LEFFE – Giuppy Carrara: “Quel giorno che ho perso Nadia…A chi resta dico ‘andate avanti con coraggio’

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Giuseppe Cararra, Giuppy per tutti qui in Val Seriana, sindaco per dieci anni di Leffe, cuore e anima degli ultras dell’Albinoleffe nello spareggio per la storia mancata promozione in serie A, ideatore di manifestazione in tutta la valle, qui si spoglia dai panni di amministratore e racconta con una sua toccante esperienza di vita le sensazioni che si respirano qui in questi giorni: “Era il 5 aprile 1992, io non ancora ventenne e Nadia non ancora sedicenne..
Da alcuni mesi ci si incrociava in paese, si sperava che il destino di giornata facesse incontrere le nostre strade.
Poi un giorno mi telefonò come per magia, per “chiedermi un consiglio”.
Ricordo quel filo del telefono teso ed io al di là della porta del corridoio, dentro la sala in cui di solito passavo molto tempo; “dovevo nascondermi” dalle orecchie di mia mamma, volevo nascondermi; del resto sono cresciuto un po’ così, nell’ombra del nascondimento delle proprie emozioni.
Ma vi giuro che l’emozione fu davvero intensa!
La domenica successiva ci saremmo visti alle giostre nella “zona artigianale” di Leffe.
In quel luogo di ritrovo incantato per noi giovani di allora, “chiodo” d’ordinanza e uno fiat da battaglia, mi comparve davanti agli occhi un raggio di sole: capelli biondi, occhi azzurri e sorriso da fare innamorare subito anche il più insensibile di questo mondo.
La destinazione finale non era però il “parco divertimenti” ma la “famosa” discoteca “invidia” (ex poppy club) di Casnigo.
Un pomeriggio dove pochi istanti ci videro insieme, ognuno di noi due incontrava amici, si fermava a chiacchierare, ballava liberamente.
Era il giorno della Madonnina di Leffe e mentre si stava celebrando la Processione nel mio paese, in un luogo “peccaminoso” a pochi chilometri di distanza, la Madonnina di Leffe “aveva proiettato il suo occhio”.
E così, verso le 18, i nostri sguardi si incrociarono nella ormai vuota pista da ballo; ricordo ancora che, mentre lei mangiava un ghiacciolo, le presi la mano e l’accompagnai verso le poltroncine.
I nostri occhi ed i nostri cuori oramai si fondevano in un’emozione unica.
Il bacio appassionato fu la conseguenza.
Da li l’inizio di una storia d’amore, come molte storie d’amore di quelle età, fatte di attese, emozioni, incontri, effusioni amorose e tanto altro.
Quattro anni e mezzo unici, per me e per lei, tanto che nell’autunno del 1996, decidemmo di partecipare al corso per fidanzati che si sarebbe tenuto all’inizio dell’anno anno successivo.
Era il periodo di San Martino e io e Nadia eravamo due esponenti di “maggior spicco” nel gruppo giovani dell’oratorio di Leffe.
Lei, con altre ragazze lanciò l’idea di raccogliere le letterine per San Martino. Fu quell’anno che iniziò la tradizione che ancora oggi rende felici molti bambini del paese.
In quei giorni poi, insieme a mio cugino Cristian, stava organizzando la cena di classe dei coscritti del 1976 per i loro vent’anni.
Aveva preso un quadernone su cui appuntare tutto, tanto ci teneva a fare le cose fatte bene.
Era anche il periodo delle “missioni” parrocchiali a Leffe. Ricordo, il venerdì 16 novembre, uscimmo di chiesa, lei accompagnò a casa Annamaria, che ancora oggi vive in carrozzina alla casa serena di Leffe.
Io passai in auto a prenderla dopo averla aiutata a portare in casa Annamaria.
Nadia, felice come non mai, salì in auto con me e andammo a casa sua.
Io non avevo cenato e così Gioconda, sua madre, non esitò ad affettarmi un po’ di prosciutto ed a servirmelo con tanta soddisfazione; ricordo anche che le dissi, tanto avevo apprezzato quel piatto “grazie, mi ha salvato la vita”!
Poi io e Nadia andammo in camera sua a “guardare la TV”.
Ad un certo punto lei mi disse”Giuppi, se vuoi che non vada domani sera (alla cena della classe), non vado!” Fui stupito da tale domanda e naturalmente insistetti perché lei andasse con la gioia di andarci.
L’ultimo saluto e scesi per le scale di casa sua.
La sorpresa fu ancora più grande, quando per le scale la sentii corrermi incontro per raggiungermi.
L’ultimo abbraccio, che per me fu incomprensibile; ci saremmo poi visti la domenica secondo i nostri piani.
Ma come si direbbe in battuta, si, ci saremmo visti di domenica ma di quale mese e di quale anno non ce lo eravamo specificato.
E venne il sabato, sulla domenica 17 novembre.
Il telefono squillò alle tre di notte a casa mia….

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