LOVERE – COSTA VOLPINO – Gli ex alunni di Maria Giussani, classe 1933 si ritrovano per festeggiarla: “Non ho meriti, ho solo fatto un lavoro che mi piaceva tantissimo”

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Estata una cosa straordinaria, i miei ex-scolari mi hanno fatto  davvero commuovere, io non pensavo di meritarmi una festa così, probabilmente hanno esagerato, attribuendomi meriti che non ho perché ho solamente fatto un lavoro in cui credevo molto e che mi piaceva tantissimo”.

In realtà Maria Giussani, classe 1933, ha dedicato tutta la sua vita alla scuola. Nata in Francia da genitori emigrati per lavoro, durante la seconda guerra mondiale aveva solo sei anni:

Di quei tempi ricordo mio padre intento a ricoprire di carta blu tutte le finestre per evitare che ne trapelasse la luce, e i miei pianti perché avevo paura e volevo la mamma la quale, temendo il peggio, era andata a ritirare mio fratello in colonia…”.

Mamma che a un certo punto, con la piccola Maria e il fratello, si mette in viaggio intenzionata a portare al sicuro i bambini presso i nonni di Lovere, con l’intenzione di tornare in Francia dal papà che l’aspetta. Ma le cose precipitano in fretta e anche il papà deve decidere di tornare a sua volta a Lovere, lasciando casa e lavoro perché i tedeschi hanno dichiarato guerra alla Francia:

Erano arrivati tempi terribili per i tanti italiani che in quel Paese erano stati accolti e rispettati perché onesti e laboriosi: di colpo francesi e italiani erano infatti diventati nemici!”.

La famiglia dunque fa appena in tempo a salvarsi tornando a Lovere:

Qui iniziai a frequentare la prima elementare e ricordo laccanimento della maestra, si chiamava Suor Bernardina, nel volermi togliere la errefrancese che ancora mi caratterizza, perché lordine di Mussolini era di non tollerare alcun francesismo…Quando piangendo ne parlai alla mamma, lei mi trascinò, letteralmente, da Suor Bernardina e le disse di lasciarmi in pace con la mia pronuncia francese, perché in tempi migliori saremmo tornati in Francia dove avevamo casa e lavoro. Poi però le cose non andarono così: papà morì prematuramente, a soli 42 anni,  e fu mio fratello maggiore, appena diciottenne, a farsi carico della famiglia. Erano anni duri, io dopo le medie volevo continuare a studiare, mi piaceva molto studiare, e ricordo la mamma che piangente mi diceva che non potevamo permettercelo. Poi però fu deciso che frequentassi 1 anno di istituto superiore, dal quale uscii con ottimi voti. Altri pianti per continuare, per cui ebbi il permesso di studiare a casa per un anno, da privatista,  sui programmi della 1a, 2a e 3a di scuola  superiore: se avessi superato il relativo esame, mi sarebbe stato permesso di frequentare regolarmente il 4° anno. Lidea di mandarmi  a lavorare in qualche ufficio, del resto, alla mamma non piaceva, Le donne negli uffici non stanno bene”, soleva dire, una frase che allora mi appariva misteriosa ma che più tardi capii benissimo… Ebbi comunque la fortuna di avere insegnanti splendidi che mi firmarono il programma di preparazione e se ne presero la responsabilità. Studiai sodo, superai lesame e così mi mandarono per le Magistrali alla Casa della Giovanea Bergamo, listituto più accessibile dal punto di vista economico. Lì mi diplomai maestra e subito dopo vinsi il concorso ed iniziai ad insegnare con una supplenza a Castelfranco di Rogno”.

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