Gianna Gancia è europarlamentare del Gruppo Identità e Democrazia, eletta nella nostra circoscrizione. Da Bruxelles vive il momento drammatico dell’Italia che cerca aiuto in Europa, i cui Stati sono colpiti da questa pandemia che è la globalizzazione totale della malattia e della salute. Eravamo abituati a dare alla globalizzazione un contenuto solo economico, finanziario, di mercato, di interessi che ci sembrava passassero sopra le nostre teste e la nostra stessa comprensione. Abbiamo voluto sentire una voce che avesse un respiro europeo.
Bergamo è stato il focolaio d’Italia, più di Codogno, suo marito Roberto Calderoli è uno storico rappresentante bergamasco in Parlamento: come avete vissuto e come state vivendo la tragedia che ha colpito il popolo bergamasco?
“Durante i giorni più acuti dell’emergenza nel Bergamasco mi trovavo a Bruxelles in quanto ritenevo doveroso assolvere al mio mandato di rappresentante dei cittadini del Nord-Ovest in seno alle istituzioni europee. Sono stati giorni in cui era difficile staccarsi dal telefono e ho avuto modo di toccare e di sentire il dolore di una comunità trovatasi all’improvviso ad affrontare un nemico subdolo e sconosciuto, che ha stravolto le vite di tutti. Sono molto legata alla mia Bergamo e alle sue valli, dove è nato mio marito Roberto e dove ho vissuto molti anni. Conservo con affetto numerosi ricordi: la città che si sveglia quando portavo mio figlio Gianpiero all’asilo ad Astino e, dopo qualche anno, alla scuola elementare in via Broseta, le gite fuori porta in famiglia e anche momenti importanti della mia militanza politica. Immagini che mi passavano davanti in quei giorni, mentre guardavo i mezzi militari trasportare i feretri e sentivo la voce rotta di amici e medici bergamaschi. Ho provato un forte senso di appartenenza, vicinanza e partecipazione al lutto collettivo di una comunità che porterà per sempre su di sé cicatrici di ferite profonde, ma che nella tragedia ha saputo dare prova di una solidarietà fuori dal comune”.
Secondo te ci sono stati errori strategici politici e/o sanitari e come ci si dovrebbe muovere ora per ripartire? Da più parti si invocano tamponi e test sierologici, ci sono stati conflitti di competenze tra Regione e Stato, tu come la vedi?
“Del senno di poi son piene le fosse. Ci siamo tutti trovati di fronte ad un nemico sconosciuto all’umanità che ci ha colti alla sprovvista. Non è il momento delle polemiche anche se ci resta il rammarico per non essere stati ascoltati quando chiedevamo la chiusura di Alzano e Nembro. Credo comunque che sia sotto gli occhi di tutti quanto il peso decisionale della macchina burocratica italiana e i vari conflitti di interesse tra livelli amministrativi (Regioni, ASL locali, Governo centrale e Protezione Civile) abbiano rallentato il processo decisionale e reso estremamente tortuoso il già difficile approvvigionamento dei dispositivi medici essenziali. Sono certa che quando torneremo a parlare di politica, il tema centrale sarà il federalismo. La crisi sanitaria ha, nei fatti, messo in luce tutte le debolezze di uno Stato centralista e iperburocratizzato. Detto ciò, adesso è doveroso pensare alla ripartenza che si dovrà basare sulla predisposizione di un modus operandi composto da poche regole, semplici e chiare, che diano a cittadini e imprese la certezza e la consapevolezza necessarie per ricominciare”.
L’Europa nemmeno in questo caso ha avuto una strategia unitaria, l’Italia è quella che ne sta subendo anche i più grossi danni economici, da europarlamentare e imprenditrice come vivi e vedi la questione? “Ritengo che specialmente durante la fase iniziale della pandemia, gli Stati abbiano dato prova di un triste egoismo spiegabile dalla carenza generale di materiale medico, ma comunque non giustificabile. Tuttavia, su questo versante ha prevalso il buonsenso con la mediazione necessaria e decisiva della Commissione europea. È evidente che in questa emergenza l’Europa ha dimostrato dei limiti, essendo bloccata dalla posizione ostile di Berlino e Amsterdam nei confronti dei Paesi del Mediterraneo. La BCE ha sì messo a disposizione dei capitali attraverso un programma di acquisto di titoli di stato, ma non è ancora abbastanza. Ciò di cui ha bisogno l’Italia in questo momento è un Governo che sappia pretendere di più ai tavoli negoziali che si svolgono in Consiglio europeo, mettendo da parte l’atteggiamento remissivo che lo ha tristemente contraddistinto finora. Purtroppo, nonostante il nostro Paese goda di personalità di spessore e competenza, non sempre sembra che questi criteri siano stati presi in considerazione per selezionare l’attuale classe dirigente. Ciononostante confido nella capacità di ripresa dell’Italia, che dovrà ispirarsi all’indole tenace che contraddistingue i bergamaschi”. Insomma, Gianna nel cuore ha battiti d’amore di Bergamo e per Bergamo. ..
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