Domenica mattina. Le giostre sul lungolago, la primavera che colora fiori e profuma vento. Tutto perfetto? Macchè, sulla carta forse. Una donna sui sessant’anni se ne sta sul ciglio del lago a guardare in basso, sguardo fisso. Un uomo che passeggia con la moglie la nota: “Vedevo che guardava fisso lo specchio del lago, pensavo avesse perso qualcosa”. La donna non si sposta, rimane lì a fissare il lago. Dopo qualche minuto l’uomo prende il telefonino per scattare una foto quando all’improvviso vede la donna che si getta nel lago. L’uomo urla, un ragazzo di origine marocchina sente l’urlo, vede la donna, si getta subito nel lago e l’afferra, la donna ha un piumino addosso e il peso la trascina verso il basso, ma il ragazzo non la molla, l’uomo lo raggiunge ed entra in acqua e l’aiuta, la donna urla, vuole morire, riescono a portarla a riva, bagnata, infreddolita, disperata, urla, vuole morire, dice che le hanno portato via i figli, che non vuole vedere il marito, urla e sta male, riescono a tenerla ferma sino a che arriva l’ambulanza. L’uomo si accorge che si era anche tagliata i polsi…
. ..nessuno si suicida perché vuole morire. Ma perché vuole fermare il dolore. E il dolore da soli non si riesce a fermarlo
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