L’INTERVISTA – IL VICE PRESIDENTE VICARIO DEL SENATO – Roberto Calderoli: “Mi sono salvato dal Covid per il fattore C e per il buon Dio”. “Sono un vulcano buono. Questo Governo non va bene né per la guerra, né per la pace. I bergamaschi ce la faranno se fanno i bergamaschi”

0
1619
ANSA/ETTORE FERRARI

Roberto Calderoli è nella sua casa di Città Alta, sabato pomeriggio, la sua Bergamo è ferita ma in piedi, e respira a pieni polmoni, anche se con la mascherina.

Lui, Vicepresidente Vicario del Senato (insomma non uno dei tanti vice), cuore, anima e testa Lega, forse la “prima” Lega, quella delle origini, comunque fama da vulcano… (un vulcano… spento? “No, un vulcano buono”), quando parla della sua Bergamo si scioglie. Com’è andata con il Covid?

“Non l’ho avuto, ed è strano, ho avuto collaboratori e parenti che si sono ammalati, io no, eppure avevo l’età a rischio e i miei problemi di salute che facevano propendere perché fossi… papabile. Ho fatto 4 tamponi, tutti negativi ma visto che alcuni miei stretti collaboratori si sono ammalati, mi sono messo in quarantena”.

E dove l’hai fatta la quarantena? “Tra Piemonte e Bergamo, mi sono fermato dove ero in quel momento, quando ho avuto la certezza che chi era con me si era ammalato ero in Piemonte, ho fatto il primo tampone ed era negativo, mi sono fermato lì in quarantena”.

Da medico come hai vissuto questi tre mesi da covid?

“Da medico è davvero tutto più difficile, impossibile viverlo in maniera distaccata, come quando praticavo la professione, ero dipendente dell’ospedale di Bergamo, sono in aspettativa, e tanti dei miei colleghi che erano entrati con me con il concorso e poi magari sono diventati primari si sono ammalati. C’è stato un momento a Bergamo in cui il Direttore Generale, il Direttore Sanitario, il Questore di Bergamo, il vice Questore di Bergamo, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, il Prefetto, erano tutti positivi al Covid, praticamente la città era completamente decapitata in tutti i suoi vertici istituzionali”.

Però non lo hai preso… (Calderoli sorride): “Beh, ci vuole il fattore C, ci vuole anche quello, anche perché io ero fra quelli che avevano tutte le caratteristiche per prenderlo, ero stato a una riunione in stretto contatto con uno che poi si è ammalato. Era martedì, e il giovedì ha cominciato a star male, mi telefona e mi dice che il tampone è positivo, ecco, ci siamo, mi sono detto, ho l’età più pericolosa per prenderlo, ho problemi di salute per via della terapia che assumo per il tumore, insomma, il terreno ideale per il virus e invece il fattore C e anche il fatto che il buon Dio guarda giù e forse non era il mio momento, mi hanno permesso di essere qui a raccontarlo”.

Hai avuto paura? “Più che paura per me, paura per le persone che avevo visto, che avevo incontrato in quei giorni, paura di avere contaminato, amici, parenti, collaboratori, non me lo sarei mai perdonato”.

Perché Bergamo nell’occhio del ciclone, secondo te? “Da una parte è una città che ha un’attività imprenditoriale e lavorativa di interscambio importante e dall’altra i  bergamaschi non sono mai fermi, questo è un dato positivo ma in questo caso i due fattori hanno favorito lo svilupparsi del virus”.

(Calderoli racconta gli antefatti). “Ci sono stati errori enormi per quel che riguarda la gestione del Governo sul covid, ho presentato la prima interrogazione al ministro Speranza a gennaio quando di covid si parlava per via della Cina, chiedevo che fossero messi in quarantena tutti quelli che rientravano dal Capodanno cinese, indipendentemente se fossero cinesi o italiani, mi avevano segnalato che a Fiumicino tutti quelli che atterravano entravano tranquillamente senza nemmeno lasciare nome e cognome, senza poter essere quindi rintracciati. Mi ha telefonato il ministro Speranza che mi ha chiesto di tenere i toni bassi per non diffondere il panico. E questo lo posso anche capire, ma è chiaro che dovevano essere messe a regime tutte le misure preventive, cosa che non è stata fatta. E’ passato tanto tempo, troppo, prima che mettessero in essere le misure che avevo chiesto io: avevamo sollecitato la zona rossa su Alzano e Nembro, lo abbiamo fatto perché me lo chiedevano perfino i sindaci, e solitamente i sindaci sono contrari alle zone rosse. Gli operatori sanitari stessi lo chiedevano. E sembrava si dovesse fare, erano stati avvisati 300 poliziotti, carabinieri, uomini della Guardia di Finanza, predisposte le transenne per chiudere le strade, insomma tutto pronto e…”.

E poi cosa è successo? “Non lo so. Ho sentito parlare di pressioni da parte di imprenditori, ho sentito tante voci ma fino a che sono voci non si va da nessuna parte, la questione è che ci siamo ritrovati da una potenziale zona rossa tra Nembro e Alzano a una zona arancione per tutti, una chiusura parziale inadatta, che ha permesso il diffondersi dei focolai”.

In redazione arrivano decine di storie di famiglie che hanno avuto vittime e malati di covid, storie disperate, di gente che è morta sola, un’intera generazione cancellata, le case di riposo, i piccoli ospedali, i malati lasciati su materassi nei corridoi, le camere mortuarie intasate, e poi i piccoli ospedali e il rimpallo di responsabilità tra Regione e Governo.

“Sul discorso zona rossa la mia posizione è nota fin dall’inizio ed è chiaro anche che le competenze in questo caso spettano al Governo. Mastico la materia costituzionale da 30 anni e so a chi spettano alcune decisioni. E la decisione di attuare la zona rossa spettava esclusivamente al governo”.

La competenza sanitaria però è regionale: “Beh, diciamo che è concorrente ma non spetta a chi gestisce la sanità regionale decidere di chiudere un paese. C’è molta ignoranza sul tema ma, visto quello che ha dichiarato la procuratrice Rota e cioè che la competenza è dello Stato, non penso ci siano dubbi, solitamente i Procuratori sono abbastanza cauti. Per sentirlo dire da una Procuratrice della sua esperienza penso che la cosa sia chiara a tutti”.

Lombardia e Veneto, risultati diversi per la questione coronavirus: “Il Veneto ha dato un’ottima risposta ma credo che la stessa ottima risposta l’avrebbe data anche la Lombardia se non avessimo avuto in casa l’esplosione di una bomba nucleare, quello che è successo qui non è successo in nessuna altra parte d’Italia”.

Parliamo di politica: il J’accuse che viene mosso a Conte è che praticamente fa tutto lui anche all’interno della maggioranza dove ci sono parecchi screzi, ora anche la questione Stati Generali che ha spiazzato un po’ tutti. Secondo te il Parlamento è stato esautorato?

“Completamente esautorato. Ci sono i primi 12 articoli della Costituzione dove si parla dei principi fondamentali intangibili, dei diritti e dei doveri, lui invece si prende il potere senza rispettare la Costituzione, un’aberrazione e che non si può fare, lo dice la Costituzione, non Calderoli”.

Gli antichi romani nelle emergenze avevano previsto il dictator, cioè una figura che aveva pieni poteri per 6 mesi, ce ne sono stati nella storia della Repubblica romana ben 65, il più famoso è rimasto Cincinnato. Nella Costituzione italiana questa figura non è contemplata però nel caso di dichiarazione dello stato di guerra sono previsti poteri speciali al Governo: “E’ un atto estremo, ma qui nessuno ha dichiarato guerra, non è la stessa cosa, il virus non è dichiarare guerra a qualcuno o entrare in guerra. Conte si è attribuito poteri che non poteva attribuirsi. Siamo qui tutti a contestare Orban perché il parlamento ungherese gli ha attribuito pieni poteri a fronte dell’emergenza ma chi glieli ha dati quei pieni poteri a Conte?”.

Pieni poteri che chiedeva anche Salvini… (Calderoli sorride) “..

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 19 GIUGNO

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui