Marzo 2020 – Michela e il suo piccolo Giacomo: “Ero positiva, ma io e il mio bambino abbiamo sconfitto il Coronavirus”

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Nei momenti più bui della storia umana ci sono sempre lampi di luce che illuminano, anche se per pochi secondi, il cielo. E’ capitato durante le guerre e le grandi epidemie del passato, sta succedendo anche in questo periodo oscuro e doloroso per la Media e Bassa Valle Seriana. Un suono di allegrezza in mezzo a tante, a troppe campane a morto. Questa è la storia di Michela, una donna di Villa di Serio, tra i paesi più colpiti dal Coronavirus, il maledetto Covid 19. “Nel nostro paese sono morte decine di persone a causa del virus, questa nascita è un segno di speranza per tutti”. Mentre scriviamo, Michela si trova a casa sua, nel centro storico villese, dove vive con suo marito Cristian. Il nono mese di gravidanza scade venerdì 20 marzo (in questa giornata viene indotto il parto, ma può darsi che all’uscita del giornale il bambino sia già nato…). Michela è felice, addirittura raggiante, e ne ha due validissimi motivi: oltre all’arrivo del suo primo fi – glio, lei può festeggiare una grande vittoria. Sì, lei ha sconfi tto il Covid 19. E lo ha sconfi tto insieme a quel piccolo che per nove mesi ha portato in grembo. “Ho cominciato a fi ne gennaio ad avere forti mal di testa – spiega Michela – e poi, piano piano, è subentrato un dolore polmonare che diventava sempre più forte. Io non mi preoccupavo, perché pensavo che si trattasse di un dolore muscolare dovuto ai movimenti del bambino. Sentivo dolore, infatti, nella parte bassa della cassa toracica. Più passava il tempo, però, e più il dolore andava peggiorando, era sempre più forte ed è passato dal polmone sinistro a quello destro. E poi, una mattina, non sono più riuscita ad alzarmi dal letto”. Michela è quindi stata portata all’Ospedale. “Sì, è arrivata un’ambulanza e mi ha portata all’Ospedale di Alzano il giorno prima che scoppiasse la tempesta del Coronavirus. Mi hanno portata in reparto e fatto tutti gli esami, ovviamente non i raggi perché ero incinta. Alle 14 sono stata dimessa con un sospetto di polmonite o pleurite. Mi era stato detto di prendere l’antibiotico”. La situazione non è però migliorata, anzi… “No, è peggiorata. Nonostante l’antibiotico, io continuavo a peggiorare ed ho quindi telefonato all’Ospedale Papa Giovanni XXIII. Io purtroppo ho avuto tre aborti e in questa gravidanza sono stata seguita all’Ospedale di Bergamo. Sono quindi andata lì e visto che ormai l’epidemia si stava diffondendo mi hanno ricoverata nel reparto delle malattie infettive. Mi è stato fatto il tampone e due giorni dopo mi è stato detto che ero positiva al Coronavirus”. Una mazzata. Sei rimasta quanto tempo in Ospedale? “Ci sono stata dal 21 al 25 febbraio. Sentivo affanno e forte dolore, ma non avevo diffi coltà a respirare e nemmeno la febbre. In quei giorni stavano arrivando molti ricoverati più gravi di me, che non riuscivano a respirare e quindi, non avendo complicazioni, sono stata dimessa. I medici avevano anche constatato che il mio bambino stava bene, si muoveva e il cuoricino batteva regolarmente. E così, sono tornata a casa con la raccomandazione di stare in quarantena fi duciaria”. Ti è stato prescritto qualche farmaco particolare? “No, solo l’antibiotico. Devo dire che sono stati tutti meravigliosi: i dottori, gli infermieri. Ho quindi fatto la quarantena a casa con la mia famiglia. Mio marito Cristian non si è ammalato, nemmeno un semplice raffreddore. Invece, mia sorella, mio cognato e i miei nipoti hanno avuto 39 di febbre per diversi giorni.

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