Oggi non è più possibile trovare sul territorio di Nembro un campetto condotto a frumento o una piana coltivata a granoturco e l’allevamento bovino è ridotto ai minimi termini in poche stalle delle frazioni. Ma non è sempre stato così. Al momento del censimento agricolo che si svolse nel 1929-1930 il paese contava oltre sei mila abitanti: di essi quasi due mila risultavano essere dediti all’agricoltura. Le aziende agricole avevano piccole e piccolissime dimensioni: la maggioranza con una superficie di terreno inferiore all’ettaro erano condotte parte in economia diretta, parte in affitto e parte a mezzadria, il patto colonico più diffuso in terra bergamasca, soprattutto in collina e nella media pianura. Sul territorio del comune (1.522 ettari) era presente un consistente numero di capi di bestiame:531 bovini, 80 tra cavalli asini e muli, 170 maiali, 39 pecore e 22 capre. Il bestiame bovino era così suddiviso: 96 vitelli e vitelle sotto l’anno, 111 manzette, manze e giovenche, 322 vacche, 2 tori. Per nutrire un così cospicuo numero di bovini i foraggi non bastavano mai anche perché contendevano il posto ai coltivi indispensabili per la produzione dei cereali, destinati al sostentamento della popolazione. Si sfruttavano tutte le opportunità per procurarsi l’alimento delle bestie di stalla. Così gli allevatori contadini di Nembro nel 1929 raccolsero, bracciata dopo bracciata, quasi dodicimila quintali tra fieno “mercantile” e “foraggi accessori” formula con la quale si indicava il fieno magro racimolato a stenti con il “seghèz” e il rastrellino del “fé maghèr” nei boschi e sulle “sorti” del monte Cereto, di Salmezza, delle Podone, dei Corni di Lonno, fra le roccette affioranti e i cespugli di carpino e di lantana, oppure le cime del granoturco tagliate dallo stocco non appena le barbe della pianta davano segno di essere secche quando l’operazione non rischiava più di compromettere l’accrescimento della spiga. Sui seminativi del territorio del paese, l’esigua striscia pianeggiante lungo il Serio e i campi terrazzati dei ronchi, prevaleva la rotazione biennale frumento-granoturco i due cereali indispensabili alla sussistenza delle famiglie contadine: il primo destinato soprattutto al commercio, il secondo all’origine del piatto fondamentale della dieta dei nembresi (e dei bergamaschi) di allora, la polenta. Nel 1929 il frumento fu coltivato su di una superficie agricola di 139 ettari in gran parte in consociazione con viti, alberi da frutto, gelsi: diede un prodotto di 3.494 quintali di frumento secco. La produzione era in netto aumento rispetto al sessennio precedente 1923-1928 durante il quale la media era stata di 2.254 quintali; erano gli effetti della “Battaglia del grano” promossa del regime che aveva favorito la diffusione di sementi selezionate e l’ampliamento delle superfici condotte a frumento. ..
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