allontana. Che quello sia il corpo di Marina lo si scopre solo il giorno successivo, perché i documenti non sono stati ritrovati. L’indomani mattina, la madre, Anna Quarenghi, infermiera alla stessa Usl, incrocia un impiegato che le chiede come mai la figlia non sia andata al lavoro. La cosa sorprende anche lei. La chiama a casa, ma nessuno risponde. Dalla denuncia di scomparsa al riconoscimento del cadavere è questione di ore. Marina aveva con sé uno zainetto all’interno del quale custodiva i documenti. Ma lo zainetto è scomparso. Il percorso che ha compiuto viene passato al setaccio: per raggiungere la fermata deve aver attraversato le viuzze strette del Villaggio Santa Maria ed essere giunta davanti al famedio, con annessa una grande scalinata e il parco. È lì che probabilmente è stata aggredita, perché è lì che, da una finestra della casa di riposo, è stato scorto il corpo dalla suora. Secondo i primi accertamenti sembra che sia stata picchiata e strangolata. Ma da chi? Si ipotizza che l’aggressore sia uno solo e vengono sentiti gli amici per tentare di mettere insieme i tasselli della vita privata della vittima. Ma non si scopre nulla, nessun fidanzato arrabbiato o acredine con qualcuno. Forse un aggressore sbucato dal nulla, e con buio e pioggia non si trova niente di più. Ma dopo i primi accertamenti sembra che gli aggressori fossero almeno due. Uno avrebbe tentato di stordirla e l’altro avrebbe provato a violentarla….

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