LOVERE – LA LETTERA AL PREFETTO “La commemorazione è una scusa, si vuole screditare la Liberazione”

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Lettera aperta al Prefetto di Bergamo, 13 maggio 2017

Gentile Dottoressa, Siamo un gruppo di associazioni unite in un Coordinamento che si è costituito l’anno scorso per far fronte a due iniziative a carattere nazifascista, di cui riteniamo necessario metterla al corrente, dato che da pochissimo tempo ha assunto l’incarico nel nostro territorio.

La prima si ripete a fine maggio, ormai da anni, al cimitero di Rovetta, dove il 28 aprile 1945 furono fucilati dai partigiani 43 militi della Legione Tagliamento.

La commemorazione di tale drammatico fatto è divenuta il pretesto per uno dei maggiori raduni nazifascisti d’Italia, con decine di mani tese nel saluto romano, inni e canti inneggianti al ventennio fascista e alla violenza politica, bandiere della RSI, aquile romane ed altri simboli nazisti e fascisti: il tutto intorno a una Croce, al centro del cimitero, con l’immagine di Mussolini al posto del Padre, la bandiera della Legione Tagliamento e quella della R.S.I. al posto del Figlio e dello Spirito Santo. I familiari dei caduti si contano sulle dita di una mano. Molti partecipanti sono bergamaschi, dato che anche a Bergamo proliferano associazioni come Forza Nuova, Casa Pound, Blocco Studentesco, Lotta Studentesca. Come saprà, si tratta di movimenti al limite della legalità, portatori di un’ideologia che si rifà al pensiero fascista e nazionalsocialista, con una chiara ispirazione razzista ed antisemita. Ci sono minuti se non ore di filmati, e decine di immagini, che testimoniano quanto succede all’interno e all’esterno del cimitero, dunque in luogo pubblico, documentazione ripetutamente consegnata ai Prefetti che l’hanno preceduta.

Dietro l’apparenza della commemorazione, c’è in realtà il tentativo di stravolgere e re-interpretare eventi bellici passati, screditando la memoria di tutto il movimento di Liberazione, mettendo sullo stesso piano chi ha lottato per la libertà e chi – agli ordini dei tedeschi – ha cercato di soffocarla. Sulle loro responsabilità si sorvola. Tutto ciò in palese violazione della legge 20 giugno 1952, n. 645 (Legge Scelba), contenente Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale, comma primo, della Costituzione

I fatti storici che hanno portato all’uccisione dei 43 legionari, specialmente negli ultimi anni sono stati fonte di aspre polemiche. Nella valutazione dei fatti e del contesto storico non possiamo prescindere dal lavoro di ricerca scientifica svolto da un’autorevole fonte quale l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISREC) di Bergamo, che nel gennaio 2008 ha pubblicato “Gli ultimi Fuochi: 28 aprile 1945, a Rovetta”.

Un lavoro rigoroso, che prende spunto da diverse fonti orali e scritte, tra le quali gli atti del processo per i fatti di Rovetta conservati presso l’archivio del Tribunale di Brescia (Vol. I – IV).

Al termine di un complesso iter giudiziario, la Sezione Istruttoria della Corte d’Appello di Brescia, con sentenza del 21 aprile 1951, dichiarò di non doversi procedere a carico degli imputati, tra i quali i principali capi partigiani operanti in Val Seriana, trattandosi di fatti non punibili ai sensi dell’Articolo unico del Decreto Luogotenenziale del 12 aprile 1945 N.1945, il quale stabiliva che fossero considerate azioni di guerra tutte quelle compiute nel periodo dell’occupazione nemica fino all’assunzione dei poteri da parte del Governo Militare Alleato.

… “E poiché, come risulta dalla lettera della Prefettura di Bergamo N. di protocollo 1046

. il Governo Militare Alleato assunse i poteri in quella provincia appena il primo maggio 1945, i fatti predetti, verificatisi prima di tale data, non sono punibili per espressa disposizione contenuta nel suddetto decreto”. (“Gli ultimi Fuochi…” pag. 246)

Sempre negli “Ultimi fuochi”, d’altra parte, viene resa nota un’intervista dell’allora Direttore dell’ISREC, Angelo Bendotti, a Paolo Poduje detto “Il Mojcano”, nella quale l’ex ufficiale inglese si assume la piena responsabilità della decisione di giustiziare i militi della Tagliamento (“Gli ultimi fuochi…” pag.125-126).

Nella valutazione complessiva delle vicende storiche di Rovetta e della commemorazione che ne viene fatta, è opportuno tener conto anche della sentenza del Tribunale Militare Territoriale di Milano, n. 212 del 28 agosto 1952, con la quale vengono condannati i principali responsabili della Legione Tagliamento, tra i quali il Comandante Merico Zuccari, per aver saccheggiato e incendiato interi paesi, torturato, seviziato, ammazzato civili innocenti in tutte le zone in cui la Legione operò fra il 1943 e il ‘45.

Da alcuni anni la commemorazione a Rovetta è preceduta da una analoga manifestazione a Lovere, con il pretesto di commemorare due altri repubblichini della Legione Tagliamento, giustiziati dai partigiani all’indomani della fine ufficiale della seconda guerra mondiale.

Anche qui i neofascisti esibiscono i loro simboli di violenza, cercando visibilità. Sfregiano in questo modo il ricordo della Resistenza e feriscono la memoria storica di Lovere, paese che, il 17 giugno 1945, vide sfilare le bare di 13 giovanissimi partigiani – sei erano di Lovere – catturati dalla Tagliamento, torturati e fucilati davanti alla popolazione. Le loro tombe e il monumento che li commemora si trovano nel cimitero del paese.

Già nel 2012 i neofascisti avevano imbrattato la stele dei Tredici Martiri e bruciato la targa che ricorda Bortolo Pezzutti, diciottenne di Costa Volpino, catturato per futili motivi sempre dalla Tagliamento e inviato nel lager di Bolzano, dove finì orribilmente trucidato. Un anno fa, il 28 maggio 2016, inspiegabilmente protetti dalle forze dell’ordine, sono entrati nel Cimitero di Lovere, sfilando in segno di sfregio davanti alle tombe dei Tredici Martiri e alla lapide dei fratelli partigiani “Falce” e “Martello” Pellegrini, anch’essi catturati dalla Tagliamento, torturati e uccisi a Lovere.

Il presidio antifascista, che protestava presidiando pacificamente il cimitero, è stato caricato dalla polizia, mentre i fascisti vi entravano tranquillamente. Durante l’ aggressione tre antifascisti sono stati feriti, dieci sono stati denunciati.

Premesso tutto questo, anche in relazione all’invito dell’ANPI Nazionale a fare appello alle Istituzioni perché sia lo Stato a mostrare il suo volto antifascista e rispettare lo spirito della Costituzione” (Documento congressuale ANPI Nazionale, Rimini 2016, pag.24), ci rivolgiamo a Lei, Signora Prefetto, chiedendole un intervento deciso affinché la situazione rientri nella legalità, in osservanza della Legge Scelba e della più recente sentenza della Corte di Cassazione, che convalidando il verdetto di condanna per saluto romano, emesso il 31 maggio 2012 dalla Corte di Appello di Trento, sezione distaccata di Bolzano, ha dichiarato il fascismo “rischio attuale” (Cass. pen., 37577/14). Ci aspettiamo che il dettato costituzionale venga applicato, che siano negati spazi di agibilità politica al fascismo – in qualsiasi forma esso si esprima e che in particolare sia sanzionata ogni esibizione dei suoi simboli.

Ringraziandola dell’attenzione e di quanto vorrà fare.

Il Coordinamento antifascista Alto Sebino, Valcamonica e Valli Bergamasche ANPI (Provinciale di Bergamo e Brescia, Lovere, Endine, Seriate, Val Caleppio, Val Gandino, Valcamonica)

FIOM e CGIL Valcamonica-Sebino

RIFONDAZIONE COMUNISTA

PD Lovere

ART.1 DEMOCRATICI PROGRESSISTI Brescia e Valcamonica

Possibile Brescia

Sinistra Italiana

ISREC Bergamo

GRAFFITI” associazione culturale

CIRCOLI DEI LAVORATORI Darfo e Iseo

RIBELLI DELLA MONTAGNA

U.S. Stella Rossa

RETE ALDO DICE 26X1

RADIO ONDA D’URTO

COORDINAMENTO REGIONALE ANTIFASCISTA

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