Il grande spiazzo davanti al municipio è stato liberato dalle auto, un Sentierone allargato fino a via XX Settembre, il salotto commerciale di città bassa. Passano coppie abbracciate in sintonia con la primavera, alcuni in bicicletta, un crocchio di anziani è preso da una risata improvvisa, qualcuno deve aver fatto una battutaccia. Nel cortile del palazzo si prepara un concerto. Il traffico scorre poco lontano. La tentazione per chi come me torna in città ormai di rado è il confronto con i vecchi tempi. No, adesso non pensate ai filobus, troppo datati. Solo a dieci anni fa, cerco segni di cambiamento recenti, visto che in un decennio si può cambiare qualcosa, mica troppo, la burocrazia costringe anche i manager abituati in azienda a muoversi al rallentatore. E il cambiamento l’ho colto già in Via delle Valli, e poi ancora allo svincolo dell’autostrada dove sembrava di essere a Napoli, chi ci mette il muso dell’auto prima ha la precedenza, tutto scorre, πάντα ῥεῖ, direbbe Eraclito (Eraclito? Chi era costui? direbbe don Abbondio. Don Abbondio? Chi era costui? direbbero in tanti, troppi, oggi). Sono passato anche accanto al complesso della caserma Montelungo, ancora cantiere cintato.
Giorgio Gori entra in sala Giunta. Ci siamo incrociati altre volte in questi anni, è stato ospite di Araberara nei suoi festival. Gli ricordo anche un incontro in Piazza Vecchia, un’intervista di undici anni fa a un tavolino del bar sotto la statua del Tasso. Allora c’era in giro la voce si candidasse a sindaco di Bergamo. Magari porta bene, adesso, al momento di questa chiacchierata, la sua candidatura al Parlamento Europeo va a ore (infatti è stata poi ufficializzata poco dopo).
Il curriculum è corposo, ma si riparte sempre da zero e per le nuove avventure contano le esperienze specifiche. E allora vai.
Sei stato un bravo sindaco?
“Questo lavoro non lo fa la singola persona. Ho guidato un gruppo e questo gruppo di persone in dieci anni ha governato bene la città, poi… poteva far di più, poteva far di meglio, sicuramente abbiamo fatto anche degli errori, ma nel complesso quello che i cittadini ci dicono per strada ‘avete cambiato la città’. C’è un aspetto fisico, le opere, ma c’è un aspetto del clima della città. Dieci anni fa questa era una città seduta, si stava bene, per carità, non si può nemmeno dire che fosse governata male, ma era una città che non aveva ambizioni. E se le città non puntano a migliorarsi è automatico che vanno indietro e andare indietro ha conseguenze sull’economia, sulla qualità della vita, sulla cultura, sull’attrattività, sui giovani. Tutti gli indicatori dicono che Bergamo in questi anni è cresciuta. Quindi con tutti i nostri limiti, ti rispondo, sì, abbiamo governato bene”.
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