VILLA D’OGNA – DA ALCOLISTA A PRESIDENTE DELL’ACAT
Silvio: “Lavoravo in Comune a Villa d’Ogna, io e mia moglie schiavi dell’alcol. Non contavo più i bicchieri…Zaveria di Clusone…”
Silvio e Zaveria, arrivano in redazione un lunedì mattina di fine novembre, Silvio Mignocchi è di Villa d’Ogna presidente dell’Acat (Associazione Club Alcologici Territoriali) Alta Val Seriana e Val di Scalve, ma prima di diventare presidente,perienza dell’alcol l’ha vissuta sulla propria pelle e nella propria anima. Perché l’alcol ti prende tutto, ti prende troppo. Zaveria invece è di Clusone, delle Fiorine, anche lei con una storia tosta alle spalle. Ora sono qui, per raccontare che dall’alcol si può uscire, si deve uscire, si va oltre per trovare nuova vita.
“Ho quasi 64 anni – comincia Silvio – sono sposato, ho due figlie e tre nipotini, e sì, adesso sono felice”. Come hai iniziato a bere? “A 14-15 anni, il venerdì e il sabato sera, come fanno tutti, un bicchiere di vino, poi due, poi tre, inconsapevolmente ci sono finito dentro, allora c’era più vino che birra. Poi ho conosciuto mia moglie e ho continuato a bere, anche lei beveva. Ma non mi rendevo conto di essere diventato dipendente, mi consideravo un bevitore moderato, ma tutti si sentono così, non se ne rendono conto e il non rendersene conto è la cosa peggiore. Non contavo più i bicchieri ad un certo punto, bevevo e basta”.
Silvio racconta e ricorda: “Anche mia moglie aveva problemi di alcol, lei non beveva solo vino ma anche super alcolici, ricordo bottiglie di brandy che in due giorni finivano, le chiedevo come mai e mi diceva che era evaporato. Continuavamo a litigare per ogni cosa, in mezzo le nostre due figlie”. Silvio si ferma qualche secondo, poi riparte: “A 46 anni ho toccato il fondo, da lì dovevo ripartire. Mia figlia aveva 17 anni e l’altra mia figlia 11, ci vedevano litigare, urlare, bere, un disastro. Un giorno mia figlia di 17 anni che frequentava l’Itis viene e mi dice che lei non vuole più andare a scuola, che non riesce, che non le piace, che vuole andare a lavorare. Al momento mi arrabbio, non capisco, ma lei insiste. Io lavoravo in Comune a Villa d’Ogna, un po’ di gente la conoscevo, chiamo un mio amico che lavora alla Brembo e le trovo subito un posto. Assunta. Rimane lì tre anni, intanto mette via i suoi soldi, voleva rendersi indipendente e andarsene da quella situazione insostenibile. Io non me ne ero nemmeno accorto. Intanto ero nel baratro e le litigate in famiglia aumentavano. Al lavoro non mi dicevano niente ma ero sempre più spesso al bar, vino e vino e vino”.
Un giorno Silvio incontra un amico che aveva smesso di bere: “Gli chiedo come ci è riuscito, mi parla dell’associazione ed è venuto a trovarmi assieme ad alcuni membri del gruppo, mi dicono di provare ad andarci anch’io, non ho niente da perdere, decido di andarci, con me mia moglie che intanto continuava a bere come me”….
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