LEFFE – In viaggio nel cuore dei negozi storici di Leffe: dall’osteria da Berto alla gelateria Leffese, dalla salumeria da Orazio al Frutteto di Gelmi, il paese dove non si chiude mai…

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di Matteo Beltrami

Ventisette negozi con oltre quarant’anni di attività. Non in una grande città, ma in un paese in cui sono rimasti poco più di quattromila abitanti. Il rapporto è presto fatto, circa un commerciante storico ogni centocinquanta persone. Se all’apparenza queste statistiche dicono poco, è perché la loro importanza si coglie nel contesto socio-economico in cui siamo oggi. Un mercato sempre più globale e globalizzato che penalizza le realtà locali, una pandemia, diversi conflitti, crisi energetiche, climatiche e soprattutto economiche che scombussolano ogni giorno molte delle nostre certezze e ci costringono a fare di più, se non spesso a doverci completamente reinventare. In un contesto come questo, molte realtà cosiddette “di vicinato” sono andate scomparendo, in particolare nelle nostre Valli bergamasche, sempre meno appetibili soprattutto per i giovani che cercano lavoro altrove. Un dramma per il territorio, insomma. Per questo numeri come quelli dei commercianti leffesi risultano speciali, perché appaiono come una boccata d’aria in una situazione che sembra tutto fuorché rose e fiori.

Era dunque in qualche modo doveroso da parte dell’amministrazione comunale riconoscere un valore a questa resilienza, a questo riuscire ad esserci e restare per così tanto tempo, in barba alle multinazionali e al commercio su vastissima scala, come quello online. L’idea era già sul taccuino della delegata al Commercio Emanuela Bosio, che ne parlava come di un suo sogno nel cassetto, più che di un obiettivo da qui alla fine del mandato amministrativo. Quello che però probabilmente nemmeno lei si aspettava, ma che è accaduto lo scorso 22 giugno, è stato riuscire a organizzare non solo un evento per premiare i commercianti storici leffesi, ma realizzare una vera e propria rievocazione storica di Leffe. Una Leffe che, come diceva il titolo dell’evento, “C’era una volta e c’è ancora”.

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