LOVERE – Inserto di 8 pagine (con poster) per i 500 anni della Basilica di Santa Maria. I 500 anni della Basilica. Nel cuore dell’arte e della fede. Una fabbrica in continua attività, progetti da milioni di euro per un tesoro di arte e fede

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Scendere l’imponente scalinata, entrare e trovarsi davanti a una visione mozzafiato, di quelle che ti lasciano così, a fare il pieno di stupore e meraviglia. La Basilica di Santa Maria, la più grande della diocesi di Brescia, ti accoglie come un guscio all’anima, una carezza di fede anche chi magari la fede non ce l’ha. Costruita in soli 10 anni, nella seconda metà del XV secolo su un imponente terrazzamento artificiale, dopo aver deviato e imbrigliato il torrente. La sua costruzione venne voluta dai ricchi produttori loveresi del panno di lana come voto alla Vergine. All’interno è un viaggio di stupore e arte, le tre navate, le sette cappelle. All’interno si possono ammirare le celebri ante d’organo già nella cattedrale di Brescia con dipinta all’interno delle stesse i Santi Faustino e Giovita a cavallo, autentici capolavori di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, mentre all’esterno l’Annunciazione opera di Floriano Ferramola. La navata centrale è interamente affrescata dal Ferramola; la pala d’altare con l’Assunzione è di Tommaso Bona, mentre l’altare del settecentesco in marmo è della bottega di Andrea Fantoni. Il coro ligneo cinquecentesco viene attribuito allo Zamara. Il critico Vittorio Sgarbi l’ha definita “una fra le cinque chiese più belle della Lombardia”. Lo scrittore Guido Piovene l’ha definita  una delle chiese più grandi e belle del Rinascimento Lombardo”, da sempre soprannominata il Chiesone, proprio per le sue grandi dimensioni.  “La chiesa è come la vecchia fontana del villaggio, che dis­seta le varie generazioni. Noi cambiamo, la fontana resta”. (Papa Giovanni XXIII)…

… Tutti noi portiamo nel cuore la Basilica di S. Maria in Valvendra  che dalla fine del quattrocento rappresenta al meglio la storia di Lovere, consapevoli che in questo Tempio si specchia e trova il suo compimento uno dei periodi più fausti del nostro paese, capace di riprendersi dalla pressoché completa distruzione ad opera del Malatesta nel 1414, giusto seicento anni fa e, meno di un secolo dopo, essere in grado di edificare con il concorso di tutti, famiglie facoltose arricchitesi con il commercio del panno,  nobili e semplici cittadini, questo scrigno inimitabile di arte e fervore religioso.

Questo originario legame della Basilica con la Civitas e con il populus luerensis, singolare per come si è creato, ma ancor di più per come ha saputo attraversare le diverse epoche e fasi storiche per giungere, intatto, a nostri giorni, costituisce senz’altro il motivo per il quale questa è la Chiesa di tutti i loveresi, alla quale ciascuno di noi si sente legato.

Chi entra oggi in Basilica, per motivi di Fede o solo anche per vedere le mirabili opere artistiche che la ricolmano, si trova davanti il frutto di un lavoro compiuto secoli fa in modo meraviglioso da insigni artisti su cui è venuto ad inserirsi l’intelligente opera dei restauratori che hanno sapientemente impegnato la loro tecnica e mirabile professionalità per restituire al suo antico ed originario splendore la Basilica. Infatti il tema della conservazione dell’inestimabile patrimonio religioso, artistico, storico e monumentale di S. Maria è sempre rimasto vivo, soprattutto negli ultimi decenni duranti i quali la nostra Comunità ha saputo di nuovo prendersi cura di ciò che stava mostrando i preoccupanti segni di una involuzione, sia strutturale che artistica che, se non arrestati, avrebbero avviato verso un sicuro declino questa Chiesa ed il suo inestimabile patrimonio religioso e culturale.

Questo concorso di più interventi, progetti, competenze, finanziamenti, susseguitisi in questi anni, sono la vera lezione da conservare e trasmettono il senso di una Comunità che sa prendersi cura della propria storia, nella considerazione e memoria di chi l’ha tracciata. Ecco perchè come amministratori si deve avere il senso della temporalità e soprattutto dell’operare in continuità con il meglio che ci ha preceduto e per il meglio che ci seguirà. Una capacità di guardare la realtà non solo in una prospettiva di parte,  la propria, ma saper cogliere quella visione d’insieme, la sola che sa rappresentare una Comunità.

Vediamo allora gli interventi precedentemente realizzati…

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