LEFFE – 45 anni dopo. Che fine ha fatto il ‘Mostro’ di Leffe? Uccise suocera, moglie e figlia e finse che erano all’estero…poi quell’errore e la scoperta di Di Pietro. Libero dopo 10 anni, ultimo domicilio conosciuto: la Bolivia

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Sono passati 45 anni. Era il luglio del 1978. Anniversario tondo di quelli che qui ne farebbero volentieri a meno. Ma quel luglio ha segnato uno spartiacque importante per la vita dei leffesi. Faceva caldo in quel luglio del ’78, sembrava una delle tante estati afose ma qualcosa stava per succedere. Annunciata Brignoli, 71enne leffese, una donna tutta casa e chiesa, senza abitudini particolari, scomparve nel nulla. I media non diedero troppo risalto alla cosa, poteva essere caduta magari nel bosco durante una passeggiata. Nessuno seppe più nulla. Ma nel febbraio del 1981 un cadavere riemerse sul lago d’Iseo, a Tavernola. Tutti i famigliari delle persone scomparse in quegli anni vennero chiamati, anche i famigliari di Annunciata, la figlia dichiarò che la madre non aveva quei vestiti e anche i dati somatici non sembravano corrispondere. Con lei Giovanni Bergamaschi, il genero, che aveva accompagnato la moglie al cimitero per il riconoscimento, impiegato di banca, senza nessun grillo per la testa, almeno apparentemente. Dopo il ritrovamento, sempre nel 1981 però Giovanni si licenziò dalla banca e sparì con la moglie Giannina e la figlia Aurora, disse che si trasferiva all’estero senza però dire dove. E in effetti ai parenti rimasti a Leffe ogni mese arrivano cartoline da varie destinazioni d’Europa. Nel 1984 i cugini di Aurora trovarono nella casella della posta una lettera proveniente da Barcellona, firmata da Giovanni Bergamaschi, dalla moglie e dalla figlia, regolarmente bollata, ma priva di timbro postale. Qualcosa non tornava, si erano insospettivi dalle continue cartoline arrivate dall’estero e dalla sparizione della famiglia che si faceva sentire solo ed esclusivamente attraverso posta. E così si aprirono le indagini. A guidare un giovane magistrato, Antonio Di Pietro che cominciò a raccogliere informazioni sulla famiglia e su Giovanni. Scoprì che di tutta la famiglia era stato però rilasciato solo un passaporto, quello di Giovanni, che dal 1981 aveva cominciato una serie di lavori come camionista.

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Il testimone

“Qui tutti erano convinti che la suocera l’avesse uccisa lui”. Giannina che faceva la cameriera, i Bergamaschi molto potenti in paese, quei sacchi ritrovati e …

Questa è una testimonianza di chi allora a Leffe la vicenda l’aveva seguita e vissuta, non mettiamo il nome della persona che entra nel dettaglio di quei mesi che hanno stravolto la vita di un paese come Leffe: “Allora non c’era la curiosità che c’è oggi e i media non erano cosi pressanti ma quello che è successo ha davvero dell’incredibile. L’abbiamo vissuta tutti male, per forza, omicidi, sparizioni, di gente che conoscevamo, che vedevamo in paese tutti i giorni. Ricordo lo zio di Giannina che dopo l’arresto di Giovanni Bergamaschi aveva sempre la luce accesa di notte, come se avesse paura”. L’uomo racconta: “I Bergamaschi erano al mare, lui è tornato, la suocera era a fare fieno al Monte Croce, l’ha ammazzata ed è tornato al mare, questo è quello che è successo ma per tutti lei era sparita, e basta, ma tutti qui erano sicuri che fosse stato lui, nessuno però aveva le prove. E quando si passava fuori casa sua, c’era un gradino dove era sempre seduto lo zio che ripeteva ‘lei è qui seppellita, bisogna cercarla’ ma dove?”.

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