Certo tutti conoscono l’Enciclopedia Treccani, o quantomeno l’hanno sentita nominare; ma scommettiamo che ben pochi sappiano che la famosa opera dalla storia ormai quasi secolare ha rischiato di chiamarsi Savoldi, cioè con un nome bergamasco, anzi valserianese, anzi nembrese. Si tratta del tassello finora sconosciuto della storia di un’illustre famiglia, che uno dei discendenti ha potuto ricostruire sulla base dei documenti dell’archivio familiare – pubblicati nel 2016, nel 40esimo anniversario della scomparsa del commendator Renato Savoldi – raccontandolo in un saggio che verrà presentato anche a Sedrina domenica 15 dicembre, presso il Centro Studi Storici “Francesco Clerici” in via Roma, 72.
I Savoldi tra Nembro e Sedrina
Gia presentato presso la Fondazione Legler,il saggio, dal titolo “La Grande Enciclopedia Italiana: dalla società Savoldi a Treccani – Una vicenda editoriale e famigliare” , è opera di Dario Agazzi, nipote di Renato Savoldi, a sua volta figlio di Nicola, i rappresentanti della famiglia più “vicini” ai nostri tempi; ed è edito da Biblion Edizioni (MI) con una prefazione di Felice Accame. Delinea la storia delle attività industriali e commerciali della famiglia Savoldi di Nembro a partire dal 1849, quando i Savoldi si occupavano delle fornaci per la calce e laterizi sia a Nembro che a Sedrina, in Valbrembana, fornaci che furono attive fino al 1950, quando nacque l’Italcementi. (Nella Fornace di Nembro, tra l’altro, avvenne nel 1899 il ritrovamento dei più antichi reperti preistorici locali: “[…] parecchie cuspidi litiche di forme perfette e un bell’esemplare di punta di lancia”, come riferisce il Bullettino di paletnologia italiana del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico di Roma).
Ma la vicenda che viene raccontata con maggior dovizia di particolari è quella dello stabilimento cartotecnico editoriale che Antonio Savoldi, nipote di Nicola, fondò a Bergamo nel 1922 come Società per Azioni: dopo aver avviato la pubblicazione de “La Rivista di Bergamo”, organo dell’intellighenzia e della buona borghesia locale dell’epoca, la “Rivista della Caccia Bergamasca” nonché “La Rivista della Atalanta Bergamasca”, nel 1925 si accingeva a pubblicare la “Grande Enciclopedia Italiana”, poi passata a Giovanni Treccani:
“Erano anni di grandi entusiasmi, di ricostruzione dopo la prima guerra mondiale, di grandi idee e di grandi imprese – dice Dario Agazzi, compositore, critico cinematografico e musicale, saggista ed appassionato di storia economico-finanziaria – e questo mio antenato Antonio era forse anche un po’ visionario… Per realizzare la sua grande idea culturale aveva già contattato e coinvolto le menti più brillanti dell’epoca, da Gentile a Lombardo Radice a tanti giovani brillanti studiosi. Ma il suo entusiasmo si scontrò con parecchie difficoltà, anche di natura politica…
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