L’INTERVISTA – Fabrizio Minini, cooperante umanitario: “I miei 45 giorni a Gaza. Vivevamo in 60 in una casa, i colleghi morti e quel bambino di 14 giorni. Mi hanno chiesto di non dimenticarli”

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Violenza, bombe, case rase al suolo, morte, disperazione. Fabrizio Minini, 47 anni, originario di Darfo ma cooperante umanitario in giro per il mondo si ferma un attimo. Le immagini di quei 45 giorni “e 45 giorni per una missione sono praticamente niente” sono fisse nella memoria. E resteranno lì. Indelebili. “Quello che ho visto a Gaza credo sia fuori da ogni ordine e misura e che non ho mai visto in 30 anni di guerra. Un fazzoletto di terra grande come la Valle Camonica, solo che invece di avere 100mila abitanti, ne ha due milioni e mezzo e non esiste più niente. Non c’è una sola casa rimasta in piedi, ogni infrastruttura è stata distrutta, non c’è acqua, non c’è elettricità, la connessione internet è molto scarsa e i bombardamenti sono continui. E questo solo per metà paese perché la parte a Nord è ormai irraggiungibile perché è circondata dagli israeliani e non può passare nessuno”, racconta Fabrizio. Facciamo però un passo indietro.

Come sei diventato cooperante? “Ho frequentato il Liceo Linguistico a Corna e in quegli anni si parlava molto della guerra in Bosnia. La Caritas di Darfo seguita da don Danilo Vezzoli era molto attiva ed era il collettore di ragazzi come me che si davano da fare per le raccolte alimentari. Credo che quell’esperienza mi abbia dato un imprinting per fare questo mestiere, che però è arrivato molti anni dopo nella mia vita. Sono stato anche a Sarajevo con i convogli e ho vissuto sulla mia pelle cosa significa vivere nei posti di guerra, poi finita la scuola ho iniziato a lavorare alla Serioli Arredamenti a Darfo, dove sono rimasto per dieci anni”.

Il volontariato però ha sempre fatto parte della tua vita: “Sì e ad un certo punto mi sono chiesto perché non far diventare quella passione un lavoro… in quegli anni era venuta fuori Emergency, che era il primo approccio alla cooperazione a livello italiano, e ho deciso di partire. In quegli anni ero stato anche uno dei membri fondatori di Domani Zavtra e nel 2007 mi sono licenziato e sono partito per l’Ucraina. Sono stato all’orfanotrofio di Gorodnya e qui ho speso la mia liquidazione perché ero un volontario”.

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