LEFFE – La ‘ràgia’ del Triduo costituita da un apparato con centinaia di candele. Alle origini la risposta cattolica ai protestanti che negano il Purgatorio

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La parola “Triduo”, dal latino triduus, indica un periodo di tre giorni nel quale la Chiesa, a ricordo dei tre giorni che intercorrono tra la morte e la resurrezione di Cristo, celebra particolari funzioni religiose dedicate al suffragio dei defunti. Tali funzioni vengono solennizzate anche in Valgandino dall’allestimento a ridosso dell’altare maggiore della “macchina” del triduo: grande costruzione in legno dorato illuminata da centina di candele (oggi spesso sostituite da lampadine elettriche) al centro della quale è collocato l’ostensorio.

Gli studiosi ipotizzano che all’origine delle solennità vi sia la risposta cattolica ai protestanti, i quali negano l’esistenza del purgatorio e quindi anche la necessità di suffragare le anime dei defunti. Altri vi ravvisano la volontà di riaffermare la fede nella presenza del corpo e del sangue di Cristo nell’ostia consacrata, affermata dal Concilio di Trento sempre contro la riforma di Lutero. Di qui il posto d’onore che in questo apparato occupa l’ostensorio, verso il quale converge l’attenzione e l’adorazione dei fedeli. Una terza spiegazione, vista la collocazione temporale dei Tridui, potrebbe essere l’esigenza di “riparare” i numerosi peccati presumibilmente commessi nel periodo del Carnevale. In ogni caso c’era e c’è l’intenzione di aiutare la funzione religiosa con la funzione estetica, accentuando l’invisibile potenza dei segni.

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