Una sera di fine agosto, caldo anomalo. Nel grande parco in riva al Serio le zanzare banchettano con tutta quella carne umana a disposizione. Si è qui per parlare di “autonomia differenziata” che già uno deve concentrarsi per capire e basta uno slogan azzeccato per mandare tutto a monte e la prospettiva del referendum abrogativo ormai certo rischia di far discutere sul sesso degli angeli, su qualcosa che verrà soffocato nella culla.
Il Ministro Roberto Calderoli arriva in tenuta estiva, si sente a casa, tra la “mia gente”. Ricorda gli inizi della Lega, l’8 ottobre sul pratone di Pontida l’idea è tornare a quegli inizi, ripartendo dalla Lega Lombarda. Il Presidente della Regione Attilio Fontana è circondato da amministratori locali che raccontano i loro problemi. Si sorseggia qualcosa nell’afa serale, prima del dibattito sull’autonomia.
Mi chiede a bruciapelo: “Cosa pensa della Lega?”. Circondati da leghisti che magari poi se la prendono mi viene la banalità della risposta di chi non vuol rispondere: “domanda di riserva?”. Poi si chiacchiera, l’esperienza amministrativa, gli anni ruggenti di quando in Provincia (quella vera, non quella di adesso, mortificata da ente di secondo grado) arrivarono i primi consiglieri leghisti, un po’ naif, un po’ sprovveduti, ma devo dire che non avevano al tempo alcuna arroganza, solo il loro sogno di concentrarsi sugli interessi del territorio.
Parentesi: durante il dibattito, a domanda in merito al ruolo “mortificato” della Provincia, il ministro Calderoli ha promesso che saranno riportate all’elezione diretta del Presidente e dei consiglieri con le deleghe che già avevano (e i relativi finanziamenti per mantenerle).
Insomma, la risposta alla domanda sul “cosa pensa della Lega” è che, secondo me, ha perso in questi ultimi anni il senso della originaria “ragione sociale”, altri che, invece di sapere di greco e di latino, sanno la lingua di moda, direbbero il “core business”, diventando uno dei tanti partiti nazionali in circolazione, tra l’altro ultimamente caratterizzandosi sulla destra estrema, in concorrenza con l’alleato oggigiorno maggioritario, che dell’estrema destra è il discendente diretto.
Si avvicina al tavolo uno e quasi sussurra a Fontana: “Ridateci il sogno o la Lega muore”.
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