LEFFE – Pino, la guerra, quei 12 anni di carcere, la fuga, la libertà, il ritorno a casa nella sua valle, la…polenta per tutti, il Monte Croce, l’ultima notte giocando “alla Müra” e…

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Caro Nonno, Giuseppe (Pino) Castelli,

Martedì 10 settembre ti abbiamo dato l’ultimo saluto, lasciandoci in un dolore che non riusciremo mai a compensare per tutto ciò che ci hai donato.

Per questo ho voluto scrivere alcune righe, per ricordare e ricordarti.

Non sapendo bene da dove iniziare, credo che il modo migliore sia cominciare da un dato di fatto. Mio nonno era l’ultimo reduce di Leffe della Seconda guerra mondiale.

Un pezzo di storia di un tempo che sembra così lontano e distante dai giorni nostri ma che è necessario ricordare perché anche le nuove generazioni non perdano mai la cognizione di ciò che è stato il passato, per evitare che ciò si riproponga in futuro.

Sembra ieri che da bambino ascoltavo la tua storia e la vivevo come la più grande avventura che mi fosse mai stata raccontata mentre oggi sono qui io a raccontarla, a metterla nero su bianco, affinchè non vada perduta.

Era il 17 febbraio del 1944 e Pino, mio Nonno, non aveva ancora 19 anni: li avrebbe compiuti nel mese di marzo, il giorno 23.

Fu chiamato come tanti altri giovani, a seguito del Bando Graziani per il reclutamento obbligatorio, nell’ultima classe di leva durante la Seconda guerra mondiale.

Lasciò così il papà Alessandro, la mamma Maria, fratelli e sorelle, in uno sconforto reciproco e si apprestò ad affrontare il suo destino.

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