MONTE ISOLA – Stefano e Danilo, che si sono inventati il ‘gin Naèt’ di Montisola: “Gin con le botaniche che crescono sull’isola”

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Stefano & Danilo stringono tra le mani una bottiglia dal design ricercato, particolare, unico come unico è il loro progetto, che è nato per gioco e ora diventato ambizioso. Si chiama Naèt, il gin che omaggia l’eredità culturale e alle tradizioni di Monte Isola che ci raccontano ancora con l’emozione nella voce.

Partiamo da loro, dai protagonisti di questa storia. 33 anni, Stefano Gesa abita ad Iseo, ma Monte Isola ce l’ha nel cuore da sempre: “È la terra d’origine di mia mamma e della mia compagna e anche se non ci ho mai vissuto, fa parte delle mie radici. È nata così l’idea di raccontare l’isola”. Insieme a Stefano c’è Danilo, che di cognome fa Serioli, 41 anni, originario di Sulzano.

Una passione, quella per il gin, li accomuna, ma di lavoro fanno tutt’altro: “Io mi occupo di comunicazione e di marketing, mentre Danilo è manager di un’azienda americana”.

Eravate già amici? “Sì e questo progetto è nato un anno e mezzo fa, all’inizio del 2022, quando abbiamo deciso di provare a distillare in casa… Siamo partiti da una ricetta e, dopo qualche tentativo, siamo arrivati a quella che ci ha convinto”. Chi assaggiava i vostri… esperimenti? “I nostri amici”.

Come avete scelto gli ingredienti? “Siamo partiti ispirandoci ad alcune botaniche che sono presenti a Monte Isola e poi abbiamo cercato di mixarne altri in base ai nostri gusti. Abbiamo scelto il London Dry perché è una tipologia di gin più pregiata grazie al suo particolare processo di distillazione… dal sapore distinto e avvolgente. Siamo partiti da 15 botaniche per arrivare a 11, ma la differenza l’ha fatta anche la grammatura; la presenza di ogni botanica, infatti, va bilanciata con le restanti, secondo la giusta quantità per ognuna. La botanica più presente è il ginepro, seguono limone, cardamomo, angelica, origano, lavanda, cannella, finocchio, pepe, eucalipto. Il cardamomo è una botanica che rinfresca molto il palato, il pepe lascia la parte finale un po’ più piccante per citarne due”.

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