“Siamo stati coerenti e abbiamo mantenuto le promesse: superbonus, reddito di cittadinanza, riduzione dei parlamentari: adesso pensiamo a temi di politica sociale, in particolare al salario minimo e…”
“Oggi la media dell’assegno del reddito di cittadinanza è sotto i 450 euro. Chi si lamenta che non accettino un lavoro vuol dire che sta offrendo paghe da fame e non credo che un padre di famiglia rinunci a un assegno di 1.300 euro perché prende 450 euro di reddito di cittadinanza”.
Dario Violi è il segretario regionale del Movimento 5 Stelle, già candidato alla Presidenza di Regione Lombardia. Uno che conta nel partito adesso guidato da Giuseppe Conte.
Il Movimento è nato come un contenitore di ogni tipo di protesta. Adesso si sta dando un’identità. Leggevo dell’accoglienza più che cordiale fatta a Conte in un ambito che un tempo si sarebbe detto di sinistra, in Veneto. E vedo anche nell’analisi dei sondaggi che molti dei voti che vi aspettate di ottenere, provengono dalla sinistra.
“Credo che siamo gli unici che su temi sociali si differenziano dagli altri, sui temi della credibilità e della coerenza. Con orgoglio possiamo rivendicare (e poi uno può condividere o meno) che, avendo governato per tre anni e mezzo, abbiamo realizzato buona parte del nostro programma elettorale. Il superbonus è servito a far lavorare le piccole medie imprese, economia e ambiente che vanno a braccetto. Poi il reddito di cittadinanza che sicuramente necessita di alcuni accorgimenti ma che è stata una politica sociale, la più importante degli ultimi trent’anni. Il taglio dei parlamentari: se il 25 settembre votiamo 345 parlamentari in meno, la coerenza è quella di aver realizzato il nostro programma. Anche qui è stata la modifica costituzionale più importante degli ultimi trent’anni, che era nei programmi sia di centrosinistra che centrodestra ma che non era mai stata realizzata e noi l’abbiamo fatto tra l’altro con maggioranze diverse, con il primo passaggio in cui la Lega ha votato a favore e nei passaggi successivi in cui si è aggiunto anche il Pd. Con orgoglio rivendichiamo questi risultati.
Adesso abbiamo aggiornato il nostro programma rispetto al 2018 inserendo altri elementi di politica sociale. Ad esempio il tema del salario minimo è un tema centrale per tante famiglie e non solo per l’aumento dei prezzi, siamo il paese che negli ultimi decenni, unico a livello europeo insieme alla Grecia, ha visto decrescere il valore dei propri salari. Il tema del salario minimo non vuol dire dare a tutti indistintamente 5 mila euro, ma possiamo dire che in un paese come l’Italia che ha l’ambizione di essere tra i più moderni, si debbano avere contratti legali e non avere salari di 3 euro e 50 centesimi l’ora, in settori come la logistica e la grande distribuzione.
Per noi lo Stato deve mettere un limite minimo, perché se sosteniamo che la gente deve lavorare, bisogna anche che abbia compensi dignitosi, la stessa cosa vale per i tirocini, abbiano almeno i contributi. E poi il tema del precariato, anche qui contratti rinnovati di tre mesi in tre mesi…”.
Torniamo su alcuni di questi temi. Rivendichi la coerenza. Siete stati prima con la Lega, poi avete cambiato alleanza e siete stati con il Pd. Tra l’altro sia Lega che Pd che adesso non dico odiate, ma di cui avete preso le distanze piuttosto nette.
“Certo, ma poi prima delle elezioni abbiamo detto che saremmo stati con chi ci permetteva di realizzare il nostro programma e così abbiamo fatto. Capisco che per chi la vede da fuori sembri un partito che sta un po’ di qua e un po’ di là. Come ho detto sopra, noi abbiamo realizzato quanto volevamo, con gli uni o con gli altri, non mi interessa se ne ho fatto un pezzo con uno e un altro pezzo con altri, il punto è che ho fatto quello che avevo promesso di fare, altre cose non siamo riusciti a farle, su altre ci abbiamo ripensato, ma la coerenza per me è quella di aver realizzato il nostro programma”.
L’altro punto è quello del reddito di cittadinanza che ha prodotto delle disfunzioni per cui imprese lamentano rifiuti di persone che rispondono ‘mi conviene stare a casa e non far niente che venire a lavorare da te…’.
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 9 SETTEMBRE