LOVERE – Rosella e i negozi ‘Capitanio’: “A marzo è arrivata la merce ordinata un anno prima ed è rimasta invenduta, impossibile recuperare il fatturato perso”

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Parlare di Capitanio a Lovere è parlare di storia. Rosella Nichetti è la titolare dei tre negozi che portano il cognome dei nonni. Da dietro il banco riavvolge il nastro partendo dai sacrifici mescolati alla passione dei nonni, che circa 90 anni fa hanno dato vita a tutto questo e che lei ha preso per mano come un’eredità davvero preziosa. Rosella parla con orgoglio del passato e prova a guardare il futuro con un velo di ottimismo: “Il mio legame con questa attività è molto profondo, la mia famiglia ha fatto tanti sacrifici quindi mi sento in dovere di guardare il bicchiere mezzo pieno anche in questo momento così difficile dove i problemi economici, sanitari e sociali sembrano insormontabili. La situazione è molto pesante, la pandemia ci ha davvero messo in ginocchio ma anch’io sento di avere delle lacune… la mia attività avrebbe bisogno di un e-commerce, pensato tante volte ma mai messo in pratica. Tanti dubbi e timori di non essere poi in grado di portare avanti questo progetto mi hanno sempre frenato e sicuramente è stato errore da parte mia”.

Il tono di Rosella si fa scuro quando torniamo a parlare di marzo, quando le serrande si sono abbassate… “Se devo parlare delle calzature, il Covid ha sicuramente influito molto sul decremento delle vendite. Le chiusure hanno obbligato le persone a stare molto in casa, niente cerimonie, niente occasioni d’incontro, l’esigenza di un nuovo paio di scarpe non c’è stata. Il ‘best seller’ di quel periodo sono state le pantofole da casa e le scarpe da ginnastica, prodotti che noi trattiamo marginalmente. Sono scomparse completamente le richieste di scarpe col tacco alto. Si è venduto qualcosa a metà prezzo nel periodo dei saldi proprio perché la situazione, grazie al cielo, si sta evolvendo e si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel, la gente ha ricominciato ad uscire e ci si riavvia timidamente verso la normalità. A marzo, con la prima chiusura totale, tanta merce nuova era appena arrivata. Privilegiando i prodotti ‘Made in Italy’, rifornendoci direttamente dalle aziende produttrici e non dai grossisti, dobbiamo programmare i nostri acquisti quasi un anno prima. Chi poteva allora prevedere questa disastrosa pandemia? Beh, al momento l’istinto è stato di annullare gli ordini non ancora evasi ma poi mi sono fatta un esame di coscienza: se avessimo fatto tutti così, si sarebbe fermata l’Italia intera”…

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