LOVERE – L’INTERVISTA – L’INCONTRO A CASA SUA – Giovanni Guizzetti dopo le dimissioni: “Siamo tutti pro tempore, c’è un tempo per iniziare e uno per finire. Estote parati, state pronti e io sono pronto. Farò come Cincinnato…”

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Il vento soffia che è una meraviglia, nubi alte arrivano dal lago e si rincorrono nel blu, il giardino di casa di Giovanni Guizzetti è tirato a lucido, che la primavera tira tutto a lucido. Giovanni Guizzetti è seduto sul suo balcone, pochi giorni dopo le sue dimissioni, che fanno rumore come un terremoto, nessuna frattura in giunta, nessuna frattura con il suo gruppo de L’Ago, macchè, Giovanni se ne è andato perché malato. Lui, dieci anni sindaco, prima cinque di minoranza, ora assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici, storico fondatore de L’Ago di Lovere, lista civica che governa il paese da tre mandati, storico medico di base ancora in servizio e molto altro ancora. 

Della sua malattia Giovanni Guizzetti aveva accettato di parlare lo scorso settembre, una lunga intervista che avevamo pubblicato, poi mesi di fatica e passione che lo avevano spinto a continuare, ora però non ce la fa più: “E’ il momento di dire basta”. 

Guizzetti da tempo fatica a muoversi, una malattia degenerativa, ma la testa e il cuore funzionano benissimo: “Ho sempre saputo – comincia – che siamo tutti pro tempore, ogni fase della nostra vita è pro tempore, c’è un inizio e una fine, sapevo che questa esperienza sarebbe arrivata al termine, ero preparato, un’esperienza bella, davvero ma adesso devo pensare  a me, non è facile, certo ma sto accettando questo passaggio confortato dai tanti messaggi ricevuti. Non voglio pietas, non ce n’è bisogno, e i messaggi che mi arrivano mi aiutano ad accettare questa situazione che sapevo comunque sarebbe arrivata”. 

Quando ha deciso? “Negli ultimi tempi, quando ho visto che fisicamente non riuscivo più a seguire certi ritmi, io voglio uscire così, senza riflettori e senza pietà addosso, perché quello che ho fatto e faccio mi appaga e mi ha appagato. Senza l’apporto del fisico manca parecchio, manca tanto, e bisogna capire quando è il momento di farsi da parte, ho capito che era arrivato il momento di concludere la mia vita amministrativa. Ho sempre riflettuto sulla temporalità dei nostri impegni e se uno vive a fondo queste esperienze ha modo di iniziarne altre con serenità, mi considero fortunato, anche perché la mente gira ancora”.  

Lei non solo ha fatto il sindaco ma anche il medico, e fare il medico è anche una sorta di missione, un medico di base ha a che fare tutti i giorni con la gente, con i suoi bisogni e suoi dolori, un modo per conoscere ancora meglio Lovere: “Io Lovere l’ho sempre sentita dentro attraverso la gente e non attraverso i partiti. Vorrei fare una riflessione su L’Ago di Lovere, quello che sono stato in questi anni, un cammino fatto con 50 persone, che sono numeri incredibili per questi tempi, e guarda che ci siamo trovati un mese fa ed eravamo in 45, un gruppo creato 18 anni fa e ancora pienamente attivo. E questo dà fiducia per il futuro, tutto quello che ho fatto nasce dalla passione e dallo studio, non abbiamo mai fatto nulla senza conoscere a fondo l’argomento, in qualsiasi campo ma è chiaro che quando si entra in un mondo come questo bisogna avere le spalle coperte, essere preparati, ho dovuto calpestare molta melma ma ho sempre creduto in quello che facevo. Ricordo che venivano pazienti nel mio ambulatorio e mi dicevano che quando erano in sala d’attesa si sentivano dire di non votarmi perché se lo avessero fatto non sarei più stato disponibile come prima”. 

Guizzetti ogni tanto si ferma, guarda dal suo balcone la sua Lovere e poi riprende: “La mia più grande soddisfazione è stata quella di non aver mai perso un minuto del mio lavoro da medico per stare in Comune, ho sempre seguito i miei pazienti, l’ho fatto per passione e per rispetto nei confronti dei miei pazienti ma anche perché non volevo che nessuno potesse dire che io non ero presente in ambulatorio per motivi di amministrazione o di altro. Sono sempre stato molto determinato, determinazione e forza che ho preso dai miei genitori, non volevo entrare nell’arena amministrativa a spalle scoperte, quando uno diventa sindaco non deve poter fare quello che vuole, anzi, deve dare l’esempio e lavorare di più e meglio”. 

Lei è medico, come si pone con la sua malattia? “Sono il suo interlocutore, mi guardo e parlo con me stesso, non mi illudo, non posso cambiare argomento, ma sono molto sereno, fin che la testa regge”. 

Giovanni Guizzetti si ferma un attimo: “La sto vivendo naturalmente, non prendo e non ho preso antidepressivi, la mia famiglia mi fa da supporto e da apporto e grazie a Dio e grazie alla mia formazione cristiana che ha avuto una notevole influenza in questi anni della mia vita reggo anche questa situazione ineludibile. Mi è capitata e l’accetto come meglio riesco senza mai farla pesare, non voglio correre il rischio di essere patetico. Se ne è già parlato anche tanto, e d’ora in poi conto che la mia immagine sia meno visibile perché è il momento di fare altre cose. Non ho mai potuto leggere in questi anni molti libri che sono qui nella mia biblioteca, è il momento di leggerli, mi dedicherò alla riflessione, allo studio della storia antica, alla filosofia, al pensiero greco e latino che mi hanno sempre appassionato…

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